Il settore delle telecomunicazioni italiano sta attraversando una delle crisi più profonde della sua storia recente. Investimenti in calo, ricavi stagnanti, pressioni regolatorie e una concorrenza serrata – non solo tra player tradizionali, ma anche da parte delle big tech – mettono a rischio un comparto che, per decenni, ha rappresentato uno dei principali motori dell’innovazione e dello sviluppo digitale del nostro Paese. Tuttavia, proprio nei momenti di maggiore complessità possono nascere le opportunità più trasformative. Ed è in quest’ottica che propongo una riflessione concreta, strategica e, ritengo, urgente: il rilancio delle telecomunicazioni italiane – e con esso della loro redditività e rilevanza industriale – può e deve passare anche da una più stretta collaborazione con il settore dell’emergenza-urgenza.
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Il patrimonio infrastrutturale dell’Italia
Oggi, infatti, in Italia disponiamo di un patrimonio infrastrutturale unico: una rete mobile 4G capillare (sul 5G c’è ancora molto da fare), robusta, collaudata e già presente sul territorio. Si tratta di una risorsa che, se adeguatamente valorizzata, può diventare un asset chiave per la gestione delle comunicazioni critiche in contesti emergenziali, che purtroppo sono in aumento a causa dei cambiamenti climatici, della crescente urbanizzazione e della fragilità ambientale. In diversi Paesi europei, le reti mobili sono già impiegate in modo strutturato per affiancare le reti radio professionali tradizionalmente usate nella gestione delle emergenze. Parliamo di ambiti come il soccorso sanitario, la Protezione civile, le forze dell’ordine, i Vigili del Fuoco, ma anche l’intervento in situazioni di crisi industriali, ambientali o di ordine pubblico. È tempo che anche l’Italia adotti questo approccio integrato. Ne abbiamo le competenze, le infrastrutture e – cosa non trascurabile – un bisogno crescente di soluzioni efficaci e scalabili per la sicurezza pubblica.
Una visione win-win
Quella qui proposta è una visione win-win: una soluzione in grado di creare valore per tutti gli attori coinvolti. Da un lato, infatti, le TLC potrebbero mettere le proprie reti al servizio della collettività attraverso accordi pubblico-privati, basati su convenzioni stabili, remunerative e di lungo periodo. Dall’altro, le amministrazioni pubbliche, e in particolare il sistema della gestione dell’emergenza, beneficerebbero di una rete affidabile e già operativa, riducendo drasticamente tempi e costi di implementazione. È bene chiarirlo: non si tratta di sostituire le reti radio professionali esistenti, che restano fondamentali in molti scenari. Si tratta, piuttosto, di affiancarle con tecnologie mobili avanzate, integrando reti diverse in un ecosistema coerente e resiliente. L’obiettivo è garantire una comunicazione broadband continua, stabile e sicura in qualunque contesto operativo, anche in presenza di eventi cataclismatici che (sperando chiaramente che non si verifichino mai) potrebbero danneggiare parte dell’infrastruttura tradizionale.
Il ruolo degli standard 3GPP
Gli standard 3GPP – quelli definiti a livello europeo per i sistemi di telecomunicazione – hanno già tracciato la strada, consentendo di sfruttare le reti mobili per applicazioni mission-critical. Le reti 4G e 5G, infatti, possono oggi offrire livelli di qualità del servizio compatibili con le esigenze dei soccorritori: bassa latenza, alta disponibilità, priorità di chiamata, protezione crittografica avanzata. A questi si aggiunge la possibilità di segmentare virtualmente le reti (network slicing), dedicando porzioni specifiche della banda alle comunicazioni d’emergenza, senza interferire con il traffico commerciale. Oltre agli evidenti benefici operativi, questa visione può creare anche un ritorno economico significativo per il settore TLC. Si aprirebbero infatti nuove linee di business, legate alla fornitura di servizi prioritari, alla gestione della connettività per le centrali operative, alla creazione di piattaforme integrate per la comunicazione interforze. Senza dimenticare la possibilità di attingere a fondi europei per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la resilienza climatica e la transizione digitale.
La vision di Regola
Da oltre trent’anni in Regola, eccellenza tutta italiana che mi onoro di dirigere, lavoriamo quotidianamente al fianco delle centrali operative dell’emergenza: dal 112 al 118, dai Vigili del Fuoco alla Protezione civile. Le nostre soluzioni end-to-end coprono l’intero ciclo dell’intervento: dalla ricezione della chiamata al coordinamento in tempo reale degli operatori sul campo, dalla logistica dei mezzi alla geolocalizzazione, fino alla comunicazione tra enti e alla gestione dei flussi informativi. Oggi siamo l’unica azienda in Europa a fornire un’infrastruttura software completa per la gestione delle sale operative in scenari multi-agency. Dal 2022, il nostro know-how si è rafforzato ulteriormente grazie all’ingresso nel Gruppo Frequentis, multinazionale austriaca attiva da oltre 75 anni nel settore della public safety, del controllo del traffico aereo e ferroviario e delle comunicazioni mission-critical. Questa sinergia ci consente di affrontare le sfide quotidiane con risorse, esperienze e visione internazionale. Credo, però, che oggi sia giunto il momento di fare un passo avanti. Possiamo e dobbiamo fornire il nostro contributo per costruire un sistema nazionale interconnesso e resiliente, in cui ogni ambulanza, volante o centro operativo sia sempre connesso, tracciato, localizzato e pronto a scambiare informazioni con qualunque altro nodo della rete. Un sistema che sia integrato con le tecnologie radio professionali esistenti, ma che si apra anche alle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, dai droni, dalle bodycam e dai sistemi predittivi. Ma tutto questo è possibile solo se c’è una connettività garantita, stabile e prioritaria. Non basta “avere campo”: serve una rete broadband pensata per le emergenze, resiliente grazie all’integrazione con le reti radio professionali esistenti, in grado di trasmettere i dati necessari a prendere decisioni informate. Solo così sarà possibile abilitare davvero i servizi di nuova generazione, fondamentali per la sicurezza delle nostre comunità.
Da parte nostra siamo pronti a mettere a disposizione la nostra esperienza per progetti pilota che valutino sul campo come l’integrazione tra reti mobili e radio professionali possa generare valore tangibile per soccorritori e cittadini. L’Italia può essere un modello europeo di innovazione responsabile nel campo della public safety. Serve solo una visione chiara, coraggio istituzionale e la volontà di collaborare. Le telecomunicazioni possono diventare protagoniste della sicurezza del Paese. E noi siamo pronti a fare la nostra parte.