L’attuale quadro normativo europeo delle telecomunicazioni è inadeguato a sostenere le trasformazioni imposte dalla digitalizzazione. È il punto cruciale messo in risalto dall’Ad di Tim, Pietro Labriola, e da quello di Fastweb+Vodafone, Walter Renna, in una video intervista “doppia” diffusa in occasione del convegno dell’Oservatorio 5G & Connected Digital Industry del Polimi, nella quale hanno espresso la stessa preoccupazione: l’Europa non può più permettersi di restare ferma mentre il resto del mondo corre.
Per entrambi, il settore Tlc è oggi il crocevia su cui si gioca la sovranità tecnologica del continente. Ma la frammentazione regolatoria e la lentezza dei processi decisionali rischiano di soffocare l’innovazione e scoraggiare gli investimenti. “Abbiamo bisogno di una strategia chiara, sia come Europa che come Italia – ha sottolineato Renna – solo così potremo garantire un futuro a questo continente”.
“Viviamo in un mondo in cui la dimensione reale e quella digitale si intrecciano – ha sottolineato Labriola – Nella prima ci sono regole, nella seconda no. Chi lavora nel digitale si muove senza vincoli, mentre chi resta nel mondo reale è zavorrato da norme e burocrazia. Serve equilibrio: o più regole per tutti o meno regole per tutti”.
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Regole asimmetriche: la battaglia contro gli Ott
Il nodo centrale resta quello della asimmetria regolatoria tra gli operatori tradizionali e i giganti del digitale. Le telco europee devono rispettare vincoli severi, mentre i grandi player globali – gli Ott e gli hyperscaler – operano con libertà quasi totale.
“Oggi competiamo con aziende che non appartengono al nostro settore, ma non giochiamo con le stesse regole – ha denunciato il numero uno di Fastweb+Vodafone – È come disputare una partita in cui una squadra può usare le mani e l’altra no”.
Per Labriola, il problema va oltre la concorrenza economica. È una questione di politica industriale e sovranità: “La definizione delle regole determina il successo o l’insuccesso di interi settori. Non possiamo più aspettare che l’Europa si muova con lentezza: l’ecosistema ideale è quello in cui chi stabilisce le politiche industriali è rapido e coerente”.
Il messaggio, in sintesi, è un appello a Bruxelles: senza un quadro normativo moderno e uniforme, l’Europa rischia di restare subalterna ai colossi digitali globali.
“Fragile ma vitale”: lo stato delle Tlc europee
Renna ha poi definito d il sistema europeo delle telecomunicazioni “fragile ma vitale”. Fragile perché penalizzato da una regolamentazione obsoleta e da un mercato frammentato in decine di operatori nazionali; vitale perché, nonostante tutto, continua a rappresentare la base infrastrutturale dell’economia digitale.
Anche Labriola ha usato parole forti: “Se dovessi dare un voto al livello di cambiamento necessario, direi cento su cento”. Renna, con un pizzico d’ironia, alza la posta: “Io direi almeno centocinquanta”. Per entrambi, la posta in gioco è enorme: “Ci sono rischi enormi – avverte Renna – non solo di competitività, ma anche di sicurezza. Le Tlc devono tornare a guidare l’innovazione, non a inseguirla”.
Consolidamento e specializzazione: il futuro passa dalle alleanze
Un tema chiave per il rilancio del settore è il consolidamento. Renna e Labriola concordano sulla necessità di ridurre la frammentazione del mercato per ottenere economie di scala e maggiori margini per gli investimenti.
“Il consolidamento – ha spiegato Renna – è il modo per raggiungere economie di scala. Ne abbiamo un bisogno enorme per sostenere gli investimenti futuri”.
Labriola in conference call sui conti Tim
Labriola ha toccato il tema consolidamento anche in occasione della conference call sui conti di Tim. “È vero, serve consolidamento, ma non sempre fare tutto è vantaggioso. In alcuni casi occorre dividere le attività per ottenere economie di specializzazione”, ha chiarito.
Secondo l’ad di Tim, la chiave è trovare l’equilibrio tra concentrazione e competenze. “Voler essere tutto per tutti i costi spesso porta a risultati mediocri”, ha osservato.
Nonostante le complessità, Labriola si mostra ottimista: “Il consolidamento non è più un sogno. Con Vodafone e Fastweb c’è stato il primo passo, e sono convinto che presto ce ne sarà un altro. Indipendentemente da chi lo farà, sarà comunque un segnale positivo per tutto il mercato”.
L’ottimismo su Open Fiber-Fibercop e il valore delle partnership strategiche
Sul fronte infrastrutturale, Labriola ha espresso fiducia anche nel processo di integrazione tra Open Fiber e Fibercop, sottolineando come l’“earn out” previsto per Tim – pari a circa due miliardi di euro – resti valido anche per eventuali partnership commerciali strategiche che generino sinergie.
“Capisco le perplessità su una potenziale fusione – spiega – ma sono ottimista che qualcosa accadrà. Le condizioni di mercato e le notizie che arrivano dai media lasciano pensare a sviluppi positivi”.
Questo ottimismo riflette una visione più ampia: quella di un settore che deve saper cooperare per crescere, evitando rivalità sterili e puntando su alleanze industriali capaci di creare valore e innovazione condivisa.
Tim-Nvidia: la possibile alleanza
In questa prospettiva di collaborazione, Labriola ha confermato anche il dialogo in corso tra Tim e Nvidia, il gigante americano dell’intelligenza artificiale.
“Stiamo parlando con Nvidia e pensiamo possano esserci buone possibilità per il futuro”, ha dichiarato. L’obiettivo sarebbe quello di portare anche in Italia un progetto simile a quello avviato in Germania, dove Nvidia ha annunciato un investimento da un miliardo di euro per la creazione di un’infrastruttura nazionale dedicata all’AI.
Una collaborazione di questo tipo potrebbe segnare una svolta per l’Italia, ponendola al centro della trasformazione digitale europea e permettendo di sfruttare le sinergie tra rete, cloud e potenza di calcolo. In un contesto di crescente domanda di intelligenza artificiale, le Tlc possono diventare il vero motore dell’innovazione.



































































