“Tiene” l’industria delle torri, con le maggiori società europee del settore, Inwit e Cellnex, che riportano risultati finanziari in crescita e aumentano i loro siti.
Come ha dichiarato Diego Galli, direttore generale di Inwit, “Nel terzo trimestre 2025 i risultati sottolineano la resilienza del modello di business di Inwit anche nel difficile contesto attuale dell’industria telco, riflesso nell’aggiornamento dei nostri obiettivi 2026-2030″.
A sua volta Cellnex ha parlato di “una solida performance operativa e finanziaria per i primi nove mesi del 2025“. La società delle torri ha anche annunciato “un ambizioso piano di remunerazione degli azionisti che sottolinea il suo impegno per la creazione di valore sostenibile e un’allocazione disciplinata del capitale”.
Con le parole del ceo di Cellnex, Marco Patuano: “Stiamo dimostrando di poter assorbire gli effetti del processo di consolidamento degli operatori di rete mobile (Mno) in paesi come Spagna e Regno Unito”.
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Business delle torri “resiliente”: la trimestrale di Inwit
Le towerco, dunque, fanno bene pur in un contesto che viene riconosciuto come complesso. Per Inwit, il terzo trimestre 2025 si chiude con ricavi consolidati di 271,1 milioni di euro (+4,1% anno su anno). Nei primi nove mesi del 2025 i ricavi sono di 806,4 milioni (+4,4% YoY). Il risultato è dovuto a “nuove ospitalità, nuove coperture indoor e adeguamento dei canoni all’inflazione”.
L’Ebitda del terzo trimestre ammonta a 247,4 milioni (+4,3% YoY), mentre il margine sui ricavi è del 91,3%. Nei primi nove mesi l’Ebitda è di 737,5 milioni (+4,5% YoY) e il margine sui ricavi è del 91,5%.
L’EbitdaaL (Ebitda – costi di locazione) corrisponde a 197,8 milioni nel trimestre (+4,4% YoY), con margine sui ricavi al 73,0%; è di 588,4 milioni nei primi nove mesi (+5,1% YoY), con margine sui ricavi al 73,0% anche grazie alle continue azioni di efficientamento dei costi di affitto.
L’utile netto si assesta nel terzo trimestre a 92,1 milioni (+5,9% YoY), mentre nei primi nove mesi è di 276,7 milioni (+4% YoY).
Il recurring free cash flow del trimestre è di 169,7 milioni (+6,7% YoY); nei primi nove mesi è di 485,7 milioni (+3,8% YoY).
Inwit, gli investimenti sulle nuove torri
Nel terzo trimestre, gli investimenti di Inwit in infrastrutture a supporto degli operatori ammontano a 58,9 milioni (-8,9% YoY). Nei primi nove mesi del 2025, gli investimenti industriali su nuove torri, acquisizioni di terreni e ampliamento delle coperture dedicate indoor sono pari a 206,8 milioni di euro (-4,6% YoY), in linea con le previsioni.
Continua nel trimestre lo sviluppo delle infrastrutture, con 180 nuove torri, 670 nuove ospitalità verso operatori mobili, Fwa e altri clienti.
Inwit ha, inoltre, proseguito nel piano di coperture microcellulari multi-operatore nei luoghi a maggior concentrazione di utilizzatori e traffico, “con circa 30 nuove coperture Das dedicate in primarie location indoor e ampliando il parco di remote unit di circa 300 unità”.
Si conferma il nostro impegno nella realizzazione di infrastrutture digitali e condivise per lo sviluppo delle reti mobili 5G, a supporto dell’efficienza degli operatori telco“, ha sottolineato il dg Galli.
La guidance 2026-2030: momento difficile per le Tlc
Inwit ha confermato la guidance 2025, mentre la guidance 2026-2030 è aggiornata sulla parte bassa dei range precedentemente comunicati per riflettere il protrarsi del difficile momento di mercato Tlc in Italia. In particolare, sono attesi ricavi sulla parte bassa del range 1,135-1,165 miliardi di euro nel 2026 e 1,325-1,375 miliardi nel 2030.
Il margine Ebitda è confermato stabile sopra il 91% nel periodo 2026-2030; il margine EbitdaaL è confermato in crescita a circa 75% nel 2026 circa 78% nel 2030; il recurring free cash flow sulla parte bassa del range 655-675 milioni di euro nel 2026 e 655-675 milioni nel 2030, includendo l’effetto in termini di maggiori oneri finanziari dello share buyback e del dividendo straordinario comunicati a marzo 2025 e, a partire dal 2027, il termine di benefici fiscali per circa 114 milioni di euro.
Cellnex, i risultati dei primi nove mesi del 2025
Nel periodo gennaio-settembre 2025, Cellnex ha registrato un fatturato di 2,937 miliardi di euro, con una crescita organica proforma del 5,7% (escluse Irlanda e Austria). L’Ebitda rettificato è salito a 2,436 miliardi di euro (+6,9%), mentre l’EbitdaaL ha raggiunto 1,787 miliardi (+7,5%). Il flusso di cassa libero ricorrente con leva finanziaria (Rlfcf) è aumentato a 1,300 miliardi (+9,4%), con un Rlfcf per azione in crescita del 13,2%, sostenuto dall’impatto dei riacquisti di azioni proprie. Il flusso di cassa libero si è attestato a 187 milioni di euro.
Gli investimenti in conto capitale sono stati pari a 195 milioni di euro, in aumento del 44% rispetto allo stesso periodo del 2024, principalmente grazie all’acquisizione di terreni e alle iniziative di efficienza energetica. I parametri operativi includevano 2.998 nuovi PoP Bts, 2.054 nuove co-location nette e un rapporto clienti/utenti di 1,60x.
“Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per Cellnex. Oltre a solidi risultati finanziari e operativi, stiamo mantenendo la nostra promessa di aumentare il rendimento per gli azionisti”, ha affermato il ceo Patuano. “Siamo pienamente impegnati a raggiungere gli obiettivi stabiliti al Capital Markets Day”.
Cellnex, l’andamento del business delle torri
La linea di business delle torri rappresenta per Cellnex l’81% dei ricavi (2,377 miliardi di euro, +5,1% proforma organica, escluse Irlanda e Austria).
Il Broadcasting vale il 6,7% dei ricavi (197 milioni di euro, +1,5% anno su anno).
Das e Small Cell coprono il 6,4% dei ricavi (188 milioni di euro, +0,8% anno su anno).
Infine, fibra, connettività e housing valgono il 6% dei ricavi (176 milioni di euro, +20,2% anno su anno).
I siti operativi di Cellnex e il sostegno alle telco
Al 30 settembre 2025, Cellnex contava un totale di 111.064 siti operativi: 26.717 in Francia, 22.687 in Italia, 17.447 in Polonia, 13.691 nel Regno Unito, 8.863 in Spagna – i cinque mercati principali del Gruppo –, oltre a 21.659 siti negli altri paesi in cui opera (6.743 in Portogallo, 5.636 in Svizzera, 4.061 nei Paesi Bassi, 3.496 in Svezia e 1.723 in Danimarca). Inoltre, il portafoglio include 2.005 siti di trasmissione e altri siti, oltre a un totale di 14.757 nodi Das e Small Cell.
Cellnex ha registrato una crescita del 4,1% su base annua nei punti di presenza (PoP), a dimostrazione della forte domanda di densificazione della rete nei suoi principali mercati europei. La crescita è stata particolarmente robusta in Spagna, trainata dall’accordo di Ran-Sharing con Digi, e ulteriormente evidenziata dall’aggiunta di 2.786 PoP in Francia e 1.592 in Polonia.
La strategia commerciale dell’azienda continua a dare supporto a una domanda sostenuta di soluzioni infrastrutturali per le telecomunicazioni di alta qualità in Spagna, Francia, Italia e Regno Unito.
Cellnex conferma le sue previsioni per il 2025, con ricavi previsti tra 3,950 e 4,050 miliardi di euro, un Ebitda rettificato compreso tra 3,275 e 3,375 miliardi, un flusso di cassa libero ricorrente con leva finanziaria (Rlfcf) tra 1,900 e 1,950 miliardi e un flusso di cassa libero tra 280 e 380 milioni di euro.
Per il 2027, tutti gli obiettivi pubblici rimangono confermati, ora adeguati per riflettere la nuova politica di remunerazione degli azionisti e la prevista dismissione degli asset dei data center in Francia.
Torri, l’impatto del consolidamento e il ruolo dell’Italia
Intermonte ha definito interessanti gli spunti dalla call di Cellnex sui risultati finanziari. L’Italia è tra i mercati chiave e resilienti: il management della towerco ha citato l’Italia come mercato a basso rischio operativo grazie a rigide norme emissive che rendono i siti esistenti molto preziosi. L’esposizione verso co-location su concorrenti è limitata e la domanda resta solida. Recentemente Cellnex ha esteso per 12 anni l’accordo con Vodafone–Fastweb, aggiungendo circa 1.000 nuovi PoPs.
Inoltre, il consolidamento Mno è visto come opportunità, non minaccia: Cellnex ritiene che le fusioni tra operatori (come in Spagna e Uk) porteranno ad una “market repair”, non alla riduzione dei siti. L’azienda ha già gestito con successo rinegoziazioni estendendo i Msa: Telefónica (al 2052), MasOrange (2048), Vodafone–Three Uk (2055).
Cellnex ammette che nel breve termine le fusioni possono portare a minori flussi di cassa (per flessibilità concessa agli Mno), ma i livelli tornano e superano quelli precedenti nel medio periodo grazie ai nuovi investimenti obbligatori imposti dai regolatori.
Cellnex ha anche evidenziato la solidità legale dei propri Msa grazie alla presenza di clausole “all-or-nothing”, che impediscono disdette parziali, nonché l’obbligo di ottenere il consenso di Cellnex per qualsiasi modifica contrattuale in caso di fusioni o cambi di proprietà degli operatori. Il rischio di churn in Francia e in Italia è considerato minimo.
Ancora, la crescita dei PoPs nel terzo trimestre, ine particolare in Spagna con Digi su rete Telefónica, è stata sostenuta dal Ran sharing, che garantisce volumi ma con ricavi unitari inferiori (circa un quarto di un canone “anchor”). Questa modalità, già diffusa anche in Francia tra Sfr e Bouygues (circa 60% dei siti), riduce il rischio di churn e rende marginale il rischio di ulteriori riduzioni di siti nei mercati interessati da processi di consolidamento.
La domanda di densificazione e 5G
Cellnex riporta anche una crescita della domanda di densificazione e 5G: la crescita di traffico dati, il 5G standalone e le future esigenze di Ai e 6G sosterranno la domanda di torri. In Italia e Uk la qualità di rete resta insufficiente, spingendo investimenti strutturali e garantendo continuità al modello Cellnex.
Cellnex conferma un approccio prudente ma flessibile, con 1 miliardo di euro di ritorni agli azionisti entro il 2026 (500 milioni di dividendi in crescita del 7.5% annuo e 500 milioni di buyback, già 800 eseguiti nel 2025). La società prevede di mantenere almeno 800 milioni/anno di remunerazione complessiva anche dal 2027, adattando il mix tra dividendi e riacquisti in base alle condizioni di mercato.
“Spunti interessanti che dovrebbero contribuire ad attenuare, solo in parte, le preoccupazioni del mercato legate al rischio di consolidamento. Per lo sviluppo del 5G standalone, riteniamo che nel breve termine gli investimenti si concentreranno su apparati attivi più performanti nei siti esistenti, più che su nuove coperture per la densificazione dell’infrastruttura passiva gestita dalle towerco”, conclude Intermonte.









