STRATEGIE

Vivendi si “sdoppia”: media e Tlc prendono strade diverse

Il gruppo ha dato l’ok alla separazione delle attività con l’appoggio del primo azionista Vincent Bollorè nominato vicepresidente del consiglio di sorveglianza

Pubblicato il 12 Set 2013

P.A.

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Vivendi, il gruppo francese attivo nel settore media e tlc, ha dato il via libera al progetto di scissione, cercando di coinvolgere nell’operazione il primo azionista, Vincent Bollorè (nella foto), che assicura il suo “pieno appoggio” alla scissione dopo la sua nomina di ieri a vicepresidente del consiglio di sorveglianza. E’ quanto emerge oggi a dopo la riunione del Consiglio di Gestione, presieduto da Jean-Renè Fourtou, l’uomo forte subentrato nel 2002 alla gestione fallimentare di Jean-Marie Messier, responsabile di una perdita di 23,3 miliardi di euro, per rimettere in sesto l’azienda.

Per ora Vivendi ha soltanto avviato uno studio, che ha come obiettivo la “scissione del gruppo in due società distinte”, creando da una parte un “nuovo gruppo internazionale attivo nei media, basato in Francia, con posizioni molto forti in Brasile e in Europa”. Della parte media di Vivendi faranno parte Canal Plus, Universal Music e l’operatore tlc brasiliano Gvt.

Della parte Tlc, invece, farà parte Sfr, secondo operatore mobile francese, che potrà muoversi con maggiore autonomia. La società telefonica in questo modo “acquisirebbe una maggior libertà strategica e di partenariato” e, secondo l’Ansa, si potrebbe così guardare intorno valutando i vari dossier in circolazione, tra cui quello di Telecom Italia, come indicato recentemente dagli analisti di Bernstein.

Per procedere, rispettando una tempistica che prevede una “decisione definitiva” all’inizio dell’anno prossimo ed il successivo passaggio in assemblea, Fourtou ha proposto di essere affiancato come vicepresidente da Bollorè, primo azionista con il 5% del capitale, un investimento pari a 1,1 miliardi di euro. Dal canto suo il finanziere bretone “lo ha ringraziato e gli ha assicurato il proprio sostegno totale”.

La logica dell’operazione si basa sulla necessità di rendere più autonome le due unità in un momento in cui si assiste, sul fronte dei media, ad una “moltiplicazione delle piattaforme” e ad una “mondializzazione della distribuzione”, che “generano una forte domanda di contenuti” e rendono necessario lo sviluppo di “un insieme di attività gia’ ora in crescita”. Sul fronte delle telecomunicazioni, invece, “Sfr beneficerebbe pienamente del miglioramento delle prestazioni grazie ad una profonda trasformazione della propria modalità di gestione e alla rivalutazione del settore, generata dall’esplosione dell’utilizzo di internet ad elevatissima portata, fisso o mobile, e degli apparati connessi”.

Quanto a Bollorè, secondo azionista di Mediobanca con il 6%, metterlo in relazione con un possibile interesse dei francesi su Telecom non è un’eresia.

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