AGENDA DIGITALE

Per Infratel chance di “rilancio”

La società avrà un ruolo determinante nel progetto Euro-Sud per abbattere il digital divide. A patto che l’Italia sappia sfruttare i fondi Ue. Entro l’estate l’assegnazione del quarto bando

Pubblicato il 05 Mar 2012

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Ottimizzare l’uso dei fondi strutturali comunitari per azzerare il digital divide nelle otto regioni del Sud Italia garantendo una velocità di connessione a 2 Mbps a tutti i cittadini e alle imprese per poi arrivare al traguardo 2020, quello fissato dall’Agenda digitale Ue, con connessioni a 30 Mb per tutti i cittadini italiani e a 100 Mb per il 50% della popolazione. Il capitolo delle infrastrutture ha un ruolo determinante nell’Agenda digitale del Governo Monti. E se la partita non subirà intoppi di sorta il “cantiere”, in particolare quello del Sud Italia, sarà avviato al più presto.

L’Unione europea ha messo a disposizione 3,1 miliardi per la realizzazione di opere infrastrutturali, fra cui quelle destinate per l’appunto al conseguimento degli obiettivi dell’Agenda digitale. Ma i fondi saranno accessibili ad una sola condizione: dovranno essere spesi dalle Regioni, alias rendicontati, entro il 2015. La corsa contro il tempo è già partita ed è su Infratel che si sono (ri)accesi i riflettori. La società in-house del Mise, soggetto attuatore del Programma Banda Larga, è destinata ad avere un ruolo primario nell’operazione “Euro-Sud” (Piano Azione e Coesione). E il 2012 sarà un anno chiave anche sull’attuazione del progetto di abbattimento del digital divide.

“Nei giorni scorsi sono scaduti i termini di presentazione delle offerte per il quarto bando finalizzato all’abbattimento del digital divide in nove regioni”, spiega al nostro giornale il presidente Domenico Tudini. “E si tratta di un bando determinante perché di fatto alla fine dei lavori rimarranno in digital divide pochissime aree residue, quelle più difficili da raggiungere che con tutta probabilità saranno oggetto di interventi con tecnologie mobili e wireless”.

Presidente, quando partiranno i lavori e quale sarà la roadmap?

Prevediamo di completare l’iter dell’assegnazione prima dell’estate per poi avviare i cantieri nell’ultimo trimestre dell’anno. Nel frattempo continueranno e saranno completate le installazioni che fanno capo al terzo bando che sono in fase di rapida conclusione.

Quante sono le risorse a disposizione?

A disposizione delle Regioni oggetto del bando (Sicilia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio. Marche, Sardegna, Toscana e Veneto, ndr.) per un totale di circa 1000 aree in digital divide ci saranno circa 85 milioni di euro di risorse comunitarie.

E oltre alle nuove risorse quante ce ne sono a disposizione in totale?

Nel piano 2012-2014, complessivamente 235 milioni: si tratta di risorse regionali e comunitarie per 165 milioni a cui si aggiungono 70 milioni di risorse Mise.

Quali Regioni sono più indietro in tema di digital divide?

Al 31 dicembre 2011 in termini di percentuale di popolazione in digital divide ci risultano Abruzzo, Calabria, Basilicata e Molise. Sono quelle in cui c’è bisogno di fare lo sforzo maggiore, ma ci sarà da lavorare anche in Piemonte, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, dove restano scoperte le aree a ridosso dell’area appenninica e pre-alpina. Attualmente la Regione più avanzata è la Puglia dove il digital divide è praticamente stato azzerato (manca all’appello solo l’1,6% della popolazione, ndr). Attualmente stiamo lavorando con risorse regionali in Abruzzo, Calabria, Molise, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Veneto e Toscana. Nella altre regioni stiamo invece completando gli interventi con fondi Mise.

Negli ultimi anni siete stati oggetto di critiche: troppo poche le centrali cablate ogni anno.

Non si può ragionare in termini numerici, ma bisogna valutare il risultato sul fronte dell’abbattimento del digital divide e sui cantieri operativi. E in ogni caso i numeri sono più che significativi: dal 2007 (anno in cui Tudini ha assunto l’incarico di presidente, ndr) abbiamo realizzato circa 6mila km di tracciato ottico e circa mille aree di accesso sono state dotate di fibra ottica per un totale di 2,4 milioni di cittadini abilitati alla banda larga. Dal 2007 ad oggi il digital divide è stato più che dimezzato rispetto al gap di partenza (dal 15,5% al 5,1% di fine 2011). Fra l’altro vorrei ricordare che la Ue ha lodato l’Italia per il lavoro svolto sul fronte degli interventi nelle aree rurali: siamo l’unico Paese in Europa ad aver utilizzato appieno i fondi Feasr (Fondo agricolo per lo sviluppo rurale) per la banda larga. E per quanto riguarda Infratel non va sottovalutato il forte abbattimento dei costi di realizzazione delle opere.

Cioè?

Una società pubblica ha il dovere di tenere sotto controllo i costi e di spendere al meglio le risorse a disposizione. Abbiamo fatto economie importanti. Basti pensare che il costo medio delle tratte si è abbattuto del 40-50% e stiamo lavorando per migliorare ulteriormente questa performance. Inoltre chiediamo agli appaltatori di lavorare in linea con questa esigenza. Di qui la spinta verso l’adozione delle mini-trincee e del no-dig, tecniche che consentono ingenti risparmi ed un basso impatto ambientale.

L’Agenda digitale annunciata dal governo Monti riapre le danze: tornerete ad essere protagonisti come ai “vecchi” tempi?

Non abbiamo mai smesso di lavorare. Anzi. La visibilità mediatica è un’altra storia. Ma ci fa piacere che ad Infratel venga riconosciuto un ruolo importante, dagli operatori di Tlc e dalle Regioni con cui lavoriamo fianco a fianco. E certamente se l’Italia riuscirà a sfruttare i fondi Ue per noi ci sarà molto lavoro. Ma soprattutto ci sarà lavoro per l’indotto e si creeranno nuove occasioni di occupazione. Quindi ci auguriamo che il Paese porti a casa l’obiettivo.

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