PUNTO DI VISTA

Eredità digitale: un decalogo a tutela dei beni

In Italia non esiste una legislazione ad hoc: bisogna affidare a un persona di fiducia le proprie credenziali di accesso con istruzioni chiare su cosa fare in caso di decesso

Pubblicato il 22 Set 2012

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Nell’era digitale non si ha più a che fare solo con manoscritti, conti bancari o chiavi di cassette di sicurezza. Ci sono gli investimenti gestiti online, i blog, i rapporti intessuti sui social network. L’identità digitale, fatta di dati, fotografie, contatti è qualcosa di ereditabile? Gli eredi possono ricostruire la memoria del caro estinto e amministrarne i beni muovendosi agilmente nel caos virtuale? I notai italiani si occupano di eredità digitale sin dal 2007. L’analisi del fenomeno ha portato all’elaborazione di un vero e proprio decalogo per districarsi nella complessità della materia.


Il primo elemento da tenere in considerazione è che in Italia non esiste una legislazione specifica e non è detto che venga approvata in futuro. La situazione è simile negli Stati Uniti, dove solamente 5 stati su 50 hanno regole in materia e neppure troppo chiare. Non contate insomma sul fatto che la legge provvederà per voi.
La seconda domanda da porsi è: social network, posta elettronica, dischi remoti, insomma tutti i servizi online che usate sono basati in Italia? Se la risposta è no, ricordate che, se non provvedete per tempo, recuperare i vostri dati potrebbe comportare costose controversie con elementi internazionali. Alcuni operatori stranieri, come i server online, prevedono che in caso di morte tutti i dati siano distrutti. Anche se è proprio questo ciò che desiderate, attenzione: alcuni giudici americani hanno ordinato la consegna dei dati agli eredi.

In questo contesto è necessario affidare a una persona di fiducia le vostre credenziali d’accesso (username e password) con istruzioni chiare su cosa fare in caso di decesso: distruggere i dati in tutto o in parte, o consegnarli a soggetti indicati da voi. Si chiama mandato post mortem ed è ammesso dal nostro diritto. Se cambiate le password, come è buona regola di sicurezza, ricordate di aggiornare le istruzioni.


Se una volta i documenti venivano conservati nelle casseforti e per recuperarli si faceva ricorso a un fabbro, oggi, allo stesso modo, ci si può comportare per i dati conservati sotto password in risorse fisiche. Se nessuno dispone delle password, ci si può rivolgere a servizi specializzati che possono tentare di violare le protezioni e accedere ai dati. L’inconveniente è che questo tipo di servizi è molto costoso. Meglio affidare questi dati a una persona di fiducia.
Alcuni siti promettono, in caso di morte, di recapitare le password alle persone da voi indicate. Negli Usa è capitato che alcuni di essi siano stati chiusi improvvisamente: se scegliete di usare questi servizi quindi prestate molta attenzione all’affidabilità nel lungo termine. Inoltre, sempre sul versante sicurezza, condividere la password con il proprio partner non sembra essere una buona idea, in genere. Bisogna poi fare particolare attenzione ai conti correnti online: affidarne la password a qualcuno non significa lasciargli la risorsa in caso di morte.

Quindi, per esempio, in una coppia non sposata e senza figli, saranno comunque fratelli sorelle e genitori ad ereditare la giacenza sul conto online, se manca un testamento. Gli eredi possono quindi reclamare quanto loro spetta attraverso i canali tradizionali: il notaio potrà assistervi e consigliarvi. Attenzione anche ai dati nella disponibilità del defunto, ma che appartengono a terzi, come datori di lavoro o clienti: di regola vanno loro restituiti. I notai italiani si occupano di eredità digitale sin dal 2007. In caso di dubbio, affidatevi al vostro notaio di fiducia con il quale potrete trovare la soluzione più adatta alle vostre esigenze reali e digitali.

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