LA SENTENZA

Acea, call center a E-Care: sentenza del Tar ribaltata

Il consiglio di Stato capovolge il pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale che aveva annullato l’attribuzione della commessa. Torna valido il principio della gara al massimo ribasso: “Ragionevole la scelta di attribuire rilevanza esclusiva al prezzo”

Pubblicato il 02 Set 2015

A.S.

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Il call center di Acea torna nelle mani di E-Care, l’azienda che nei mesi scorsi aveva vinto la gara poi “congelata” dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio. A deciderlo è stato il Consiglio di Stato, che ha così ribaltato la sentenza del Tar.

L’assegnazione era avvenuta lo scorso autunno, e prevede che il servizio sia garantito per un anno per la cifra di 7 milioni di euro, e che sia rinnovabile per i due anni successivi, per un valore complessivo quindi di 21 milioni di euro.

L’intervento del Tar sui risultati della gara era stato innescato dal ricorso della cooperativa Capodarco, che si era piazzata settima in graduatoria con la sua offerta da nove milioni di euro. Da qui è poi nata la sentenza della sezione II bis del tribunale amministrativo regionale, la numero 6027/2015, che “ha giudicato illogico – si legge nel dispositivo del Consiglio di Stato – il criterio di selezione del massimo ribasso, a fronte di un servizio non connotato da un’elevata standardizzazione”.

Confidando nelle proprie ragioni, però, Acea aveva subito dato vita a un nuovo ricorso contestando la decisione del Tar, e ora il Consiglio di Stato ne ha riconosciuto le motivazioni.

“Tanto il servizio di call center quanto la gestione dei reclami dell’utenza costituiscono attività non implicanti contenuti tecnico-specialistici quanto all’organizzazione di mezzi e personale e ai processi produttivi”, recita la sentenza del Consiglio di Stato, che per questo ritiene “del tutto ragionevole l’opzione dell’ente aggiudicatore odierno appellante di attribuire rilevanza esclusiva ai fini dell’individuazione dell’appaltatore all’elemento prezzo”.

E-Care conta nel mondo italiano dei call center su ricavi (per il 2014) per 56 milioni di euro, e più di 1.800 dipendenti di cui 400 impegnati nella commessa Acea, per la quale in attesa della fine dell’iter dei ricorsi la società ed E-Care avevano concordato ad aprile una proroga del servizio fino alla fine di marzo 2016.

La decisione del Consiglio di Stato ha preso in contropiede Assocontact: “Io – dice al Sole24ore Umberto Costamagna, che dell’associazione è il presidente uscente – non discuto dei soggetti interessati. Quello che mi preoccupa è però il principio generale emerso dalla sentenza. E cioè che i call center non sono servizi che richiedono particolari specializzazioni e che tutto si possa giocare con il massimo ribasso. E’ l’esatto contrario del lavoro che stiamo portando avanti da anni, anche con i sindacati”.

E-Care gestisce dal 2007 il call center di Acea Energia: i timori dei dipendenti erano emersi un anno fa, a settembre, quando era stato chiesto all’azienda di riscrivere il bando, prevedendo clausole di salvaguardia sociale e vincoli territoriali. Da questo nacque la richiesta al Campidoglio di bloccare il bando.

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