LA LETTERA

Call center, l’appello di Assocontact al Governo: “Servono regole certe”

Il presidente Umberto Costamagna: “Le norme cambiano continuamente e questo non consente di pianificare strategie di sviluppo”. E sulle crisi aziendali: “Sono in aumento, le risposte delle istituzioni sono contradditorie”

Pubblicato il 02 Ott 2014

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“E’ vero: piange il telefono. E piangono anche i “telefonisti” e le imprese di contact center in outsourcing. Sono sempre più numerose e spesso drammatiche le notizie di crisi che quotidianamente arrivano da diverse regioni italiane relative a crisi occupazionali e d’impresa del nostro settore. E sempre quotidianamente osserviamo, leggiamo e ascoltiamo levarsi da più parti grida e allarmi, tutti giusti e precisi: ma, ad oggi – spiace dirlo – siamo fermi alla politica degli annunci e delle intenzioni. Fatti: pochi, anzi pochissimi e, in qualche caso, incoerenti”.

Lo afferma Umberto Costamagna (nella foto), presidente di Assocontact, in una lettera indirizzata alle istituzioni sulle crisi che stanno coinvolgendo il mondo dei call center, che hanno come casi emblematici negli ultimi giorni quello di Bt-Accenture a Palermo e di Acea a Roma.

“Eravamo stati facili profeti quando, nel luglio scorso – continua Costamagna – dopo gli incontri dei tavoli ministeriali sui call center, per cercare di interrompere questa spirale continua di crisi aziendali che sembrava aggravarsi sempre più, chiedevamo con forza che ‘le convergenze dichiarate a parole si concretizzino velocemente per dare al settore una politica industriale che consenta alle imprese di sopravvivere e ai lavoratori di mantenere il posto di lavoro, in un contesto di libero mercato e di competitività basata sulla qualità’”.

Costamagna ricorda come l’associazione, che riunisce i contact center in outsourcing, avesse chiesto alle istituzioni interventi per una riduzione della pressione fiscale in un settore in cui il costo del personale si avvicina all’80 per cento del fatturato, la regolazione delle gare al massimo ribasso, e una discussione approfondita sui passaggi di appalto.

“Oggi, a distanza di due mesi – prosegue il presidente di Assocontact, che cita a esempio di cadi di Aeroporti di Roma, che avrebbe da poco indetto una nuova gara al massimo ribasso, e di Acea, – e ancora in attesa della convocazione della ripresa del Tavolo Ministeriale, non possiamo non denunciare che le cose non si sono mosse e che, al contrario, stiamo registrando comportamenti che sembrano andare in direzione ostinata e contraria a quanto dichiarato e promesso nei mesi scorsi”.

“Un’ultima indicazione relativa ai contratti a progetto dei lavoratori che svolgono le attività di outbound. Insieme alle roganizzazioni sindacali – conclude Costamagna – siamo stati il primo e forse unico esempio in Italia ad aver regolamentato la disposizione legislativa della legge Fornero sui lavoratori a progetto: con l’accordo del 1° agosto 2013 sono stati definiti compensi minimi retributivi e diritti dei lavoratori. Nell’imminenza di procedere secondo le scadenze previste da quell’accordo, ascoltiamo annunci legati al Jobs Act del Governo Renzi che dovrebbe prevedere la revisione o l’eliminazione di questa forma contrattuale: come facciamo, come imprese, a pianificare una politica di sviluppo con questa incertezza, che coinvolge più di 35.000 lavoratori, con il rischio di una delocalizzazione massiva dell’intero settore? Questa incertezza, questa attesa, unita a quella della politica governativa sul regime della tassazione Irap, deve finire. Le imprese e i lavoratori hanno bisogno di certezze e di concretezza per poter impostare il proprio futuro e cercare di risolvere i problemi che ci attanagliano”.

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