PRIVACY

Privacy, Google sotto accusa: super-profilazioni ottenute con l’inganno

Denuncia alla Federal Trade Commission delle associazioni di consumatori Usa: la nuova privacy policy permette di cumulare i dati della search e del browsing al servizio della pubblicità. La replica dell’azienda: “Scelta opzionale al 100%”

Pubblicato il 21 Dic 2016

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Le nuove policy sulla privacy di Google finiscono sotto lo scrutinio dei regolatori americani della Federal Trade Commission, dopo che due associazioni che difendono i diritti del consumatore hanno presentato un esposto contro i cambiamenti introdotti dal colosso di Mountain View al sistema con cui raccoglie e utilizza i dati personali. La replica dell’azienda: “La scelta è opzionale al 100%”

Secondo Consumer Watchdog e Privacy Rights Clearinghouse, Google sta violando le regole contro le “pratiche ingannevoli” e altre normative della FTC, perché da giugno richiede agli utenti di dare il loro opt-in alle nuove impostazioni sulla privacy che le permettono di unire i dati sulla navigazione Internet con quelli delle ricerche effettuate su web al fine di mostrare pubblicità più rilevanti e personalizzate in base a gusti, esigenze o domande che emergono da browsing e search. Questa novità ha posto fine alla precedente policy di Google in fatto di trattamento dei dati personali che teneva separati i dati degli utenti dei prodotti core, come la ricerca, le mappe e la Gmail, dall’attività più strettamente legata alla pubblicità di DoubleClick, che aiuta gli inserzionisti a erogare le ads su siti terzi.

“Lo scorso giugno abbiamo aggiornato il nostro sistema e i relativi strumenti di controllo per gli utenti, per adattarli al modo in cui le persone usano Google oggi, ossia attraverso molti dispositivi differenti – fa sapere Google in una nota di replica -. Prima di lanciare questo aggiornamento, abbiamo effettuato dei test in tutto il mondo con l’obiettivo di comprendere come offrire agli utenti una scelta chiara e la massima trasparenza. Il risultato è che questa scelta è 100% opzionale – se l’utente non acconsente alla modifica, la sua esperienza su Google rimarrà invariata. Di altrettanta importanza: abbiamo fornito notifiche ben visibili agli utenti su questo cambiamento, con un linguaggio semplice e uno strumento altrettanto semplice che lascia agli utenti il controllo dei dati o la possibilità di cancellarli. Gli utenti possono accedere a tutti i controlli sull’account visitando Account Personale e siamo felici di poter dire che più di un miliardo di persone lo ha già fatto in questo primo anno”.

DoubleClick usa i cookies dei siti terzi per tracciare l’attività di navigazione degli utenti su Internet. Google aveva detto che avrebbe tenuto i due gruppi di dati separati quando acquisì, nel 2007, DoubleClick, mitigando così i timori dei regolatori della privacy americani. Ora, spiega Big G, la policy è stata modificata “per adeguarsi al nuovo modo con cui gli utenti usano Google, ovvero da device molteplici”; comunque, continuano da Mountain View, l’opt-in è 100% facoltativo e l’utente può scegliere di non implementare le modifiche mantenendo inalterata la sua “Google experience”.

Per Consumer Watchdog e Privacy Rights Clearinghouse questo non basta: Google non sarebbe stata chiara sulla possibilità di opzionare anche l’opt-out, anzi, darebbe l’impressione che per continuare a usufruire dei suoi servizi serve l’opt-in, visto che a giugno è stata mandata una nota agli utenti che chiedeva di “attivare le nuove feature” sui loro account ottenendo così “un maggiore controllo sui dati che Google raccoglie e sul modo in cui vengono utilizzati, consentendo al tempo stesso a Google di mostrare ads più rilevanti”. In più, è stato solo in ottobre che è emerso chiaramente che la nuova policy sulla privacy annullava la precedente che teneva separati i dati core da quelli di DoubleClick: una commistione inaccettabile per i gruppi che difendono il diritto alla privacy perché permette a Big G di creare “super-profili” dei suoi utenti.

“Mettendo insieme tutte queste informazioni, Google effettua un’appropriazione dei dati personali dell’utente che è massiccia e pericolosamente invasiva”, denunciano Consumer Watchdog e Privacy Rights Clearinghouse. “Google ha fatto a piccoli passi e furtivamente ciò che sarebbe stato dichiarato senza esitazione illegale se fatto tutto in una volta e alla luce del sole”. La FTC ha ricevuto il reclamo e sta raccogliendo le informazioni necessarie per decidere se e come procedere.

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