TRIPWIRE. L’italiano dimenticato dalla PA

Pubblicato il 24 Gen 2011

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La camera di commercio di Milano offre online un “dizionario del
burocratese”, utile se “recepite” un “atto” della PA cui
un altro documento è “attergato”, cioè scritto “a tergo”.
Oppure potreste inciampare in un macabro “de cuius”, il
defunto, com’è indicato dai notai nei testamenti, che la PA
rivitalizza in “colui che ha diritto a”, fregandosene che sia
morto. Altri lemmi, “zonizzare”, derivato da “zona”,
“elasso”, un poetico tempo trascorso, “dazione”, parola
corrotta in tutti i sensi, sono potenzialmente angosciosi, uno
sbarramento fra noi e una lingua, il burocratese, parente comunque
stretto dell’italiano.

Su http://athos.mi.camcom.it/dizionario/index.phtml e chiediamo di
“attergare”. Risposta “Non ci sono termini per la parola
inserita”. Non c’è neppure “de cuius”, anzi è una sola
parola “decuius”, errore che racconta la svanita padronanza del
significato. C’è la versione meno losca di “dazione”,
pagamento o saldo, non c’è “zonizzare”, né “elasso”. In
compenso impazzano banalità come “alienare”, “accesso”,
“autenticare” o “fattura” e “frode”, sui quali il
compilatore s’arrovellò, lambiccandone significati a lui
angosciosamente oscuri.

Il dizionario materializza lo sforzo della PA ambrosiana di farsi
capire, persino onorando l’obliato “Codice di stile delle
comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche”.
Allo stesso tempo certifica, mediante lemmi banali, che il
burocrate è lontano dalla lingua comune, tanto da reputarla
eccentrica. Nel sito c’è una casella “invia il tuo
suggerimento”, dove inserire un lemma e il suo significato. Non
ho resistito. Ho scritto “Studiate l’italiano”. Recepiranno?

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