IL PIN UNICO

Riforma PA, ecco come funzionerà l’identità digitale

Il pin unico annunciato dal premier fa parte di un progetto più ampio sull’e-identity di cittadini e imprese. Gestori pubblici e privati potranno erogare le credenziali. Quintarelli (Sc): “E’ la killer app della PA”. Entro giugno il decreto attuativo

Pubblicato il 30 Apr 2014

Federica Meta

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Un codice unico per accedere ai servizi della PA. Il premier Matteo Renzi ne ha fatto uno dei pilastri del suo programma di riforma della PA, annunciando che tutti i cittadini saranno dotati di un pin. In realtà il codice unico di accesso ai servizi pubblici fa parte di un progetto più ampio, già previsto dal decreto del Fare e rilanciato dall’ex commissario per l’Agenda digitale Francesco Caio: il Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese (Spid).

L’iniziativa mira a consentire al cittadino, una volta espletate le procedure di autenticazione con uno dei soggetti coinvolti, di usufruire di tutti i servizi online forniti da tutti gli altri autenticatori che hanno aderito alla rete, senza dover ogni volta adottare una procedura differente. Per fare un esempio: se un utente richiede all’impresa X, autenticatore privato, delle credenziali, potrebbe usarle per accedere ai servizi del Comune Y o dell’amministrazione Z, anch’essi nella rete Spid.

Si verrà dunque a creare una rete di autenticatori, che dovrà sottostare a regole, procedure e controlli delle credenziali e degli strumenti di accesso in rete nei riguardi di cittadini e imprese.

Il decreto attuativo dello Spid sarà pubblicato entro giugno in gazzetta ufficiale. Non appena pubblicato, sarà avviato un progetto Pilota aperto a tutte quelle società che vi vorranno partecipare sia in qualità di Gestori di Identità, sia di Gestori di Servizi. Il Pilota, della durata di sei mesi, sarà particolarmente importante per la finalizzazione delle Regole Tecniche, che dovranno essere emesse entro tre mesi dalla fine del Pilota. L’intenzione del governo è di rendere operativa l’identità digitale a inizio 2014.

Per Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica tra i firmatari insieme a Paolo Coppola (Pd) e Antonio Palmieri (FI) dell’emendamento sulla e-identity recepito nella legge di conversione del decreto del Fare si tratta “di una grande semplificazione di tutta la burocrazia. Ora i cittadini devono registrarsi ogni volta per fruire di servizi digitali: al proprio Comune, alla Sanità della propria Regione”.

“In futuro dovranno farlo una sola volta, per avere credenziali universali, che funzionano su tutti i servizi e in tutta Italia. È un incentivo sia alla domanda sia all’offerta di e-gov – spiega Quintarelli – Tanti sistemi digitali della PA e del privato ora non vengono fatti solo per gli alti costi associati all’autenticazione. Il pagamento di una multa o del bollo dell’auto con la carta di credito. Il servizio per sapere dov’è la nostra macchina che è stata rimossa, i nostri consumi di acqua, le bollette scadute della luce, l’accesso al registro della piscina e della palestra. Pensiamo a tutte le cose presenti in un database, che ora non sono accessibili online perché sarebbe troppo costoso gestire l’autenticazione degli utenti”.

Identità digitale che va intesa come un ecosistema innovativo a cui partecipano diversi attori, primo fra tutti il cittadino, il quale potrà ottenere una o più identità digitali. L’identità digitale è di fatto l’equivalente di un Passaporto Digitale, che conterrà alcune informazioni identificative obbligatorie, come il codice fiscale, il nome, il cognome, il luogo di nascita, la data di nascita e il sesso. Oltre a queste informazioni, l’identità conterrà altre informazioni come un indirizzo di email e un numero di telefono, utili per poter comunicare con il soggetto titolare dell’Identità. Oltre a queste informazioni, l’Identità conterrà una o più credenziali, utilizzate per poter accedere ai servizi in modo sicuro.

Il secondo attore è il Gestore delle Identità. Il Gestore è un soggetto pubblico o privato che, previo accreditamento presso l’Agenzia per l’Italia Digitale, si occuperà di creare e gestire le Identità Digitali.

Oltre ai Gestori di Identità, sono previsti i Gestori di Attributi qualificati, ovvero soggetti che per legge sono titolati a certificare alcuni attributi, come un titolo di studio, una abilitazione professionale, ecc.

Il Cittadino potrà utilizzare l’Identità Digitale sui “Gestori di Servizi”. I Gestori di Servizi saranno tutte le pubbliche amministrazioni, ovvero tutti quei soggetti privati che decideranno di aderire a Spid in maniera volontaria.

Il Cittadino che desidera ottenere una Identità Digitale, si dovrà rivolgere ad uno dei Gestori di Identità Digitale accreditati. Il Gestore per poter fornire una Identità Digitale dovrà procedere con un riconoscimento forte del cittadino, attraverso una verifica de-visu.

Nel caso in cui il cittadino disponga già di una Identità Digital Spid oppure già in possesso di una Carta d’Identità Elettronica attiva o di una Carta Nazionale dei Servizi o di una Tessera Sanitaria con Carta Nazionale dei Servizi, potrà richiedere un’Identità Spid direttamente on-line, poiché il Gestore dei Servizi potrà usufruire della verifica de-visu e degli attributi già effettuata.

Al momento della creazione dell’Identità Digitale, il cittadino verrà fornito di una o più credenziali di sicurezza.

Il Gestore dell’Identità Digitale fornire le informazioni sul cittadino solamente previo consenso esplicito dello stesso. Un Gestore di Servizi potrebbe richiedere la conoscenza del nome, del cognome e la data di nascita del Titolare per poter accedere al proprio servizio: i dati verranno passati dal Gestore dell’Identità Digitale solamente se vi sarà l’esplicito consenso del cittadino. Nel caso contrario nessuna informazione sarà fornita.

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