Brunetta: “Approccio bottom up per la governace di Internet”

Il ministro della PA e Innovazione al terzo Internet Governance Forum: “Principi e pratiche condivise attraverso un processo dal basso che coinvolga istituzioni e stakeholder”

Pubblicato il 29 Nov 2010

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Occuparsi del futuro di Internet con un approccio bottom-up che
coinvolga governi e stakeholders. È la strategia messa in campo
dal ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta, e ricordata
oggi in occasione dell’apertura dei lavori del terzo Internet
Governance Forum (Igf) Italia 2010, presso il Consiglio Nazionale
delle Ricerche.

“Gli scambi economici, le interazioni sociali, ma anche le
pratiche della partecipazione democratica si esprimono sempre di
più attraverso la Rete, vero e proprio asse portante del mondo
globalizzato – ha puntualizzato il ministro – Occuparsi del
futuro di Internet, significa quindi occuparsi del nostro futuro.
Diventare più consapevoli e capaci di cogliere le immense
opportunità di Internet è, e deve essere, un obiettivo comune a
tutti gli stakeholders: governo, istituzioni e pubbliche
amministrazioni; università e comunità di ricerca tecniche;
professionisti, imprese e aziende; associazioni e organizzazioni
della comunità degli utenti della Rete”.

Per Brunetta infatti “i governi esprimono posizioni che devono
confrontarsi con quelle degli altri stakeholders in un dibattito
pluralistico. Il successo dei Forum delle Nazioni Unite è
evidente. Altrettanto evidente è quello dei Forum nazionali che
continuano a moltiplicarsi: Regno Unito, Germania, Danimarca,
Finlandia, Svezia, Spagna, Russia e altri ancora. In questo
panorama, per la quantità e qualità di contributi che ha saputo
sin qui generare, l’Igf Italia è un risultato straordinario,
nonché una forte testimonianza della validità di questo metodo e
della presenza di una domanda di partecipazione al dibattito sul
futuro della Rete che spesso le istituzioni non riescono a
raccogliere e a far emergere”.

A questa domanda Palazzo Vidoni ha provato a rispondere lanciando,
nell’agosto scorso, una consultazione pubblica. L’obiettivo era
di verificare il supporto degli stakeholders sull’adozione di un
metodo “bottom-up” di raccolta-confronto-codifica delle
regolamentazioni e migliori pratiche esistenti sui grandi temi
della cosiddetta governance di Internet.

“Dal nostro punto di vista la risposta internazionale alle
questioni della governance di Internet deve nascere da un processo
avviato “dal basso” – ha ricordato il ministro – Un processo
che permetta di raccogliere i principi, gli orientamenti e le best
practices esistenti, per giungere gradualmente, attraverso un
confronto e una scelta i cui risultati consentiranno anche di
migliorare le capacità nazionali di policy e regulation making,
all'individuazione di regole e pratiche universalmente
riconosciute”. Un “metodo Azuni” appunto (dal nome del
giurista sardo a cui Napoleone diede il compito di redigere un
nuovo Codice del diritto marittimo) che invece di occuparsi di
navigazione per mare tratti della navigazione nel mare di Internet.

“Quello di cui abbiamo bisogno oggi non è una governance di
Internet decisa top-down, ma una governance che si fondi
sull’individuazione e la scelta di principi e pratiche condivise
attraverso un processo “dal basso” – ha concluso Brunetta –
Il metodo Azuni, va proprio in questa direzione, fornendo uno
strumento democratico e inclusivo a disposizione della comunità
della rete italiana, che è nostro auspicio possa essere esteso
anche alla comunità internazionale, attraverso gli Internet
Governance Forum”.

Sulla necessità di una governance del Web è tornato anche il
presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Luciano Maiani,
secondo cui "occuparsi della governance della Rete sia uno dei
compiti più urgenti e importanti che noi tutti dobbiamo assumere e
svolgere, secondo le possibilità e i ruoli di ciascuno"..

"Internet rappresenta, in misura crescente e sempre più
pervasiva, la spina dorsale -ha continuato Maiani- delle nostre
società globali e sta innervando e modificando sostanzialmente le
nostre azioni quotidiane – ha proseguito Maiani, intervenendo
all'Igf – I nostri modi di relazionarci, le modalità di
produzione e condivisione di cultura, gli scambi economici e, non
ultime, le nostre attività cognitive. Per il numero uno del Cnr
"in una scala che va dal locale al globale, la Rete dà ad
ognuno di noi individualmente, e alle nostre comunità e società,
potenzialità inedite in termini di capacità di espressione, di
azione sociale, di partecipazione democratica. E sono proprio il
consolidamento e la crescita delle nostre democrazie, e
l'attuazione sempre più piena dei diritti individuali e
sociali, gli obiettivi generali e più alti che Internet può
consentirci di raggiungere, se utilizzata e gestita con un
lungimirante senso di responsabilità etica e civile".

Ma per Maiani "affinché Internet sia davvero di tutti, è
necessario costruire insieme il suo futuro, senza che interessi di
parte prendano il sopravvento o costruiscano posizioni di
privilegio. L'apertura e la libertà della Rete devono essere
tutelate e sorvegliate dalla collettività".

"Per questo – ha sottolineato il presidente del Cnr – è
essenziale che vi sia un luogo e un momento autorevole,
riconosciuto da tutti gli attori e le parti sociali in causa, in
cui confrontare le differenti visioni e cercare di individuare
possibili composizioni. Questo luogo è l'Igf Italia che, in
collegamento con le omologhe sedi europee e internazionali, da due
anni anima il dibattito nazionale sulla Rete, in modo sempre più
inclusivo e aperto".

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