AZIENDE

TivùSat, mix satellite-Ip per la sfida del futuro

Il presidente Luca Balestrieri: “Puntiamo a due milioni di famiglie in 3-4 anni.
Per gli editori decoder ‘aperti’ per consentire l’interoperatività tecnologica”

Pubblicato il 08 Apr 2013

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Un modello europeo, di trasmissione, via satellite, della tv gratuita: è seguendo questa strada, assieme alle parole chiave “complementare” e “integrativo”, che TivùSat, a marzo scorso, ha raggiunto il traguardo di un milione e mezzo di famiglie servite, con oltre 1,8 milioni di carte attive e una prospettiva di crescita che potrebbe, di qui ai prossimi 3-4 anni, proiettare i due numeri rispettivamente a due milioni e due milioni e mezzo.
“Da subito è emerso come siamo un elemento necessario per il mercato”, ricapitola Luca Balestrieri, presidente della società partecipata da Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, Frt e Aeranti Corallo, nata nel 2008 per portare il digitale anche dove ci fossero problemi di copertura.
In questi anni sono stati “raggiunti obiettivi importanti”, lavorando su due parole cardine, ovvero “complementare” e “integrativo”. “TivùSat è complementare perché c’è una piccola percentuale di popolazione che era già difficilmente raggiunta dall’analogico e quindi anche col digitale terrestre avrebbe avuto difficoltà di accesso ai programmi tv; ed è integrativa perché ci sono aree del Paese non trascurabili dove l’offerta gratuita non arriva nella sua interezza”, spiega il numero uno dell’azienda illustrando i perché del successo ottenuto.

“Queste due funzioni ci sono state già riconosciute dal mercato e c’è da aggiungere che abbiamo fornito agli spettatori una libertà di scelta, prima del tutto assente, sulla piattaforma su cui guardare la televisione gratuita, con un passo necessario per completare gli strumenti a disposizione dell’utente”, avvicinando, fra l’altro, l’Italia – puntualizza il presidente – al modello europeo e modernizzandone il sistema distributivo.
Ma quali sono gli obiettivi per i prossimi anni? Da un lato, continuare ad ampliare la base utenti; dall’altro, rappresentare un elemento di ‘flessibilità’. “Non credo che sia esaurito lo spazio di crescita di TivùSat: facendo un confronto con altri Paesi europei di dimensione demografica comparabile, si può notare che la diffusione gratuita via satellite sta sopra i 2,5 milioni: credo che arrivare a questo numero di carte attive, che rappresenterebbe circa due milioni di famiglie, sia in linea con questo trend e si possa fare nel giro di pochissimi anni”, annuncia ancora Balestrieri.

In sostanza, dopo aver coperto le aree dove c’erano difficoltà trasmissive anche con l’analogico, ora si punta a crescere andando a servire quella popolazione – fra il 7% e il 10% del totale – che riceve le reti principali, ma non dispone di tutta l’offerta a causa di problemi tecnici. Da questo punto di vista “c’è ancora un margine di crescita ad integrazione delle reti terrestri, laddove il satellite può portare il segnale in zone non coperte con un costo per l’editore veramente marginale”.
Obiettivo comunque “sfidante” a fronte della crisi che penalizza tutti i campi, anche l’elettronica di consumo. Ma d’altra parte – chiosa Balestrieri – “Tivùsat ha un vantaggio: una volta effettuato l’acquisto del decoder, non bisogna sobbarcarsi i costi di un abbonamento pay”.
Altra scelta che spetta agli editori, ma che potrebbe rappresentare un asset per il mercato, è quella dell’alta definizione. “Se fare o meno un passo verso l’alta definizione satellitare dipende da loro”, aggiunge il manager, specificando tuttavia di credere che “sia nell’ordine delle cose: basta osservare quello che succede in Germania”.
C’è poi un aspetto che interessa l’evoluzione del sistema televisivo. “L’Unione europea ci dice che le frequenze servono per la telefonia mobile, ma nella situazione italiana, a fronte di un sistema televisivo che, al momento dello switch off, ha consumato tutte le frequenze disponibili, i margini di manovra sono davvero molto stretti”.

Da questo punto di vista il satellite “può essere un tassello” e può diventare “un elemento di flessibilità” a fronte di un sistema in cui “qualsiasi modifica strutturale comporta il bisogno di creare margini di manovra, anche in termini di pianificazione, perché è molto rigido”. In ogni caso, sottolinea il presidente di TivùSat, “nei prossimi anni ci sarà una crescita più che significativa della trasmissione tramite la banda larga, per cui il mix che si delinea per l’Italia passerà sempre di più attraverso il satellite e attraverso le reti Ip”.
Proprio su questo si innesta, infine, un altro scenario di possibile interesse, ovvero quello che vede la logica di sussidiarietà e di cooperazione tecnica (laddove la singola impresa non riesce, una cooperazione tecnica fra imprese può creare le condizioni in cui continuare a competere all’interno di un sistema) che sta alla base di TivùSat. L’idea è di ampliare il raggio d’azione per offrire servizi di piattaforma per la distribuzione di prodotti attraverso protocollo Ip. “Non sta a noi stabilire se proseguire o meno su questa strada”, puntualizza però Balestrieri.“È una scelta che spetta alle imprese”, aggiunge, puntualizzando tuttavia che TivùSat ha già sviluppato un drm di sistema “che metteremo a disposizione degli editori” e sottolineando come, al tempo stesso, uno dei veri punti chiave sia aver portato come contributo “un parco di decoder aperti, costruiti con la logica dell’interoperatività, con un’infrastruttura tecnologica il più open possibile”.

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