Il wireless italiano contro il digital divide

Il Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione di Roma accende i riflettori sull’utilizzo delle tecnologie senza fili. Giovedì un convegno sul tema farà “luce” sulle best practice e sui progetti in campo per accelerare la copertura delle aree non raggiunte dai servizi di connettività

Pubblicato il 07 Nov 2011

Il Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione di Roma associato
FidaInform presenta il convegno “Digital divide: progetti
italiani in tecnologie wireless che rispondono alle esigenze di
privati e microimprese”. Il convegno si terrà giovedì 10
novembre dalle 9,30 alle 13,00 alla Casa San Bernardo, in via
Laurentina 289 (zona Tre Fontane).

Oggetto del convegno le esperienze più interessanti messe in campo
nel nostro paese per superare il digital divide, per mettere in
evidenza le tecnologie e le architetture aperte e più orientate al
business per superare il gap digitale.

Il convegno sarà moderato da Daniela Ruggeri, Tesoriere di Cdti
Roma. Fra i relatori, Giorgio Dori, presidente di Cdti Roma,
Stefano Ciccotti, amministratore delegato di Raiway, Saverio proto,
rappresentante Ninux, Roger Baig Vinas, rappresentante comunità
wireless catalana Guifi, Ugo Galluccio, managing director New
Oriented Solutions Italy, Remo tabalelli, responsabile tecnico LV7,
Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider.

Per registrarsi è sufficiente mandare un’email all'indirizzo
segreteria@cdti.org, oltre al sito cdtiroma.ning.com.

Abstract degli interventi

Un nuovo modello di business per la banda larga nelle aree
di Digital Divide
.
Stefano Ciccotti, Amministratore Delegato Raiway
Il “digital divide” è localizzato soprattutto nelle aree
cosiddette a "fallimento di mercato", in quanto i costi
elevati per la realizzazione delle infrastrutture e la mancanza di
domanda rendono difficile individuare modelli di business
sostenibile.
Questo lavoro, in linea con gli obiettivi della Agenda Europea,
individua una possibile soluzione attraverso lo
sviluppo di un modello tecnico-economico sostenibile caratterizzato
principalmente dal riutilizzo delle
infrastrutture esistenti.
Il modello proposto consente agli ISPs di fornire servizi a banda
larga nelle zone di “digital divide” attraverso
l’utilizzo delle infrastrutture di broadcasting esistenti. Il
broadcaster può infatti mettere a disposizione degli ISPs, oltre
alle torri, anche una parte della sua capacità della rete di
trasporto, consentendo loro di connettere l’utenza finale al
cosiddetto Internet Exchange Point.
I siti destinati al broadcasting radiotelevisivo, soprattutto
quelli degli operatori con obblighi di servizio pubblico, sono
tipicamente situati su tutto il territorio nazionale: il loro
servizio raggiunge coperture vicine al 100% della popolazione.

Reti comunitarie: una soluzione al digital divide dove non c'è
profitto per gli operatori

Saverio Proto, Rappresentante NINUX
I margini di guadagno degli operatori TLC sono sempre più bassi.
Costruire e mantenere in esercizio reti di
telecomunicazioni ha un costo, e lì dove non c'è un bacino di
utenza adeguato l'operatore non fa investimenti in quanto
andrebbe a perdere.
La wireless community Ninux.org è un gruppo di appassionati ed
attivisti che costruisce reti al di fuori di logiche commerciali.
La scelta di Ninux.org è stata quella di costruire una rete
wireless per sperimentare e divertirsi, fornendo anche un servizio
di connessione ad Internet lì dove c'è digital divide e
difficoltà per gli operatori a portare un servizio a chi ne ha
bisogno.

"BuB": Bottom-up Broadband
Roger Baig Viñas Rappresentante comunità wireless catalana
Guifi
guifi.net is a “Bottom-up Broadband” initiative led by their
participants. The participants are of any type: individuals,
professionals, communities, associations, SME's,
municipalities, etc. These participants are the true stakeholders
who provide the investments to build network infrastructures and
agree on a common peering agreement to provide open, free and
neutral transit over all the network, therefore the whole network
become a crowfunded true public commons, brings connectivity to all
for their own benefit and returns the investment to their
participants, who still retain the ownership of infrastructure they
contribute.
The “Bottom-up Broadband” initiative contributes to the
reduction of the digital divide because it allows the end user to
have a true active attitude for covering his own needs and the free
network model is the one which fits the best with this type of
initiative because it optimizes the resources needed to build up an
IP network.
The Fundació Privada per a la Xarxa Oberta, Lliure i Neutral
guifi.net is a non-for-profit, non-governmental and non-partisan
foundation aimed to give support to the guifi.net “Bottom-up
Broadband”. It is a member of several organizations like
RIPE-NCC, European Network of Living Labs, CATNIX (the Catalan
Internet Exchange Point), etc. have agreements with many
Municipalities and Regional Administrations as well as with the
Catalan Government for both WiFi and Optical Fibre projects and is
a member of the consortia of two research projects fund by the EU
(CONFINE and Commons for Europe).

Telemedicina e digital divide: un’accoppiata
possibile?

Ugo Galluccio Managing Director New Oriented Solutions Italy
S.r.l.
L’OMS (organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la
telemedicina come ”erogazione di servizi sanitari, quando la
distanza è un fattore critico”. Attraverso la telemedicina un
operatore sanitario (medico o paramedico) è messo in condizione di
esercitare le proprie competenze professionali, grazie ad un
collegamento telematico con un paziente e/o un altro operatore
sanitario. Le applicazioni sono molteplici e spaziano dalla
telediagnosi, alla teleassistenza, allo scambio di informazioni
sanitarie, estendendosi anche ai servizi sociali ed
assistenziali.

E evidente come la telemedicina sia tanto più utile a soddisfare
la domanda di servizi sanitari dei cittadini quanto più questi
ultimi si trovano a vivere in zone in cui i le strutture sanitarie
sono meno presenti, e quindi in territori montani e rurali.
D’altro canto questi territori sono quelli che più di altri
soffrono di quel gap tecnologico, derivante dalla carenza di
un’infrastruttura di telecomunicazione, che va sotto il nome di
“digital divide” e pertanto sono quelli in cui risulta più
problematica una adeguata diffusione di servizi di telemedicina
affidabili ed efficaci a costo contenuto.
Quali accorgimenti possono essere adottati per superare
l’impasse? La scelta di idonee piattaforme trasmissive, la
definizione di standard di comunicazione e di requisiti di
interoperabilità con le reti esistenti sono fattori
imprescindibili ai fini di uno sviluppo armonico dei servizi di
telemedicina. In questo modo si potranno diffondere in maniera
sostenibile i servizi sanitari dove ancora mancano e quindi si può
concludere che la telemedicina rappresenta uno strumento di
globalizzazione democratica del territorio.

Ponza: Un’infrastruttura Last Mile
distribuita

Remo Tabalelli Responsabile Tecnico LV7 – T-Services
A Ponza il Digital Divide era totale, l’infrastruttura di
distribuzione Telecom è praticamente assente la connettività via
doppino è ridotta ai minimi termini e non è in grado di
distribuire altro (e con difficoltà) che solo la normale telefonia
“tradizionale”. Si è quindi provveduto a costruire
l'intera struttura di distribuzione portando la banda larga
tramite l'utilizzo di tecnologie MESHMANET basate su WiFi.
Oggi i dati di traffico di Ponza mostrano un utilizzo medio mensile
pari a oltre 2.5 Tbytes in download e oltre 700 Gbytes in
upload.

Accessi WiFi in luogo pubblico – Autenticazione
Federata

Dino Bortolotto Presidente Assoprovider
Una soluzione per le problematiche normative ed un modello di
business cooperativo nel settore delle TLC

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