OSSERVATORIO POLIMI

Nfc, una chance di business

I cellulari avanzati spingono i pagamenti di prossimità. Entro il 2016 previsto un mercato
potenziale di 25 milioni di utenti con 8 miliardi di transato proximity. Alessandro Perego (Polimi): “Il 25% sarà costituito da persone che non hanno mai utilizzato carte di pagamento”

Pubblicato il 14 Lug 2013

Claudio Rorato

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Due per uno. Non è una moltiplicazione, né l’offerta di un supermercato. Ma la fotografia della telefonia mobile, che dà una spinta significativa a pagamenti, servizi e acquisti elettronici. La lepre prende la tartaruga, la carica in spalla e continua a correre. Se in Italia la diffusione di cellulari avanzati, gli smartphone, è a livelli di leadership mondiale, così non si può dire per gli strumenti per il pagamento elettronico in ambito consumer. Un italiano, in media, effettua 25 transazioni con carta di debito o credito, circa la metà di uno spagnolo e poco più di un quinto di un francese. Amiamo il contante, non c’è dubbio. E i 400 miliardi annui di acquisti in contanti lo evidenziano. La familiarità con i cellulari ha permesso, tra il 2011 e il 2012, di aumentare di circa il 30% l’uso di strumenti mobile per effettuare pagamenti, acquisti o usufruire di servizi in modalità remota.

“I vantaggi di una significativa diffusione del Mobile Payment – spiega Alessandro Perego, Ordinario al Politecnico di Milano e responsabile scientifico dell’Osservatorio NFC&Mobile Payment – riguardano, innanzi tutto, l’abbattimento dei costi di gestione del contante e la maggiore velocità di pagamento. Nel primo caso, la ricerca evidenzia che gestire la moneta costa tra l’1% e il 2% del fatturato in contante. Nel secondo caso, invece, gli impatti si riflettono positivamente sul livello dei ricavi e sui costi interni, con un minor numero di casse aperte”. Agli evidenti benefici fa, però, riscontro un generalizzato attendismo da parte degli esercenti. Molti non hanno ancora sviluppato l’idea di misurare gli impatti di queste soluzioni sull’organizzazione, perché convinti che l’innovazione del Mobile Payment sia prevalentemente generata dai clienti. “È soprattutto la Gdo – prosegue Perego – a percepire il pagamento elettronico come un’opportunità per fare business. Il negozio di vicinato e, in genere, i piccoli esercizi, sono ancora distanti dall’adozione di sistemi mobile in grado di gestire acquisti, servizi e pagamenti”.

Sul fronte delle tecnologie mobile si sta affacciando con prepotenza il Mobile Proximity Payment. A differenza della modalità “remote”, quella “proximity” presuppone la vicinanza fisica tra il dispositivo del cliente e quello dell’esercente, nonché l’utilizzo di tecnologie a “corto raggio” (Nfc). Le stime dell’Osservatorio parlano di una crescita del numero dei possessori di telefoni abilitati alla “proximity” da 2,5 milioni di fine 2012 ai circa 6 milioni di fine 2013. “Gli scenari sono incoraggianti – continua Perego – perché l’utenza del Mobile Proximity Payment potrà variare dai 6 ai 10 milioni e più, con un mercato potenziale di 25 milioni di utenti. Tra questi ultimi, quasi il 25% sarà costituito da persone che non hanno mai utilizzato carte di pagamento”.

Una fetta significativa di nuovi utenti passeranno dal buio tecnologico all’empireo dorato dei servizi Nfc. Senza incentivi di sorta a esercenti e utenti si ipotizzano oltre 8 miliardi di transato proximity entro 3 anni; un approccio con incentivi a entrambi gli attori coinvolti spinge, invece, il valore a quasi 11 miliardi. Un vero boom! La validità di un approccio sistemico è ancor più chiaro: ogni euro investito con incentivi coordinati su utenti ed esercenti, rende quasi il 140% in più di un euro investito senza interventi di sostegno. Si apre, allora, un ulteriore capitolo. Se i pagamenti elettronici, remote e proximity, ne aumentano la tracciabilità, perché non incoraggiare queste soluzioni? Perché non accelerare l’attuazione dei decreti Salva Italia e Sviluppo bis per quanto riguarda queste misure, che impattano sull’evasione fiscale, ma anche sulla creazione di servizi più ampi, che permettono l’accesso a piscine, biblioteche, trasporti e così via? Non dimentichiamo anche la necessità di porsi degli obiettivi ambiziosi. La Turchia prevede, entro il 2023, di eliminare quasi del tutto i pagamenti non elettronici. E qui si apre anche un altro capitolo, ampio e delicato, più volte sfiorato, ma mai seriamente affrontato: la riforma del sistema fiscale.

La tracciabilità dei pagamenti da sola non basta. Occorre spingere su comportamenti che incoraggino la richiesta di documenti a riprova degli acquisti, con misure che consentano la deducibilità delle spese. Uno stato moderno per regolare l’evasione non può affidarsi solo ai controlli. Ha bisogno di cambiare le regole del gioco. E quando il gioco si fa duro, i duri scendono in campo!

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