MERCATO UNICO DIGITALE

Un super-vigilante sugli Ott: l’Europa pensa a un regolatore “speciale”

Secondo un documento visionato dal Wsj la Commissione Ue starebbe valutando l’ipotesi di dare vita ad un organo ad hoc dedicato alla “supervisione” delle piattaforme Internet. Già sul piede di guerra le aziende Usa: “L’Europa fa cyber-protezionismo”

Pubblicato il 24 Apr 2015

Patrizia Licata

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L’Unione europea potrebbe creare un nuovo potente organo regolatore per vigilare su molte delle aziende basate su Internet, la maggior parte americane: è quanto si ricava da un documento interno visionato dal Wall Street Journal. Secondo il quotidiano americano, l’Europa è preoccupata dalla minaccia economica rappresentata da colossi come Google e Facebook e sarebbe pronta a porre un nuovo ostacolo sul loro cammino. Molte di queste web companies Usa sono già alle prese con indagini e cause legali per motivi che vanno dal presunto abuso di posizione dominante alla possibile elusione fiscale.

Il documento, preparato a febbraro da alti funzionari del team del commissario digitale Günther Oettinger, fornisce le linee guida per una regolamentazione delle piattaforme online in Europa che va oltre la strategia generale per il digitale che l’Ue si prepara ad annunciare a maggio. Il progetto includerebbe una “indagine a tutto campo” sul ruolo di queste aziende.

Il documento afferma che alcuni siti web — come motori di ricerca, mercati online e social network — “si stanno trasformando in super-nodi che possono essere di importanza sistemica” per il resto dell’economia. “Solo una parte molto limitata dell’economia non dipenderà da questi nodi in futuro”. Il documento cita 32 esempi di tali piattaforme e tutti, tranne cinque, sono americani; uno solo è europeo, il servizio svedese di streaming musicale Spotify.

Una mancanza di trasparenza su come queste piattaforme sono gestite, dice il documento, permette loro di sfruttare il potere di mercato acquisito a spese di altre aziende e dei consumatori, potenzialmente mettendo “l’intera economia europea a rischio”. La soluzione, si legge ancora, è un nuovo “contesto di supervisione” che governa le relazioni tra le piattaforme Internet e le altre aziende.

Tale nuovo contesto potrebbe includere un divieto delle pratiche “sleali” come le clausole di price-parity (accordi che impediscono a un venditore che usa una certa piattaforma di offrire un prezzo migliore altrove) e il requisito che chi gestisce la piattaforma non discrimini tra i suoi servizi e quelli di terze parti (un’accusa spesso rivolta a Google).

Per garantire il rispetto di queste regole verrebbe creato un organismo centrale pan-europeo col potere di controllare l’utilizzo che le piattaforme online fanno dei dati e di risolvere le dispute tra i gestori delle piattaforme e le aziende clienti.

Non solo: le piattaforme online dovrebbero diventare interoperabili, permettendo ai loro clienti di passare agevolmente tra un provider e l’altro. Quest’ultimo requisito è stato spesso chiesto dalle telco europee, che si lamentano di dover rispettare stringenti norme sull’interoperabilità e l’open access mentre le aziende hitech Usa non sottostanno agli stessi obblighi.

Dal canto loro le aziende americane sono convinte che l’Europa stia solo facendo “cyber-protezionismo”: vuole rafforzare la regolamentazione per il mondo Internet – attaccando le aziende americane su più fronti, dalle tasse alla concorrenza – per favorire i player locali.

Secondo quanto riporta il Wsj, nel suo documento il team di Oettinger isola gli operatori delle piattaforme americane facendole oggetto di specifiche critiche. Alcune imporrebbero tariffe troppo alte e non creerebbero valore per l’economia e posti di lavoro quanto sostengono.

“Anche se gli sviluppatori di app dell’Ue rapprsentano il 42% delle revenues globali delle app consumer, nel totale la bilancia commerciale della app economy dell’Ue è negativa soprattutto a causa delle tariffe delle piattforme per app che gli sviluppatori europei devono pagare sul loro guadagno agli operatori nord-americani”, si legge nel paper.

Ancora, il documento afferma che i negozi online Amazon e Etsy possono escludere qualunque azienda dai loro sistemi senza alcun preavviso se sospettano che queste aziende non rispettino i loro termini e condizioni, senza bisogno di addurre prove concrete.

E’ anche vero che si tratta di un documento, non di una politica ufficiale dell’Unione europea. Per diventarlo dovrebbe trasformarsi in una proposta della Commissione europea ed essere approvata dai governi nazionali e dal Parlamento Ue. Regole più severe per le grandi Internet companies sarebbero gradite a Parigi e Berlino, ma altri governi nazionali, Londra in primis, potrebbero non essere altrettanto favorevoli, nota il Wsj.

Al riguardo, il commissario Oettinger ha solo indicato di aver chiesto al suo dipartimento di preparare il documento per “studiare tutte le opzioni” e che non è stata presa alcuna decisione. Qualunque decisione sarà il frutto di una consultazione con i governi e i regolatori nazionali. Tuttavia, con la strategia per il mercato unico digitale potrebbe arrivare un’ampia indagine delle piattaforme Internet, come si evince anche da un altro documento della Commissione visionato dal Wall Street Journal. Inoltre, in un recente discorso, Oettinger ha detto che le aziende online europee dipendono oggi da pochi player non-Ue perché il nostro continente ha perso delle opportunità nello sviluppo delle piattaforme online e che è ora di “sostiture i motori di ricerca, i sistemi operativi e social network esistenti”, pur senza fare nomi.

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