Il tubo catodico è andato in pensione, sono arrivati gli schermi
piatti, tutti sono passati – volenti o nolenti – al digitale
terrestre. Dietro i televisori compaiono le prese Usb e le slot per
le card, si discute se sono meglio quelli al plasma o Lcd (anzi,
con la nuova tecnologia Led), la distanza abissale fra computer e
televisore si è ridotta… insomma cosa si vuole di più? Se
guardate bene, tuttavia, le interfacce vecchie, quelle che ci
complicano la vita, sono ancora numerose.
Vediamo:
1.Registrare programmi è ancora troppo complicato. Gli Epg,
Electronic Program Guide, associati ai decoder di pregio, restano
oggetti misteriosi. I telecomandi che governano la programmazione
sul televisore e la videoregistrazione richiedono almeno due
lauree, una in ingegneria e l’altra in psichiatria.
2.Vorrei conservare indefinitamente quello che vedo. Naturalmente
non penso a uno scaffale dell’Ikea pieno di Dvd fatti in casa. Se
tengo tutto il mio archivio e data base in un cloud storage, a cui
accedo da qualunque stanza d’albergo in viaggio, o nella casa al
mare o seduto al bar, perché non potrei fare altrettanto con film,
serie tv, e quella volta che mi hanno intervistato a Uno Mattina?
Perché non esiste qualcosa di pratico che mi permette, premendo
una specie di tasto “salva”, di mandare su un cloud un
frammento della programmazione televisiva che sto guardando, e che
mi interessa? Non sono tutti file digitali, adesso?
3.Il collegamento rete-computer-televisione è ancora fiacco come
un pensionato dell’Inps. Cavetti, prese scart, coassiali, roba da
antiquariato. No bluetooth, no wi-fi. Il lato B del televisore è
ancora un intrico di patetici collegamenti. Teoricamente si può
passare dal computer alla tv, esistono cose come Apple Tv e perfino
Cubovision di Telecom Italia: l’oggetto con meno appeal di tutta
la galassia e, se avete dei dubbi, guardate il surreale tutorial su
YouTube http://www.youtube.com/watch?v=2Ld2yXYaJ4Q.
Pensate ai vostri smartphone e tablet e concorderete che per la tv,
digitale o non digitale, siamo ancora lontani dall’eccellenza. Le
fabbriche di televisori a queste cose non pensano, basta annunciare
lo strabiliante numero dei pixel. Ma che succede se entra nel
mercato televisivo qualcuno che si occupi di interazione
uomo-macchina con la qualità richiesta dall’informatica e dalla
telefonia? Pensate ad Apple per esempio, che ha divorziato da
Samsung, si è fidanzata con Sharp e sta lavorando a una nuova
generazione di display IGZO, cioè fatti con indio, gallio e zinco.
Glenville (un bel blog), ha fatto una simulazione di quello che
potrebbe avvenire
(http://www.gregoriopaolini.it/2011/11/la-tv-di-apple-se-arriva-scassa-tutto.html).
Insomma, il vero patto fra tv-smartphone-cinema- internet broadband
deve essere ancora scritto.