“Erano dieci anni che nella PA si pensava solo a tagliare e a risparmiare, io ho sbloccato le assunzioni, ora per ogni dipendente che va in pensione uno viene assunto e in più è previsto un fondo per ingressi straordinari: 130 milioni per il 2019, 320 per il 2020 e 420 per il 2021″. Così il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, in un’intervista a “Libero”.
“È un investimento necessario. Da avvocato so bene che molti imprenditori stranieri non investono in Italia per via della paralisi della giustizia: una delle cause principali è la carenza di personale e di magistrati. Possiamo rivoluzionare le norme del processo, ma se poi manca chi deve ordinare i fascicoli o il personale va via alle due, le udienze vengono fissate di anno in anno. Vale lo stesso per la sanità, la scuola e la sicurezza. Per far girare l’economia, la PA deve funzionare”.
“Le assunzioni non vanno disprezzate. Ho previsto anche l’assunzione di esperti in digitale, in semplificazione, tecnici, ingegneri e competenti nell’impiego di fondi strutturali dell’Ue, risorse che l’Italia perde ogni anno perché non abbiamo – per l’appunto – personale specializzato nell’utilizzarli. Un importante cambiamento, comunque, avverrà con l’introduzione del corso di laurea in Pubblica amministrazione che sto mettendo a punto con Bussetti e Guidesi. A diciott’anni, dopo il diploma, si partecipa a un concorso e se si vince non solo si viene ammessi al corso di laurea ma si ha la certezza, poi, di entrare nella PA: cosi assumiamo solo giovani già formati”.
Che materie farà studiare? “Programmazione e controllo delle PA, management, digitalizzazione, diritto, lingue, materie tecniche, progettazione sui fondi strutturali”. Immagino tempi biblici. Entro giugno daremo la tempistica. Intanto, i concorsi saranno sprint: correzione automatizzata delle prove d’esame e pensionati reclutati per fare gli esaminatori”. Avremo l’impiegato del catasto laureato? “No, ma giovani preparati che entrano nella PA a 24 anni, anziché a 30 o a 35 come oggi”.
In settimana in aula diventa legge il disegno concretezza: niente più furbetti del cartellino? “Veramente io quelli li chiamo truffatori, perché tradiscono i colleghi e lo Stato. Sì, basta cartellino, introdurremo il controllo biometrico delle impronte digitali, dopo aver vinto una lunga lotta contro certe degenerazioni interpretative della legge che tutela la privacy”. È contro la tutela della privacy? “No, ma ritengo l’interesse della collettività ad uno Stato ben gestito superiore a quello del dipendente pubblico a non far conoscere le proprie impronte. In ogni caso, abbiamo superato il problema trasformando le impronte in codici alfanumerici. Così possiamo sapere se una persona è presente senza violare il segreto sulle linee del suo indice destro”.