TELECOM ITALIA

Telefonica “in manovra” su Telco?

In vista della scadenza del patto dei soci il 28 settembre, il gruppo spagnolo avrebbe avuto contatti preliminari con Mediobanca. Ma non si esclude un ritorno alla carica di Sawiris o di Slim

Pubblicato il 03 Set 2013

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Mediobanca ha avuto alcuni contatti preliminari con società interessate alla sua partecipazione nel capitale di Telco, holding di controllo di Telecom I., ma non e’ attivamente alla ricerca di un acquirente. Lo ha riferito alla Dow Jones Newswires una fonte a conoscenza del dossier. “E’ stato come quando si mette un appartamento in vendita. Le persone ti chiamano e vengono a visitarlo, ma poi non si va oltre”, ha sottolineato la fonte.

L’affare Vodafone-Verizon ha riportato l’attenzione su Telco perché qualsiasi cosa accadrà al colosso della telefonia italiana passerà dal patto che detiene il 22,4% di Telecom partecipato da Telefonica (46,18%), Generali (30,58%), Intesa Sanpaolo (11,62%), Mediobanca (11,62%).

Il risiko è partito dopo che Piazzetta Cuccia ha rotto gli indugi e ha svalutato la quota in Telecom dichiarando urbi et orbi che uscirà dall’investimento. La scadenza del patto è il 28 settembre e per quella data o Mediobanca avrà trovato un compratore per la sua partecipazione oppure libererà le sue azioni di Telecom dai vincoli del patto per poi venderle sul mercato.

Generali ha fatto chiaramente capire che in prospettiva uscirà da Telecom ma non è affatto detto che sfrutti già la finestra di settembre, mentre Telefonica ha tutto l’interesse affinché Telco non si sciolga, tanto che avrebbe fatto i primi passi (per ora informali) per valutare la possibile acquisizione della quota Telco messa in vendita da Mediobanca, anche se continua a restare oscura la strategia complessiva del gruppo guidato da Cesar Alierta. Per molti (Mediobanca in primis) è il partner industriale ideale per Telecom, anche se ai vertici del gruppo sembra che scommettano su un ritorno alla carica di Sawiris. E sullo sfondo, in attesa delle mosse di Telefonica, si staglia l’ombra di America Movil, compagnia che fa capo al messicano Carlos Slim. Slim conosce bene Telecom Italia. Cercò di divenirne il primo azionista nel 2007 senza successo. In ambienti finanziari c’è chi fa notare come, qualora Telefonica dovesse mostrare di considerare chiusa la sua avventura in Italia, Slim sarebbe pronto a intervenire.

Secondo una fonte vicina alla vicenda “è difficile per Telefonica cambiare la situazione attuale su Telco, a causa dei vincoli antitrust sulle controllate in Brasile e Argentina. Ma penso che reagirà immediatamente (per mantenere la presa sul gruppo telefonico italiano) se il controllo di Telecom Italia fosse a rischio”.

Secondo altre due fonti vicine alla vicenda, se Mediobanca non trovasse un acquirente, uscirà dalla holding e venderà sul mercato. Più attendista la posizione di Generali e Intesa , disposte a rimanere nella holding anche dopo la scadenza di fine mese, ma aperte a tutte le possibilità per valorizzare la loro partecipazione. “Telefonica sarebbe invece favorevole all’ingresso in Telco di investitori finanziari, fondi di private equity o altro”, dice la prima fonte.

In questo contesto una nuova iniziativa del presidente esecutivo Franco Bernabè, che porti un nuovo socio pronto ad acquistare una quota di controllo del gruppo telefonico, oggi potrebbe avere maggiore efficacia, rispetto ai tentativi realizzati negli ultimi mesi. L’uscita da Telco consentirebbe ai soci italiani di vendere la partecipazione di Telecom Italia, senza sottostare ai vincoli imposti dai patti. All’interno di Telco devono sottostare al diritto di prelazione di Telefonica sulle loro quote.

Se i soci italiani trovassero un acquirente prima del 28 settembre, il gruppo spagnolo potrebbe esercitare il diritto di prelazione. In questo modo manterrebbe il controllo sul gruppo, ma dovrebbe pensare a un riassetto delle attività in Sudamerica per obblighi antitrust. Nel caso fosse solo Mediobanca a uscire da Telco, Telefonica diventerebbe il socio di maggioranza assoluta della holding, ma questo elemento non sembra essere sufficiente a creare difficoltà sul fronte antitrust in Sudamerica. “Telefonica, per ottemperare agli obblighi di Anatel, non deve incrementare la sua partecipazione indiretta in Tim Brasil – spiega la fonte – Se sale la sua quota relativa in Telco, ma non varia quella in Telecom Italia, le autorità sudamericane dovrebbero dare il via libera”.

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