Le reti green stanno diventando il perno attorno al quale ruota la trasformazione sostenibile del settore delle telecomunicazioni. In un contesto in cui le reti digitali rappresentano l’infrastruttura critica dell’economia e della società, il passaggio a modelli a basso impatto ambientale è oggi un obiettivo non più rimandabile.
Non si tratta solo di una risposta a pressioni normative sempre più stringenti, ma di una necessità strutturale per un comparto che registra un incremento costante del fabbisogno energetico, alimentato dalla diffusione del 5G, dalla crescita dei consumi di dati e dalla pervasività dei servizi cloud. Secondo l’International Telecommunication Union (Itu), l’industria digitale è destinata a pesare sempre di più nelle emissioni globali di gas serra. La svolta green, quindi, si configura come una risposta sistemica al rischio climatico.
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Fibra ottica, rinnovabili e AI al centro delle reti green
Nel cuore delle reti green troviamo tre asset fondamentali: la sostituzione del rame con la fibra ottica, l’alimentazione delle reti con energia rinnovabile e l’adozione dell’intelligenza artificiale per la gestione dinamica dei consumi.
La fibra ottica non solo garantisce migliori prestazioni, ma consuma molta meno energia rispetto al rame. Telefónica ha comunicato che, nel passaggio alle reti in fibra, ha risparmiato oltre 208 GWh in tre anni, riducendo 56.500 tonnellate di CO2. A sua volta, Swisscom ha da tempo completato la transizione all’energia verde per l’alimentazione delle proprie infrastrutture, mentre in America Latina Vivo (Telefónica) ha attivato un sistema di produzione interna da fonti solari, idroelettriche e biogas, arrivando a coprire il 20% del proprio consumo.
Intelligenza artificiale e circolarità
L’adozione di tecnologie AI-driven consente una regolazione intelligente delle reti in funzione della domanda: i sistemi automatici spengono o riducono i carichi nei momenti di traffico ridotto, evitando sprechi. Questa logica di ottimizzazione proattiva è ciò che distingue le reti green dalle reti convenzionali.
A questo si aggiunge l’evoluzione verso una gestione circolare delle apparecchiature. Il riutilizzo di router, modem e set-top box diventa una prassi diffusa: BT Group, ad esempio, ha rigenerato oltre 2,4 milioni di dispositivi, con un tasso di riuso superiore al 70%. La strategia green include anche la riduzione delle plastiche, la progettazione modulare e l’introduzione della tecnologia e-sim per eliminare la necessità di supporti fisici.
Regolazione europea e investimenti mirati per reti green
Il passaggio alle reti green è accelerato anche dal quadro regolatorio. La Commissione Europea, attraverso il Green Deal e il pacchetto Fit for 55, impone una riduzione netta delle emissioni entro il 2030, anche per le telco. In questo contesto, la rendicontazione Esg, i target science-based e la finanza sostenibile si impongono come leve di innovazione e trasparenza.
Tuttavia, la trasformazione richiede risorse. Gli investimenti per la transizione sono consistenti, e in alcune aree del mondo l’accesso a fonti energetiche rinnovabili è ancora limitato. Inoltre, la standardizzazione dei parametri ESG resta una sfida, rendendo difficile la comparabilità dei risultati tra operatori.
Le reti green come infrastruttura della transizione digitale
Le reti green incarnano il nuovo paradigma delle telecomunicazioni: connettività, efficienza, sostenibilità. Oltre a rappresentare una scelta responsabile, esse si pongono come condizione abilitante per una digitalizzazione a impatto zero, fondamentale per affrontare le sfide ambientali globali.
Attraverso la combinazione di tecnologie smart, energie rinnovabili, architetture ottimizzate e una cultura industriale fondata sull’economia circolare, il settore telco può guidare la transizione verso un modello sostenibile. Le reti del futuro non saranno solo più veloci, ma anche più verdi. E chi saprà investire in questa direzione costruirà un vantaggio competitivo duraturo.