Iliad e Metlen Energy & Metals, multinazionale greca specializzata nelle soluzioni per l’energia e la metallurgia, hanno sottoscritto un Power purchase agreement (Ppa) della durata di dieci anni per la fornitura di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili a partire dall’1 gennaio 2026.
Indice degli argomenti
Cosa prevede l’accordo
Nello specifico, la fornitura di energia pulita sarà garantita da un nuovo parco fotovoltaico in provincia di Latina, con una potenza totale di 15,2 Megawatt (Mwp). Con quasi 25mila pannelli solari a disposizione, si legge in una nota della società, Iliad disporrà di circa 20 Gigawattora (GWh) l’anno di energia elettrica da fonte rinnovabile, equivalente alla quantità di energia necessaria a coprire il consumo medio annuale di 7.407 famiglie di quattro persone. Inoltre, il Ppa consentirà di risparmiare l’emissione di 49.200 tonnellate di CO2eq nei dieci anni di durata dell’accordo.
“L’intesa con Metlen è il secondo tassello di una strategia più ampia, avviata con un primo Ppa annunciato a febbraio 2024, e conferma l’impegno di iliad verso un business sempre più responsabile nei confronti dell’ambiente e delle future generazioni”, si legge nella nota. I due Ppa permetteranno una produzione annua di 68 GWh di energia rinnovabile.
La firma del secondo Ppa in Italia rappresenta per iliad un ulteriore passo verso il traguardo della riduzione del 90% delle emissioni (Scope 1,2,3) entro il 2050, uno degli obiettivi di gruppo convalidati dalla Science Based Targets Initiative (SBTi) nel 2024. Con questi accordi, l’operatore punta non solo a coprire il proprio fabbisogno con fonti rinnovabili, ma anche a contribuire allo sviluppo di nuova capacità energetica proveniente da fonti rinnovabili nel Paese. In questo modo, inoltre, Iliad concorre al raggiungimento di uno dei dieci obiettivi per il clima assunti dal gruppo nel 2021.
“Questo nuovo accordo rappresenta un ulteriore passo nel nostro percorso verso la sostenibilità e si aggiunge a quello annunciato lo scorso anno, avvicinandoci all’obiettivo di coprire il 50% dei nostri consumi diretti con energia rinnovabile entro il 2035 tramite Ppa”, commenta Benedetto Levi, amministratore delegato di Iliad. “Continuiamo ad agire in modo concreto per ridurre il nostro impatto sul clima e contribuire alla capacità energetica di tutto il Paese”.
Nikos Papapetrou, direttore esecutivo di M Renewables, del gruppo Metlen, aggiunge che si tratta di “un’operazione fondamentale per il nostro portafoglio italiano e un modello per le future partnership aziendali a sostegno della transizione energetica dell’Italia. Dimostra il nostro impegno a fornire energia competitiva e pulita agli utenti finali, accelerando al contempo gli obiettivi nazionali in materia di clima”.
L’impegno del gruppo iliad
Il gruppo Iliad, quinto operatore di telecomunicazioni in Europa, continua del resto a portare avanti con determinazione la propria strategia per il clima con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO₂ e decarbonizzare il proprio approvvigionamento energetico.
Negli ultimi mesi, oltre all’Italia, sono stati firmati due nuovi Ppa in Francia e uno in Polonia. Con questi accordi, la società conta ormai otto progetti di energia rinnovabile in Europa, per una capacità complessiva di 166,2 MW, arrivando a risparmiare l’emissione di circa 580mila tonnellate di CO2 per l’intera durata dei progetti. Inoltre, tali accordi permettono al Gruppo di assicurarsi energia da fonti rinnovabili a un prezzo competitivo e stabile nel lungo periodo.
Grazie ai Ppa firmati in questi anni, il gruppo raggiunge oggi una produzione di circa 219 GWh di energia rinnovabile all’anno, equivalente alla quantità di energia necessaria a coprire il consumo medio annuale di una città come Bari. Questo permetterà di coprire, nel 2027, il 15% del fabbisogno diretto di energia elettrica attraverso Ppa da fonti rinnovabili.
Rendere più efficace la strategia di sostenibilità: l’analisi di McKinsey
Secondo McKinsey, molti operatori di telecomunicazioni si sono prefissati obiettivi ambiziosi per decarbonizzare la propria impronta di carbonio, ma finora la maggior parte ha puntato sui task più accessibili. Alcuni hanno compiuto progressi nelle emissioni derivanti dalle proprie attività operative (Scope 1) e da quelle derivanti dall’energia utilizzata (Scope 2), come Iliad per l’appunto. Tuttavia, pochi hanno affrontato con decisione le emissioni, molto più impegnative, della propria catena del valore (Scope 3), che rappresentano la maggior parte della loro impronta di carbonio. La sfida è destinata a diventare ancora più ardua, poiché gli operatori dovranno confrontarsi con l’aumento delle emissioni derivanti dal crescente traffico dati e alla realizzazione di infrastrutture per le nuove reti 5G e 6G, necessarie per soddisfare la crescente domanda di servizi di telecomunicazione. Nonostante l’aumento dell’incertezza geopolitica, economica e politica, le aziende devono far fronte anche all’imperativo di mantenere un elevato tasso di crescita bilanciando gli effetti di eventi climatici estremi più frequenti e nel contesto di una maggiore regolamentazione in materia di sostenibilità. Le normative sulle emissioni si stanno inasprendo in Europa e nel resto del mondo, mentre in molte giurisdizioni stanno entrando in vigore obblighi di informativa obbligatoria. I progressi nella decarbonizzazione, o la loro mancanza, diventeranno più evidenti man mano che le aziende inizieranno a conformarsi alle nuove normative obbligatorie in materia di rendicontazione sul clima e alla nuova normativa sulla catena di fornitura.
Allo stesso tempo, molti investitori e consumatori si aspettano che le aziende agiscano. Nel 2024, molte aziende hanno deciso di interrompere i propri progetti sul fronte dei data center sia in Europa che in America Latina proprio a causa delle preoccupazioni in materia di sostenibilità. La recente indagine McKinsey dedicata ai clienti del settore delle telecomunicazioni, con 5mila partecipanti in cinque paesi, ha mostrato che il 45% dei consumatori attribuisce valore alla sostenibilità nei propri fornitori di servizi Tlc. Gli intervistati hanno inoltre ritenuto che alcuni operatori siano fino a due volte più sostenibili di altri negli stessi mercati. Affinché le aziende di telecomunicazioni compiano progressi più significativi verso la sostenibilità, è necessario che abbiano una comprensione approfondita sia della propria impronta di carbonio sia delle specifiche leve di decarbonizzazione a disposizione dell’azienda.
Analizzando le leve di decarbonizzazione disponibili lungo l’intera catena del valore, McKinsey ha per esempio scoperto che il 60% delle emissioni di un operatore integrato potrebbe essere ridotto con meno di 100 dollari per tonnellata di CO2, con fino al 15% di misure di decarbonizzazione che generano risparmi sui costi superiori all’investimento iniziale. Tuttavia, risulta evidente che gli operatori di telecomunicazioni non possono decarbonizzare le proprie emissioni di Scope 3 da soli: dovranno necessariamente collaborare con fornitori e clienti.