LA SOLUZIONE

Fibra e wireless, mix vincente contro il digital divide



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Portare la banda larga nelle aree rurali è spesso complesso e costoso per gli operatori tlc e le multiutility. Una risposta può essere l’integrazione di fibra e wi-fi, supportata da una gestione completamente centralizzata

Pubblicato il 14 mag 2025



banda larga rurale, texas wireless

Il digital divide, ovvero la disparità di accesso alle reti in banda ultralarga e alle competenze digitali, penalizza la competitività delle nazioni. Le zone rurali sono particolarmente colpite da questo divario, perché le opzioni tradizionali per la connettività a banda larga sono spesso inaffidabili o non disponibili. Una soluzione per superare il digital divide può essere l’integrazione di fibra e wi-fi, come dimostra il caso dell’operatore americano MyJec Broadband, la divisione comunicazioni della Jackson Electric Cooperative (Jec), che serve le comunità rurali della Contea di Matagorda e delle aree circostanti del Texas.

Con oltre 2.400 clienti broadband e piani di espansione per far crescere la rete fino a 10.000 case e aziende, MyJec sta riuscendo a trasformare la connettività nelle aree poco servite.

Digital divide, il caso di successo di MyJec Broadband

Come cooperativa di proprietà dei soci, Jec ha la missione di fornire servizi elettrici e di connettività a banda larga affidabili per la comunità.

I fornitori concorrenti non erano riusciti a soddisfare le aspettative dei clienti, spingendo i residenti a rivolgersi a MyJec per ottenere un servizio più affidabile. Inizialmente MyJec ha implementato il wireless broadband utilizzando le radio di Cambium Networks, ma nel tempo ha sentito la necessità di acquisire una maggiore capacità e scalabilità a lungo termine.

L’abbandono del fornitore Gpon (Gigabit passive optical network) esistente ha creato un problema strategico, dato che MyJec aveva bisogno di una soluzione in fibra ottica in grado di interoperare senza problemi con l’infrastruttura esistente, di fornire prestazioni superiori e di integrarsi con gli strumenti di gestione della rete esistenti, il tutto senza interrompere il servizio o richiedere un’intensa attività di sostituzione delle apparecchiature.

MyJec ha quindi scelto Cambium Networks per fornire una soluzione in fibra e wi-fi completamente integrata, supportata da una gestione centralizzata tramite cnMaestro. La piattaforma end-to-end di Cambium ha permesso a MyJec di scalare con sicurezza la propria rete in fibra con un’infrastruttura affidabile e gestibile.

Fibra e wireless per ottenere scalabilità e affidabilità

Con la scelta di Cambium, MyJec ha evitato di dover sostituire gli Ont (Optical Network Terminal) grazie all’interoperabilità con l’hardware precedente. Attualmente, ci sono circa 1.500 Ont distribuiti sul campo. L’apparecchiatura poteva essere integrata e gestita tramite cnMaestro, che il team utilizzava già ampiamente per la propria infrastruttura wireless.

L’implementazione della fibra Cambium e dei router Home Mesh RV22 Wi-Fi 6 ha portato dei benefici immediati: innanzi tutto la riduzione delle uscite dei tecnici grazie al provisioning e alla gestione da remoto; poi il netto miglioramento dell’esperienza del cliente grazie alla connettività ad alta velocità e a bassa latenza e alla forte copertura wi-fi. Infine le operazioni risultano semplificate grazie all’utilizzo di un unico pannello di controllo per la gestione della fibra e del wireless attraverso cnMaestro.

I clienti che in precedenza avevano provato servizi concorrenti sono tornati a MyJec per la migliore larghezza di banda e affidabilità.

“Il fatto che Cambium abbia lavorato con noi sull’interoperabilità è stato un grande vantaggio“, ha dichiarato Timothy Henderson di MyJec Broadband. “Non abbiamo dovuto affrontare lunghe trasferte per tecnici e materiali, né disinstallare e sostituire apparati: abbiamo semplicemente inserito i terminali Cambium nella rete e abbiamo continuato a operare”.

Digital divide, la situazione in Italia

Il digital divide o divario digitale è la disparità nell’accesso e nell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) tra diverse fasce della stessa popolazione (o tra popolazioni diverse). Il digital divide mette a rischio la piena partecipazione all’economia e alla società digitale, creando disuguaglianze tra i cittadini e impedendo a ogni individuo e impresa di godere di pari opportunità.

Il divario digitale può manifestarsi come divario di accesso alle infrastrutture: per esempio, differenze nella disponibilità di connessioni internet ad alta velocità​ (banda ultralarga). Può essere anche una disparità nell’utilizzo avanzato delle tecnologie, ovvero nella capacità di sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle innovazioni, come l’intelligenza artificiale. Il digital divide si presenta anche come divario nelle competenze digitali, e quindi nelle abilità nell’utilizzare strumenti digitali.​​

L’avanzata del fixed wireless access

Negli anni recenti le offerte commerciali sull’Fwa (fixed wireless access) hanno permesso di ampliare la copertura broadband usando una tecnologia che unisce connessione wireless e fissa. L’Fwa sfrutta, infatti, stazioni base (ripetitori) che trasmettono il segnale a un’antenna installata presso l’utente, offrendo un’alternativa alle reti cablate.

Queste caratteristiche stanno rendendo l’Fwa particolarmente vantaggioso per servire le aree in digital divide, dove far arrivare direttamente la fibra ottica o la copertura della rete mobile tradizionale sarebbe impraticabile per ragioni logistiche o tanto costosa da non giustificare l’investimento per gli operatori.

Secondo i dati dell’ultimo osservatorio Agcom, l’Fwa rappresenta in Italia l’11,4% delle connessioni da rete fissa.

Le iniziative per colmare il digital divide

Il governo italiano sta cercando di affrontare il divario digitale con la Strategia italiana per la banda ultra larga – Verso la Gigabit Society, che prevede il Piano Italia a 1 Giga e il Piano Italia 5G.

L’obiettivo di Italia a 1 Giga è raggiungere con la banda ultralarga le aree non coperte, spesso perché remote o isolate – le cosiddette aree bianche (a fallimento di mercato, in cui sono assenti interventi di investimento di operatori privati) e le aree grigie, dove sono già presenti una o più reti in banda larga, ma dove occorre un salto di qualità per la realizzazione di reti con velocità che si misurano in Gigabit.

Il Piano Italia a 1 Giga è il primo dei piani di intervento pubblico della Strategia italiana per la banda ultra larga – Verso la Gigabit Society, in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e prevede uno stanziamento di circa 3,8 miliardi di euro.

Con il Piano di intervento pubblico Italia 5G, il Governo vuole incentivare la realizzazione delle infrastrutture di rete per lo sviluppo e la diffusione di reti mobili 5G nelle aree a fallimento di mercato su tutto il territorio nazionale. Si tratta del primo Piano di investimenti pubblici, con una dotazione di 2,02 miliardi di euro, approvato a sostegno dello sviluppo del mercato mobile in Italia.

L’obiettivo è di incentivare la diffusione di reti mobili 5G in grado di assicurare un significativo salto di qualità della connettività radiomobile mediante rilegamenti in fibra ottica delle stazioni radio base e la densificazione delle infrastrutture di rete, al fine di garantire la velocità ad almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s in uplink, in aree in cui non è presente, né lo sarà nei prossimi cinque anni, alcuna rete idonea a fornire connettività a 30 Mbit/s in tipiche condizioni di punta del traffico.

Il ruolo delle telco nell’abbattere il digital divide

Nel mondo il digital divide è ancora enorme e allontana il raggiungimento dell’obiettivo Onu di connettività universale e significativa entro il 2030: il 35% della popolazione globale, infatti, non ha a disposizione una connessione internet a velocità sufficienti. La percentuale aumenta al 54% nei paesi a basso e medio-basso reddito, principalmente a causa dell’assenza delle infrastrutture digitali necessarie. Nel totale, 2,6 miliardi di persone sono tagliate fuori dall’accesso alla rete.

Colmare il gap richiede investimenti per 1,6 trilioni di dollari – uno sforzo enorme per le telco che potrà essere fatto solo accedendo a strumenti di finanziamento innovativi e, anche, grazie al sostegno pubblico, come hanno due studi separati dell’Itu, l’International telecommunication union dell’Onu, e della società di ricerche Analysys Mason.

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