L’ANALISI

Data center, boom tra crescita e sostenibilità: il caso Portogallo e le nuove frontiere europee



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L’espansione senza precedenti in Europa è trainata dalla trasformazione digitale e dalla domanda crescente di intelligenza artificiale e cloud computing. Ma questa crescita impone nuove sfide in termini di rispetto per l’ambiente. Tra le strategie emergenti l’attenzione all’efficienza, l’innovazione tecnologica e l’impiego massivo di energie rinnovabili, come dimostra il caso del Portogallo. Focus anche sul nuovo polo OVHcloud a Milano.

Pubblicato il 26 mag 2025



crescita e sostenibilità dei data center

I data center sono ormai il cuore pulsante del mondo digitale. Con l’accelerazione di cloud computing, intelligenza artificiale e servizi digitali, l’Europa sta vivendo un vero e proprio boom in termini di nuove infrastrutture. Secondo il report JLL EMEA Data Center Q4 2024, il mercato europeo dei data center crescerà del 25% annuo nei prossimi tre anni, superando di gran lunga il tasso globale del 15%. Una spinta trainata in particolare dai mercati FLAP-D (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi, Dublino), dove nel solo 2024 le attività di pre-locazione hanno toccato i 702MW. Questo trend mette in evidenza l’urgenza di bilanciare crescita e sostenibilità dei data center su scala continentale.

Tuttavia, questa espansione porta con sé enormi pressioni sulle infrastrutture energetiche e sui sistemi di regolazione. In tutta l’area Emea si moltiplicano le iniziative per gestire il consumo energetico, aumentare la resilienza della rete e introdurre normative in grado di bilanciare crescita e sostenibilità.

La svolta tedesca e la corsa alla regolamentazione sostenibile

La Germania è il primo Paese europeo ad aver recepito l’articolo 15 della Direttiva europea sull’efficienza energetica (EED) nel nuovo Energy Efficiency Act (EnEFG). Si tratta di un passaggio epocale che impone obiettivi stringenti: dal 2027 i data center dovranno utilizzare il 100% di energia da fonti rinnovabili, e quelli avviati dal luglio 2026 dovranno raggiungere un PUE (Power Usage Effectiveness) pari a 1,2 e un ERF (Energy Reuse Factor) minimo del 10%.

Questi standard stanno diventando un modello per altri Paesi. Per gli operatori, significa ripensare il design e la gestione delle infrastrutture digitali, adottando sistemi di monitoraggio avanzati, pratiche di economia circolare e una stretta collaborazione tra landlord e tenant.

L’adattamento degli investitori: ESG e nuove metriche di sostenibilità

La crescita e sostenibilità dei data center è diventata anche una priorità per il mondo degli investimenti, che deve affrontare nuove complessità ESG in un settore caratterizzato da elevati consumi energetici e normative in rapida evoluzione. Per i grandi investitori immobiliari, i data center rappresentano una sfida nuova e complessa. Le strategie ESG tradizionali non sono più sufficienti: serve un approccio su misura, che includa indicatori come PUE, WUE (Water Usage Effectiveness), REF (Renewable Energy Factor) e CUE (Carbon Usage Effectiveness). Un caso emblematico è quello di un importante fondo europeo supportato da JLL, che ha riprogettato la propria strategia ESG per includere le peculiarità dei data center, integrando criteri DNSH (Do No Significant Harm), rating SFDR e metriche ISO/EN.

Le tecnologie emergenti: tra SMR, HVO e raffreddamento a immersione

La sostenibilità non può prescindere dall’innovazione tecnologica. Tra le soluzioni emergenti:

  • Small Modular Reactor (SMR): micro-reattori nucleari promettono energia stabile e a basso impatto, ma restano ostacoli legati a costi, accettabilità e tempi di adozione.
  • HVO e storage a batteria: per sostituire i generatori diesel tradizionali, alcuni operatori stanno puntando su carburanti alternativi come l’HVO e su sistemi di accumulo BESS e LDES.
  • Raffreddamento e consumo idrico: soluzioni come il Direct-to-Chip e il raffreddamento a immersione stanno riducendo drasticamente il consumo di acqua, mentre si affermano nuove metriche di sostenibilità legate alla gestione idrica.

GRESB, da parte sua, sta sviluppando un framework di valutazione ad hoc per i data center, in collaborazione con iMasons, con l’obiettivo di definire indicatori settoriali specifici a partire dal 2026.

Il Portogallo: nuovo hub europeo del cloud alimentato da rinnovabili

Se i mercati FLAP-D iniziano a mostrare limiti fisici e regolatori, il Portogallo si presenta come una nuova frontiera per i data center in Europa. Con una capacità attuale di soli 15MW, il Paese sta rapidamente scalando grazie a progetti ambiziosi: AtlasEdge (9,3MW), Merlin Properties (180MW) e soprattutto Start Campus – SINES 4.0, una struttura colossale da 1,2GW interamente alimentata da energia rinnovabile.

Lisbona è al centro di importanti rotte di connettività sottomarina, ospitando infrastrutture strategiche come i cavi 2Africa e Google Cloud. La combinazione di energia verde (oltre il 70% della produzione elettrica del Paese), clima favorevole e ampia disponibilità di suolo rende il Portogallo una meta sempre più appetibile per operatori cloud e AI.

Il commento di BCS Consultancy: il modello Start Campus come esempio di riferimento

Il progetto Start Campus si inserisce in un contesto europeo in cui crescita e sostenibilità dei data center rappresentano due facce della stessa medaglia: la capacità di innovare tecnologicamente deve andare di pari passo con la responsabilità ambientale. Secondo Luca D’Alleva, Head of Service per il Cost Management di BCS Italia, “progetti come Start Campus rappresentano un’opportunità concreta per ripensare la sostenibilità nei data center”. Tuttavia, avverte, il rischio è che restino eccezioni. Serve un cambio di paradigma: incentivi pubblici, standard più severi e una maggiore sinergia tra pubblico e privato.

Il modello SINES 4.0, con il suo raffreddamento naturale e la stretta connessione con fonti rinnovabili, potrebbe diventare uno standard replicabile, ma solo se accompagnato da strategie scalabili e personalizzabili a seconda delle condizioni geografiche. La sfida non è solo costruire potenza, ma farlo responsabilmente.

OVHcloud rafforza la sua presenza in Italia: sostenibilità e sovranità nel nuovo data center di Milano

Il nuovo data center di OVHcloud a Milano rappresenta un punto di svolta per l’infrastruttura digitale italiana. Situato in una posizione strategica, l’impianto ospiterà la seconda regione europea multizona (3-AZ) per il Public Cloud, offrendo servizi resilienti, sovrani e ad alta disponibilità.

L’apertura della regione 3-AZ, prevista entro fine 2025, garantirà un SLA del 99,99%, oltre a tecnologie avanzate come istanze di computing, object e block storage, database gestiti e Kubernetes, tutte distribuite su tre zone di disponibilità.

Ma ciò che distingue questo progetto è l’approccio sostenibile: OVHcloud integra da anni nella propria strategia un modello basato sul controllo dell’intera filiera — dalla progettazione dei server all’orchestrazione della rete in fibra — ottenendo prestazioni ambientali tra le migliori del settore. Il nuovo data center sarà certificato secondo gli standard ISO e qualificato ACN per l’infrastruttura e i servizi Public Cloud, garantendo massima trasparenza, efficienza energetica e tracciabilità dei dati.

Durante l’OVHcloud Summit 2025, svoltosi proprio a Milano, il gruppo ha ribadito l’importanza di un ecosistema cloud aperto, sostenibile e collaborativo, con focus su innovazione, imprenditorialità e transizione green.

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