Il conflitto Israele-Iran si è evoluto in un’arena ad alto rischio per i servizi Tlc globali e mette alla prova la resilienza delle infrastrutture di telecomunicazione e dei quadri di sicurezza informatica. Con i blackout quasi totali di Internet in Iran, la proliferazione degli attacchi informatici e il controllo di Teheran sulle comunicazioni, il settore affronta rischi operativi e finanziari senza precedenti. Tuttavia, all’interno di questa turbolenza gli investitori possono trovare opportunità in aziende che offrono soluzioni di cybersecurity, alternative come le Tlc satellitari e attività legate alla ricostruzione post-conflitto, secondo un’analisi firmata da Theodore Quinn su ainvest.com.
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Conflitto Israele-Iran, le vulnerabilità per le Tlc
Il conflitto tra Israele e Iran ha messo in luce le debolezze critiche nelle reti di telecomunicazioni, in particolare in Iran. I recenti blackout nazionali di 36 ore hanno ridotto la connettività al 3% dei livelli normali, paralizzando i servizi di ogni genere, da quelle bancari alle comunicazioni di emergenza. I principali operatori Tlc come Irancell e MCCI affrontano rischi esistenziali, perché il regime iraniano dà la priorità alle reti controllate dallo Stato rispetto all’accesso aperto a Internet.
Nel frattempo, le minacce alla sicurezza informatica aumentano. Oltre 70 gruppi hacktivisti, tra cui Anonymous Guys e Cyber Islamic Resistance, hanno preso di mira l’infrastruttura Tlc israeliana con attacchi DDoS e fughe di dati. Attori sponsorizzati dallo Stato come l’APT34 dell’Iran hanno implementato malware e campagne di phishing, mentre gruppi pro-Israele come Predatory Sparrow hanno preso di mira i sistemi finanziari legati ai servizi di telecomunicazione.
Il contesto normativo in Iran complica ulteriormente il quadro esasperato dal conflitto con Israele. La repressione della Repubblica islamica sulle piattaforme internazionali (ad esempio, il divieto di usare WhatsApp) e l’incoraggiamento all’autocensura tra gli utenti hanno creato un panorama delle telecomunicazioni frammentato. A ciò si aggiungono la carenza di attrezzature Tlc, causata dalle sanzioni, e le implementazioni ritardate del 5G.
Strategie di resilienza: cybersicurezza e satellite
Ci sono tre fattori chiave che aiuteranno le aziende delle Tlc a superare le sfide generate dal conflitto Israele-Iran, secondo Quinn.
ll primo è basarsi innanzitutto sulla cybersicurezza (“Cybersecurity first“): le aziende Tlc con un solido rilevamento delle minacce (ad esempio, il rilevamento delle anomalie basato sull’intelligenza artificiale) e le capacità di risposta agli incidenti proteggeranno le loro prestazioni anche finanziarie.
Il secondo fattore fondamentale per gli operatori di telecomunicazioni è avere flussi di entrate diversificati: l’esposizione a mercati al di fuori della zona di conflitto (ad esempio, il Sud-Est asiatico e l’Africa) e servizi come l’infrastruttura cloud possono tamponare le forti perdite locali.
Infine, reti Tlc satellitari e sovrane: i satelliti Low-Earth-orbit (Leo), come Starlink, offrono un’ancora di salvezza per bypassare i sistemi controllati dallo Stato, una tendenza che probabilmente accelererà.
Vincono le telco diversificate
“Il conflitto Israele-Iran è una prova di stress geopolitico per il settore delle Tlc”, conclude Quinn. “Gli investitori dovrebbero favorire le aziende con resilienza informatica, diversificazione geografica ed esposizione alla ricostruzione delle infrastrutture“.
Secondo l’analista, gli investitori dovrebbero evitare gli operatori telecom di Iran e Israel con forte presenza nelle reti controllate dallo Stato. Possono tenere le azioni dei colossi delle Tlc che sono presenti in più mercati, e quindi poco esposti ai rischi del conflitto; e dovrebbero investire sui grandi fornitori di servizi di cybersicurezza e telecomunicazioni via satellite.