SICUREZZA

Cavi sottomarini, allarme manutenzione: a rischio la qualità di Internet globale



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Con l’aumento delle infrastrutture marine in servizio, i guasti (già oggi circa 200 all’anno) probabilmente aumenteranno, ma gli investimenti non stanno andando in questa direzione: sono necessari 3 miliardi di dollari per nuove navi portacavi e un’efficace collaborazione globale

Pubblicato il 1 lug 2025



Cavi sottomarini, internet, banda ultralarga, connettività 3

Ormai spina dorsale dell’internet globale, l’infrastruttura di cavi sottomarini sta registrando un’impennata di investimenti nelle nuove costruzioni, ma non altrettanto nella manutenzione. Questo è motivo di allarme, secondo un nuovo rapporto di TeleGeography e Infra-Analytics.

Lo studio prevede un aumento netto del 48% dei chilometri totali di cavi da installare negli oceani di tutto il mondo entro il 2040, trainato dalla crescente domanda di larghezza di banda e dalla necessità di ridondanza e resilienza della rete. Tuttavia, entro lo stesso anno, circa due terzi delle navi per la manutenzione dei cavi avranno raggiunto la fine del loro ciclo di vita. Già circa metà della flotta globale di navi per la manutenzione dei cavi si sta avvicinando a questo traguardo.

Cavi sottomarini, servono 3 miliardi per la manutenzione

Secondo l’International Cable Protection Committee (ICPC), attualmente vengono segnalati in media 200 guasti ai cavi ogni anno in tutto il mondo. Con l’aumento del numero di cavi sottomarini in servizio, è probabile che le rotture, o “guasti”, aumenteranno, sollevando preoccupazioni circa il numero di navi per la manutenzione sufficienti a mantenere la qualità del servizio per l’internet globale.

Per far fronte alle sfide – da un lato, un ecosistema di cavi sottomarini in rapida espansione, dall’altro, una flotta di navi portacavi obsoleta – lo studio calcola che sarà necessario un investimento di circa 3 miliardi di dollari, quanto serve per l’acquisizione di 15 navi sostitutive e di cinque navi aggiuntive per servire l’infrastruttura globale di internet sottomarina. Ciò permetterà di mantenere gli attuali livelli di servizio ed evitare ritardi nelle riparazioni.

Collaborazione globale per un ecosistema di manutenzione sostenibile

“I governi di tutto il mondo stanno dando sempre più priorità alla sicurezza e alla resilienza delle infrastrutture sottomarine critiche. Tuttavia, le questioni geopolitiche, unite all’invecchiamento della flotta di manutenzione, evidenziano la necessità di un migliore coordinamento tra governo e industria, dello sviluppo di nuovi modelli di business per attrarre investimenti e di una collaborazione globale al fine di creare un ecosistema di manutenzione efficace e sostenibile“, afferma Mike Constable, coautore del report e direttore di Infra-Analytics.

“Questo studio evidenzia l’urgente necessità di riallineare gli investimenti nell’infrastruttura, che costituisce la spina dorsale dell’economia digitale odierna, con le capacità di manutenzione. Il nostro obiettivo con questo rapporto è fornire a tutti gli stakeholder le conoscenze necessarie per supportare un ecosistema di cavi più sicuro, resiliente e a prova di futuro”, aggiunge Alan Mauldin, direttore di ricerca di TeleGeography.

Sicurezza dei cavi sottomarini, la strategia dell’Ue

Nei giorni scorsi la Commissione europea e il gruppo informale di esperti degli Stati membri hanno concordato un piano congiunto di mappatura delle infrastrutture dei cavi sottomarini e di valutazione coordinata dei rischi. Si tratta del primo tassello operativo dell’EU Action Plan on Cable Security, il piano lanciato per rafforzare la sicurezza e la resilienza delle reti sottomarine di comunicazione e trasmissione energetica. Il documento finale sarà pubblicato nell’autunno del 2025.

In un momento storico in cui le tensioni geopolitiche e gli attacchi ibridi stanno ridefinendo le priorità dell’autonomia strategica dell’Unione, mettere in sicurezza le dorsali fisiche delle comunicazioni è un passo fondamentale. Il 99% del traffico Internet intercontinentale viaggia oggi attraverso cavi sottomarini.

Il piano elaborato dal gruppo di esperti – che include rappresentanti degli Stati membri, della Commissione e dell’Agenzia europea per la cybersicurezza (Enisa) – prevede una mappatura dettagliata delle infrastrutture, basata su fonti pubbliche. L’analisi copre dati su capacità, specifiche tecniche, proprietà, incidenti registrati, siti di approdo, oltre a informazioni su installazione, manutenzione e processi di riparazione.

Ma è sul fronte dell’analisi dei rischi che il lavoro si fa più articolato: il documento identificherà minacce, vulnerabilità e dipendenze, articolate in diversi scenari di rischio. Il focus è duplice: da un lato le minacce fisiche, dall’altro gli attacchi cyber. E si considerano sia i danni intenzionali (sabotaggi, atti terroristici, cyberattacchi mirati), sia quelli accidentali (guasti, rotture, errori umani).

Incidenti in aumento: più regole comuni

Il quadro internazionale ha imposto una forte accelerazione. Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo degli incidenti legati ai cavi sottomarini. Talvolta si tratta di guasti causati da attività di pesca o ancore; in altri casi, più preoccupanti, si sospetta un coinvolgimento diretto di attori statali o gruppi criminali con obiettivi di spionaggio o sabotaggio.

Un esempio emblematico è il caso delle infrastrutture nel Mar Baltico e nel Mare del Nord, dove si sono verificati tagli sospetti in cavi dati e condotti energetici. In questo contesto, un sistema europeo di prevenzione e risposta diventa essenziale. Non basta reagire: occorre prevedere scenari, simulare emergenze, condividere informazioni e standardizzare le risposte.

Per funzionare, il piano UE dovrà però fondarsi su meccanismi di governance efficaci. Le infrastrutture sottomarine sono in larga parte di proprietà privata o gestite da consorzi misti. La mancanza di obblighi normativi condivisi ha storicamente limitato la trasparenza su dati sensibili, come la localizzazione dei cavi o la natura dei servizi trasportati.

Il nuovo piano si propone di superare questi ostacoli. L’obiettivo è creare un ecosistema regolatorio che favorisca la condivisione di informazioni tra pubblico e privato, con garanzie adeguate sulla protezione dei dati critici. La definizione di un modello europeo di gestione dei rischi infrastrutturali, in cui Enisa giochi un ruolo di regia, potrebbe costituire un benchmark anche a livello globale.

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