A che punto è la copertura 5G in Europa? In teoria, il Vecchio continente si trova attualmente a metà del ciclo tecnologico dello standard: gli investimenti hanno raggiunto il picco nella maggior parte dei Paesi e le aste per lo spettro di banda bassa e media, fondamentali per l’implementazione del 5G, sono state completate.
La crescita del traffico dati mobile sta ora rallentando per la prima volta e gli operatori europei si sono dimostrati più cauti rispetto ai loro omologhi nordamericani o asiatici nell’adozione di nuove tecnologie, come il 5G Standalone (SA), in gran parte a causa delle difficili condizioni operative legate alla crescita stagnante del ricavo medio per utente.
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Il 5G come fulcro della competitività Ue
Dal punto di vista politico, la Commissione europea ha posto il 5G al centro della sua strategia di competitività, collegando strettamente la disponibilità di copertura, l’assegnazione tempestiva dello spettro e la diversità dei fornitori ai guadagni di produttività e all’autonomia strategica.
L’agenda politica dell’Ue in materia di 5G converge su tre imperativi chiave: razionalizzare lo sviluppo delle infrastrutture attraverso iniziative come il Gigabit Infrastructure Act e il prossimo Digital Networks Act (Dna); sovvenzionare la ricerca e lo sviluppo di frontiera attraverso programmi come Cef Digital e Sns-Ju; ridurre i rischi delle catene di approvvigionamento dei fornitori attraverso il Security Toolbox e il supporto all’open Ran. Ma la domanda resta: a che punto siamo davvero?
La ricerca Ookla
Ad analizzare lo stato dell’arte del 5G in Europa per provare a mappare la diffusione del servizio ci ha pensato Ookla, realizzando una ricerca che sfrutta i dati di Speedtest Intelligence. Lo studio mira a valutare in modo indipendente i progressi compiuti verso gli obiettivi di implementazione del 5G dell’Ue, compreso quello del Digital Decade 2030 di raggiungere una copertura 5G all’aperto del 100% della popolazione, utilizzando il più grande dataset al mondo creato dai consumatori. Rappresenta la prima parte di una serie in tre parti che esamina i progressi dell’Europa in termini di copertura 5G, prestazioni di rete e dismissione delle reti legacy.
5G, un’Europa “a due velocità”
Ebbene, secondo Ookla l’introduzione del 5G in Europa ha creato un panorama competitivo “a due velocità”, con alcuni Paesi che hanno fatto passi da gigante nell’implementazione mentre altri sono rimasti indietro.
In particolare, nel secondo trimestre del 2025, i Paesi nordici e dell’Europa meridionale hanno mantenuto un vantaggio sostanziale nella disponibilità del 5G, grazie alle recenti implementazioni della banda 700 MHz che hanno portato a un aumento a doppia cifra della copertura in Paesi come la Svezia e l’Italia.
Al contrario, la disponibilità del 5G nei Paesi dell’Europa centrale e occidentale in ritardo, come Belgio, Regno Unito e Ungheria, rimane inferiore alla metà di quella dei Paesi leader. In media, gli abbonati mobili dell’Ue hanno trascorso il 44,5% del loro tempo connessi alle reti 5G nel secondo trimestre del 2025, in aumento rispetto al 32,8% dell’anno precedente.
5G Standalone ancora al palo
L’implementazione e l’adozione del 5G Standalone in Europa rimangono lente, con un aumento graduale da livelli molto bassi e un ulteriore ampliamento del divario della regione rispetto al Nord America e all’Asia.
La Spagna si distingue come leader indiscusso nell’implementazione del 5G SA, raggiungendo una quota dell’8% nel campione Speedtest rispetto alla media Ue dell’1,3% nel secondo trimestre del 2025. Questo progresso è stato guidato dall’uso proattivo da parte della Spagna dei fondi di recupero dell’Ue per sovvenzionare l’implementazione del 5G SA nelle aree scarsamente servite, con particolare attenzione al superamento del divario digitale tra aree rurali e urbane.
Tuttavia, gli Stati Uniti e la Cina sono ancora molto più avanti, con quote di campioni 5G SA superiori rispettivamente al 20% e all’80%, riflettendo un ritmo molto più sostenuto di copertura e adozione in quei mercati.
Il problema della frammentazione normativa
La frammentazione della disponibilità del 5G in Europa è, secondo Ookla, determinata da un complesso mix di politiche nazionali sull’assegnazione dello spettro e da fattori economici più ampi, piuttosto che da semplici differenze geografiche o demografiche. La disponibilità del 5G è più fortemente correlata a fattori determinati dalle politiche, quali i tempi e i costi di assegnazione dello spettro radio, gli obblighi di copertura, i meccanismi di sovvenzione e le normative in materia di condivisione delle infrastrutture e di concessione delle autorizzazioni, piuttosto che a fattori strutturali quali i tassi di urbanizzazione o il numero di operatori. Ciò indica che la competitività del 5G è determinata meno dai divari tecnologici o dagli squilibri intrinseci del mercato e più dall’efficace attuazione delle politiche.
Quest’anno è la prima volta che le “bande pionieristiche” dell’Ue per il 5G, identificate nel Piano d’azione 5G della Commissione per sostenere la disponibilità armonizzata dello spettro, sono state sostanzialmente assegnate in tutto il blocco. Con le recenti aste in Polonia per la banda bassa e nei Paesi Bassi per la banda media, tutti gli Stati membri tranne Malta hanno ora assegnato 60 MHz nella banda 700 MHz e 400 MHz nella banda 3,4-3,8 GHz per il 5G. Ciò completa di fatto il processo di aste 5G in Europa fino a quando non aumenterà la domanda per la banda pioniera finale, la banda mmWave a 26 GHz (1.000 MHz), che sarà probabilmente utilizzata principalmente per integrare la capacità in ambienti urbani molto densamente popolati come gli stadi.
Questo importante traguardo nell’armonizzazione delle assegnazioni segna la fine di quasi un decennio di significativa frammentazione nella disponibilità dello spettro per il 5G in tutta Europa, che aveva compromesso le condizioni necessarie per il perseguimento da parte della Commissione di un mercato unico delle telecomunicazioni.
Il divario tra i vari Paesi
Per esempio, c’è stato un divario di quasi nove anni tra l’assegnazione della banda 700 MHz in Finlandia, uno dei primi Paesi ad averla adottata nel 2016, e quella in Polonia, che ha completato l’assegnazione solo all’inizio di quest’anno, nonostante entrambi i Paesi si fossero impegnati a raggiungere gli stessi obiettivi del Decennio digitale.
La frammentazione rimane un tema ricorrente, che determina forti asimmetrie nella diffusione del 5G che non possono essere spiegate solo con fattori geografici o demografici. I Paesi dell’Europa settentrionale e meridionale come la Danimarca (83,9%), la Svezia (77,8%) e la Grecia (76,4%) sono rappresentati in modo sproporzionato tra i Paesi con la più alta disponibilità di 5G nel secondo trimestre del 2025, con tassi di copertura fino a due volte superiori a quelli dei Paesi occidentali e orientali come il Regno Unito (45,2%), Ungheria (29,9%) e Belgio (11,9%).
L’Europa settentrionale e meridionale sono in testa nella disponibilità del 5G grazie a un mix di incentivi e disincentivi nella gestione dello spettro, ai sussidi e agli obblighi di copertura
I Paesi nordici come Danimarca, Svezia e Norvegia, con la Svezia e la Norvegia che presentano alcune delle densità di popolazione più basse e il terreno più difficile d’Europa, continuano a distinguersi nel ciclo del 5G grazie ad approcci politici innovativi.
Quando la politica è un ostacolo, più che un catalizzatore
Le ragioni di questi divari sono da ricercare alla radice, ovvero sul piano della legislazione nazionale: mentre le politiche normative hanno stimolato gli investimenti nel 5G nei Paesi dell’Europa settentrionale e meridionale, in altri li hanno soffocati.
Nel Regno Unito, l’applicazione del Telecoms Security Act ha costretto gli operatori a intraprendere un costoso programma di sostituzione delle apparecchiature dei fornitori nelle reti 5G entro il 2027, spinti dalle preoccupazioni relative alle vulnerabilità della catena di approvvigionamento (con un impatto simile osservato in Ungheria).
Il Regno Unito non è l’unico Paese ad affrontare queste difficoltà. Il Belgio, sede del cuore della burocrazia europea, presenta come visto ancora una disponibilità di 5G inferiore a quella di molti mercati emergenti dell’America Latina e del Sud-Est asiatico. La struttura federale del Paese ha portato a ritardi cronici, poiché le aste per lo spettro radio originariamente previste per il 2019 sono state rinviate al 2022 a causa delle controversie regionali sulla ripartizione dei ricavi tra Fiandre, Vallonia e Bruxelles. I severi limiti di radiazioni a Bruxelles hanno ulteriormente rallentato la diffusione del 5G dopo l’asta.
“Le persistenti disparità nella copertura 5G e i lunghi ritardi nell’armonizzazione della disponibilità dello spettro dimostrano che le prossime iniziative normative come il Dna devono affrontare un compito arduo per migliorare la competitività dell’Europa nella diffusione del 5G”, notano gli analisti di Ookla. “Tuttavia, l’esperienza degli Stati membri che hanno agito tempestivamente nell’assegnazione strategica dello spettro e hanno applicato leve politiche basate sui dati per stimolare la diffusione, spesso superando gli svantaggi geografici e demografici tradizionalmente considerati ostacoli, dimostra che l’Europa dispone già degli strumenti necessari per colmare il divario”.