Il 2025 passerà alla storia come l’anno della “messa a punto” per gli Eudi Wallet in Europa: nell’Unione sono 22 i progetti di digital identity wallet, di cui 11 già operativi. La strada da percorrere, però, è ancora lunga.
Nessuno di questi progetti è infatti ancora certificato come Eudi Wallet conforme a eIDAS2, il regolamento che definisce un quadro comune per l’identità e l’autenticazione digitali. In parallelo, alcuni Paesi vicini, come Regno Unito e Svizzera, hanno scelto di allinearsi agli standard europei per garantire l’interoperabilità.
A evidenziarlo è la ricerca dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano presentata oggi durante il convegno “Identità digitale: futuro prossimo o visione lontana?”.
L’Osservatorio sottolinea che, mentre l’Europa lavora su più fronti per sperimentare soluzioni all’interno del perimetro normativo di eIDAS2, nel mondo altri wallet si evolvono con velocità molto differenti. Alcuni Stati stanno stringendo partnership strategiche con le big tech, che colgono l’occasione per potenziare e consolidare le loro soluzioni. In Giappone, ad esempio, Apple ha integrato la carta di identità nel proprio wallet, mentre negli Usa Apple e Google hanno avviato la memorizzazione del passaporto, per ora utilizzabile solo per viaggi interni in alcuni aeroporti selezionati. Ci sono poi diversi progetti fuori dall’ambito governativo: si contano 110 digital identity wallet sviluppati da aziende private, spesso nati per gestire attributi di altra natura, come biglietti o carte di pagamento, e che ora prevedono la possibilità di memorizzare anche documenti di identità, seppur generalmente ancora privi di piena validità legale.
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I cantieri di lavoro (tecnici e culturali) aperti
“Il 2026 sarà l’anno in cui l’identità digitale europea passerà dalla sperimentazione alla realtà concreta, ma la piena adozione richiederà ancora tempo”, commenta Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity. “Restano, infatti, tanti cantieri di lavoro aperti: dall’identificazione di credenziali a valore aggiunto da memorizzare nel wallet alla creazione di un ecosistema di servizi digitali e fisici dove queste possano essere effettivamente utilizzate, coinvolgendo attivamente aziende private e utenti”.
Luca Gastaldi, direttore dell’Osservatorio Digital Identity, aggiunge che “Gli italiani mostrano una crescente familiarità con Spid e CieID, sono molto propensi a utilizzare la propria identità digitale su nuovi servizi, e nutrono molto interesse verso le soluzioni come Eudi Wallet. Tuttavia, resta una quota rilevante di ‘scettici’, il 18% della popolazione, composta prevalentemente da utenti sopra i 55 anni. Per superare le resistenze all’adozione sarà fondamentale comunicare efficacemente quali possono essere i casi d’uso concreti nella vita quotidiana: solo così l’identità digitale potrà essere percepita non come un ostacolo tecnico, ma come uno strumento di semplificazione, di risparmio di tempo e di maggiore sicurezza”.
Per Valeria Portale, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity, “la vera sfida sarà garantire che i wallet europei restino competitivi e realmente accessibili a tutti. Nei prossimi mesi capiremo se il tanto atteso Eudi wallet potrà essere un futuro prossimo o rimarrà una visione lontana”.
La situazione in Italia
In questo scenario, in Italia continua lo sviluppo dell’IT Wallet pubblico, che sarà integrato all’interno dell’app IO. Al momento è attiva la funzionalità “Documenti su IO”, che a oggi conta sette milioni di utenti e 11,7 milioni di documenti memorizzati. Parallelamente, AgID sta definendo le Linee Guida della convenzione per i wallet provider privati e si attendono l’integrazione di nuove credenziali e lo sviluppo di connettori informatici per l’utilizzo online dell’IT Wallet.
Prosegue comunque la crescita dei sistemi esistenti: 41,5 milioni di italiani hanno Spid, utilizzato complessivamente oltre un miliardo di volte in un anno, e 48,4 milioni la Carta di Identità Elettronica in corso di validità, di cui nove milioni hanno attivato anche le credenziali digitali tramite l’app CieID. Per quest’ultimo, gli utilizzi digitali sono in crescita: a fine agosto 2025 si registravano 73,7 milioni di accessi, già superiori ai 71,4 milioni dell’intero 2024.
Guardando agli utenti, comincia a crescere la curiosità verso le novità introdotta da eIDAS2: l’Eudi Wallet interessa al 56% degli italiani (i più aperti all’uso di questo strumento tra i Paesi comparabili al nostro) e quasi un utente su due preferirebbe che il wallet in cui inserire i propri documenti di identità fosse erogato dal Governo o da un ente pubblico.
A inizio ottobre sono state rinnovate per ulteriori due anni le convenzioni con gli Identity Provider di Spid, “un segnale importante di continuità”, nota l’Osservatorio. Il tema della sostenibilità del sistema resta aperto: alcuni gestori hanno annunciato l’introduzione di un costo annuale per gli utenti, a causa delle difficoltà nel raggiungere l’equilibrio economico mantenendo gli standard di servizio richiesti. Una strategia di convivenza e integrazione di Spid e Cie — almeno nel medio periodo — potrà garantire la piena accessibilità dei servizi digitali e accompagnare la transizione verso l’IT Wallet.
L’approccio degli italiani al tema dell’identità digitale
Del resto gli italiani hanno sviluppato una certa familiarità con i due strumenti: circa due utenti su tre sono “medium user”, con diversi accessi al mese. Gli “heavy user”, con più accessi alla settimana, sono il 21% per Spid e il 12% per CieID. Una distribuzione pressoché invariata rispetto a due anni fa, che riflette la mancata creazione di nuove occasioni d’uso: Spid e CieID rimangono prevalentemente orientati alle interazioni con le pubbliche amministrazioni, con un utilizzo limitato nei rapporti con le aziende private.
Gli italiani sarebbero però disposti a valorizzare le loro identità digitali più frequentemente e in una rosa di servizi più ampia, soprattutto per l’accesso a servizi sanitari (47%), all’home banking (41%) e ai sistemi di voto elettronico (38%). C’è interesse anche per l’utilizzo nei settori come viaggi e mobilità (47%), utility (40%) e telco (31%). In questi ambiti l’integrazione delle identità digitali nazionali è ancora limitata.
Intanto, cresce la familiarità con i wallet digitali attualmente offerti dalle big tech come Google, Apple, o Samsung: li usa il 50% degli utenti, soprattutto per memorizzare carte di pagamento. Il 36% vorrebbe estenderne l’utilizzo anche ai documenti di identità, mentre il 14% è contrario a inserirli in questi wallet, per timori legati alla privacy e al tracciamento dei dati personali.
Sul fronte Eudi Wallet, l’interesse degli italiani è significativo e si distingue nel panorama europeo: il 56% degli utenti è molto interessato (il 26% neutrale e il 18% contrario). Nel confronto con i principali Paesi europei l’Italia è in testa: in Spagna la quota di utenti molto interessati è pari al 49%, mentre Germania e Francia si fermano rispettivamente al 39% e al 37%.
Quasi un utente italiano su due (il 49%) preferirebbe che il wallet per i documenti di identità fosse erogato dal Governo o da un ente pubblico, anche se il 21% vorrebbe poi trasferire su altre app credenziali meno critiche, come per esempio i biglietti di viaggio. Solo il 13% prediligerebbe soluzioni private (nello specifico l’8% offerte da aziende attive in questo settore, il 5% da big tech), mentre il 21% non è proprio interessato a memorizzare documenti di identità in app di wallet.



































































