Un’Italia con infrastrutture smart, ovvero in cui la viabilità stradale è monitorata in tempo reale, gli eventuali guasti nelle reti idriche ed energetiche anticipati e i costi di gestione e manutenzione delle opere civili sensibilmente ridotti, è già possibile: intelligenza artificiale, IoT e piattaforme cloud, supportate dalla connettività 5G, possono trasformare le infrastrutture in reti intelligenti, renderle più efficienti, ridurre gli sprechi, minimizzare i rischi e garantire una maggiore resilienza, con servizi più affidabili e sostenibili per i cittadini. È la visione che emerge nel nuovo rapporto “Smart Infrastructure“ realizzato dal Centro Studi Tim, in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center, Osservatori 5G & Connected Digital Industry e Internet of Things del Politecnico di Milano e Comtel Innovation e al Tim Innovation Lab di Roma.
AI, sensoristica intelligente e tecnologie di robotica e droni, connessioni 5G ad alte prestazioni ed evolute soluzioni di cybersicurezza, infatti, rappresentano un importante motore di sviluppo in grado di ridisegnare le reti energetiche, idriche e stradali italiane, e ridurre fino a un terzo i costi di gestione e manutenzione delle opere civili.
“La sfida digitale delle infrastrutture italiane non è più rinviabile. Sono la spina dorsale dello sviluppo economico del Paese”, ha dichiarato Elio Schiavo, Chief Enterprise and Innovative Solutions Officer di Tim. “Investire nella loro digitalizzazione significa garantire sicurezza, efficienza, sostenibilità e permette di trasformare il nostro territorio in una smart land, un passaggio essenziale per lo sviluppo dell’Italia”.
Indice degli argomenti
Infrastrutture smart, per l’Italia miliardi di euro di risparmi
Secondo lo studio, sistemi di monitoraggio intelligente possono prevenire fino al 27% dei crolli delle strutture più vetuste e ridurre fino al 31% i costi complessivi di gestione delle reti stradali (gallerie, ponti, strade) e altre opere civili, prolungando la vita delle infrastrutture.
I benefici economici della smart infrastrutture per l’Italia sarebbero enormi, fino a raggiungere un risparmio complessivo di oltre 54 miliardi nella vita utile delle nuove infrastrutture critiche sulla base degli investimenti previsti nel quinquennio 2026-2030.
Reti elettriche intelligenti, Italia avanti sugli smart meter
Nelle reti elettriche, l’uso di sensori IoT e piattaforme di gestione avanzate permettono di ottimizzare la distribuzione, ridurre le perdite, abbattendo i costi complessivi di quasi 700 milioni di euro l’anno.
Nel dettaglio, i benefici complessivi stimati sono di circa 530 milioni di euro anno in termini di riduzione delle perdite tecniche e gestione dei picchi, cui si aggiungono circa 140 milioni di euro di risparmio annuo indotto da un uso virtuoso dell’energia da parte dei consumatori grazie ai contatori intelligenti.
Benefici meno quantificabili, ma comunque cruciali, sono dati dalla maggiore affidabilità e qualità del servizio e dalla partecipazione produttiva dei consumatori (prosumer, comunità energetiche).
In tale scenario, l’Italia si distingue nell’ambito europeo per la diffusione degli smart meter elettrici, che hanno raggiunto il 100% delle utenze, ma i costi per l’energia restano molto più alti che altrove.
L’integrazione di energie rinnovabili rappresenta una soluzione per innovare l’approvvigionamento del nostro Paese, ma le fonti sostenibili (ad esempio eolico o solare) sono per loro natura molto variabili e richiedono la trasformazione delle reti elettriche dal modello centralizzato a quello smart grid.
La sfida del settore idrico
Nel settore idrico, la sfida è ancora più urgente: le perdite d’acqua toccano circa il 42% a livello nazionale, con punte superiori al 55% nel Mezzogiorno.
Un primo passo consiste nell’installazione di smart meter, che nel 2023 risultavano circa il 17% del totale. Questa operazione, insieme all’adozione di sistemi di monitoraggio avanzati, può consentire un risparmio derivante dalla riduzione delle perdite di circa 2,6 miliardi di euro al 2030, circa 10,4 miliardi di euro nell’arco temporale 2026-2030.
A questi si aggiungono i potenziali risparmi derivanti dalla riduzione dei costi di lettura, dalla gestione dei consumi e dai minori costi di manutenzione.
Il valore della co-innovation per le infrastrutture smart
“Per innovare in questo settore serve fare rete e creare un ecosistema collaborativo con startup e aziende all’avanguardia, così da accelerare questa rivoluzione tecnologica e rafforzare le competenze”, ha ribadito Schiavo.
A testimonianza del suo impegno, Tim ha premiato i vincitori della ‘Tim Smart Infrastructure Challenge’, un’iniziativa che rientra nell’ambito del programma di Open Innovation del Gruppo, realizzata in collaborazione con Arduino, Cyber 4.0, eFM, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Osservatori 5G & Connected Digital Industry e Internet of Things del Politecnico di Milano, Socotec Italia, 28Digital e il supporto di Alaian.
La sfida, che ha visto la partecipazione di oltre 100 tra startup, scaleup e aziende innovative provenienti da tutto il mondo, ha individuato alcune soluzioni di eccellenza per le infrastrutture smart basate su intelligenza artificiale e IoT. Ai vincitori sarà offerta una collaborazione tecnologica, commerciale o di ricerca con Tim Enterprise e i suoi partner al fine di accelerarne la crescita sul mercato.
I vincitori del Tim Smart Infrastructure Challenge
In particolare, Tim ha premiato CAEmate, con una piattaforma che integra digital twin, dati in real time dei sensori IoT e AI predittiva per la manutenzione preventiva delle infrastrutture.
Gli ulteriori riconoscimenti assegnati sono:
• PipeIn, vincitrice del premio Arduino, specializzata in robotica modulare, sensori avanzati e Ai per l’ispezione predittiva di tubature e infrastrutture nascoste;
• Hermes Bay, premiata da Cyber 4.0, per le soluzioni avanzate di sicurezza digitale che uniscono intelligenza strategica, cyber-security e piattaforme SaaS su misura;
• GiPStech, vincitrice del premio eFM, con una tecnologia di localizzazione indoor scalabile basata sul campo geomagnetico dello smartphone;
• Xplora, premiata da Intesa Sanpaolo Innovation Center, che utilizza sensor fusion e Ai per creare mappe 3D affidabili per gli scavi nel sottosuolo;
• Tokbo, riconosciuta dagli Osservatori 5G & Connected Digital Industry e Internet of Things del Politecnico di Milano, per l’innovazione nel monitoraggio predittivo IoT tramite bulloni sensorizzati;
• Titan4, premiata da Socotec Italia, con una piattaforma Ai-powered per facilitare la manutenzione predittiva attraverso dati satellitari e sensori;
• Entopy, premiata da 28Digital, con una piattaforma di Decision Intelligence basata su digital twin e Ai per interpretare dati complessi.
Lo scenario: lo sviluppo dello smart monitoring
Il mercato globale del monitoraggio intelligente delle infrastrutture è in rapida crescita, con una progressiva transizione dall’hardware (sensori) verso software e servizi digitali, e una forte spinta verso soluzioni wireless e integrate. Tra il 2025 e il 2029, lo smart monitoring di reti elettriche, idriche e infrastrutture civili dovrebbe crescere mediamente tra il 10% e il 15% annuo, raggiungendo oltre 100 miliardi di euro a livello mondiale e circa 27 miliardi in Europa entro il 2029.
In Italia, i tassi di crescita medi annui 2025-2029 del monitoraggio del settore elettrico e delle infrastrutture civili si attestano tra i più alti in Europa (rispettivamente: +15% e +9%). In particolare, tra gli strumenti di monitoraggio intelligente delle infrastrutture, in significativo sviluppo le applicazioni di Structural health monitoring (Shm), di Energy management system (Ems) e di Smart water management (Sam), che consentono la manutenzione predittiva, maggiore efficienza, riduzione dei costi e allungamento del ciclo di vita delle infrastrutture.
Infrastrutture smart, l’impatto sul Pil
Il monitoraggio intelligente delle infrastrutture non solo riduce i costi di gestione, ma attiva un circolo virtuoso con effetti positivi sul pil e sull’occupazione. Il monitoraggio infrastrutturale consente infatti di investire sulla manutenzione continua delle opere invece che in nuove, attraverso interventi più piccoli, meno complessi e i cui tempi di realizzazione più ridotti consentono un’attivazione rapida dei fattori produttivi privati, incluso il lavoro. La velocità di realizzazione è anche legata a iter autorizzativi più brevi rispetto a quelli richiesti per le nuove opere, che per la loro realizzazione possono interrompere la fruibilità delle opere esistenti e generare quindi esternalità negative.
Le analisi indicano che il moltiplicatore degli investimenti infrastrutturali varia tra 1,5 e 2,7, mentre la manutenzione – più rapida e meno complessa – garantisce impatti economici simili e funge da strumento anticiclico. Investire in manutenzione intelligente accelera quindi i benefici anche sul PIL, migliora sicurezza e sostenibilità e genera vantaggi duraturi per l’economia e l’ambiente.
L’ostacolo della burocrazia
L’Europa ha investito fortemente nella modernizzazione delle infrastrutture attraverso iniziative come Next Generation EU, Green Deal e Digital Compass, puntando su reti intelligenti, sicure e sostenibili per favorire crescita e transizione green. Il Recovery and resilience facility (Rrf) ha stanziato oltre 800 miliardi di euro al rilancio post-pandemia, di cui una parte significativa destinata a trasporti (fino al 13%) e transizione verde (40%).
L’Italia ha fortemente beneficiato dei fondi europei ed ha avviato piani ambiziosi per la trasformazione digitale e green del Paese. Tuttavia, la realizzazione delle opere è spesso rallentata da burocrazia e complessità amministrative. Una sfida comune anche ad altri Paesi europei come Regno Unito e Germania, che hanno adottato diversi strumenti per monitorare e velocizzare i progetti. Rimane il rischio che le opere, una volta completate, risultino già superate dalle nuove tecnologie, rendendo necessari aggiornamenti o ripensamenti strutturali.









