I governi europei potrebbero allentare la pressione sui costi degli operatori di telefonia mobile e permettere loro di investire in reti 5G standalone riformando le regole sui prezzi e i rinnovi delle licenze dello spettro, potenzialmente liberando fino a 30 miliardi di euro che le telco investirebbero in aggiornamenti delle reti. È quanto si legge nel nuovo report di Gsma Intelligence intitolato “Spectrum pricing and renewals in Europe”.
Lo studio evidenzia che i costi dello spettro sono triplicati nell’ultimo decennio e rappresentano ora l’8% dei ricavi ricorrenti degli operatori. Questo crea un “circolo vizioso” che limita gli investimenti nelle reti in un momento in cui l’Europa è già in ritardo rispetto ad altri mercati – in particolare Nord America, Stati del Golfo e Cina – in termini di connettività di nuova generazione.
Solo il 2% degli europei utilizza attualmente servizi 5G standalone, rispetto al 77% in Cina e a circa un quarto negli Stati Uniti.
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Spettro, le politiche attuali costeranno 105 miliardi alle telco
Nei prossimi dieci anni, oltre 500 licenze di spettro dovranno essere rinnovate in Europa, ricorda la Gsma. Queste licenze supportano le reti 3G e 4G esistenti che servono gran parte dei 470 milioni di utenti di internet mobile del continente e saranno fondamentali per la copertura e la capacità future.
Tuttavia, se saranno confermate le politiche attuali sullo spettro, gli operatori si ritroveranno a pagare circa 105 miliardi di euro di costi per le frequenze fino al 2035, calcola la Gsma. Questi costi limitano fortemente gli investimenti: per questo, secondo l’associazione degli operatori mobili, occorre cambiare le regole sullo spettro. Anzi, il Digital networks act (Dna) dell’Ue in corso di definizione offre l’opportunità di agire tempestivamente, afferma la Gsma.
Gsma: riformare i meccanismi di rinnovo delle licenze
L’associazione di categoria ha stimato che la riforma dei meccanismi di rinnovo potrebbe ridurre i costi fino a 30 miliardi di euro, ma anche solo delle parziali modifiche potrebbero sbloccare circa 20 miliardi di euro. Tali risparmi potrebbero essere reindirizzati verso l’aggiornamento di tutte le reti 5G esistenti al 5G standalone, garantendo aumenti di velocità fino al 23% e potenzialmente aggiungendo fino a 75 miliardi di euro al Pil europeo nel prossimo decennio.
“Fornire connettività di alta qualità ai cittadini europei e migliorare la competitività del continente richiede ingenti investimenti che molti operatori faticano a reperire o giustificare”, ha affermato John Giusti, chief regulatory officer della Gsma. “Piuttosto che continuare a utilizzare lo spettro come un’opportunità di incassare, i responsabili politici dovrebbero essere più ambiziosi nel loro approccio ai rinnovi e consentire che questi fondi siano destinati a sostenere gli obiettivi digitali in corso dell’Europa”.
Le raccomandazioni per i governi Ue
Lo studio formula anche delle raccomandazioni per i responsabili politici dell’Ue: dare priorità al rafforzamento degli incentivi agli investimenti nelle valutazioni sul rinnovo delle licenze e creare certezza; semplificare e ottimizzare il processo di rinnovo applicando proroghe amministrative; rinnovare automaticamente le licenze dello spettro con durata indefinita; non accantonare spettro per un nuovo entrante o per un utilizzo localizzato; rinnovare le licenze con largo anticipo rispetto alla data di scadenza; collaborare con il settore della telefonia mobile per raggiungere obiettivi di connettività ben definiti.
Tariffe sostenibili verso il 6G
Il report evidenzia anche che le politiche sullo spettro oggi definiranno la strada verso il 6G, avvertendo che l’Europa avrà bisogno di almeno 2 GHz di spettro a banda media entro il 2030 per evitare la congestione della rete.
“Con una tariffazione sostenibile dello spettro per l’era del 6G, il ciclo di investimenti può essere rafforzato e consentire all’Europa di allinearsi agli standard di connettività globali”, si legge nel report.
In Italia Agcom favorevole al rinnovo delle frequenze
In Italia già qualcosa si muove: Agcom ha dato un primo via libera al rinnovo delle licenze per le frequenze 5G in scadenza nel 2029, con una proroga fino al 31 dicembre 2037. Il rinnovo dei diritti d’uso avverrebbe a fronte di precisi impegni a investire da parte delle telco.
Il rinnovo permetterebbe alle telco di destinare le risorse al potenziamento delle reti 5G, piuttosto che al costo di una nuova asta delle frequenze.
L’Autorità, rispetto ai due modelli posti in consultazione, ovvero il rinnovo di tutte le frequenze in scadenza, senza esborso per gli operatori ma a fronte di investimenti, e il rinnovo per larga parte delle frequenze e il resto messo a gara, si è espressa per il primo modello.
Agcom ha consolidato l’indirizzo verso il rinnovo dei diritti d’uso delle frequenze nelle bande 800, 900, 1400, 1800, 2100, 2600 e 3400-3600 MHz, nonché la proroga per la banda 28 GHz, fino al 31 dicembre 2037.
Tale indirizzo, fa sapere l’authority, volto a garantire la continuità dei servizi e sostenere gli investimenti nel 5G standalone, subordina il rinnovo alla definizione di obblighi di copertura tecnicamente evoluti (che includano parametri di qualità quali latenza e densità di connessioni) e, secondo quanto apprende Radiocor, all’imposizione di un obbligo di accesso wholesale rafforzato (inclusivo di spectrum sharing e network slicing) a carico degli operatori con maggiore dotazione spettrale (Fastweb-Vodafone, Tim, Wind Tre) a beneficio dei soggetti con minore spettro e degli Mvno.
A gennaio è attesa la nuova consultazione di Agcom, la terza, per fare luce sugli aspetti più tecnici e su come si espliciterà l’obbligo di accesso rafforzato. Poi, conclusa anche la terza consultazione, l’Autorità darà il suo parere al Mimit.











