La rete non è “solo” infrastruttura, è esperienza quotidiana. È su questo terreno che si muove il nuovo report di Opensignal, costruito su un periodo di osservazione di 90 giorni, dal 1° settembre 2025 al 29 novembre 2025, e concentrato sui cinque principali operatori mobili in Italia (Fastweb, Iliad, Tim, Vodafone e WindTre).
La logica è quella di misurare ciò che conta per le persone: guardare un video senza interruzioni, caricare contenuti in modo rapido, giocare online senza scatti, restare connessi mentre ci si sposta. In altre parole, la “qualità percepita” come somma di più dimensioni, dove la leadership non coincide necessariamente con un unico indicatore. Ed è qui che l’Italia disegna una mappa competitiva interessante: Vodafone si conferma riferimento su velocità e affidabilità, WindTre spinge forte sul 5G, Tim si prende la scena su qualità costante e fruizione di contenuti.
Indice degli argomenti
Vodafone: velocità e affidabilità
Il report attribuisce a Vodafone il maggior numero di riconoscimenti complessivi: nove premi su 16, con sette individuali e due condivisi. È un dato che va letto insieme a un altro elemento chiave: la stabilità della performance, che in un mercato maturo come quello italiano diventa un fattore di fidelizzazione, non meno della tariffa.
In particolare, Vodafone si aggiudica ancora una volta il premio Reliability Experience, con 914 punti su una scala 100-1000, davanti a Iliad di soli tre punti: un margine minimo che però certifica la capacità di garantire connessioni “senza sorprese” nelle attività di tutti i giorni.
Poi c’è il capitolo velocità, dove la rete dell’operatore rosso ribadisce la propria impronta: primo posto in “Download Speed Experience” con 63,8 Mbps e in “Upload Speed Experience” con 11,2 Mbps, con Fastweb secondo e distacchi indicati rispettivamente di 6 Mbps e meno di 1 Mbps. Sul 5G, il primato arriva con “5G Download Speed” a 216,3 Mbps, con un vantaggio dichiarato di 20 Mbps su Fastweb.
Il messaggio, per chi guarda alle dinamiche industriali, è chiaro: in un ciclo in cui la domanda cresce su video, cloud e social “pesanti”, la velocità resta un asset competitivo. Ma lo è ancora di più quando si accompagna a un’affidabilità misurabile, perché l’utente finale tende a premiare la continuità.
WindTre: copertura 5G e “tempo in rete” leva di posizionamento
Se Vodafone presidia la dimensione della performance “pura”, WindTre domina una parte decisiva della partita 5G: quella legata alla presenza della nuova generazione nei luoghi della vita reale. È qui che arrivano i premi sulla copertura e sul coinvolgimento: WindTre vince il 5G Coverage Experience insieme a Fastweb, con un punteggio di 7,2 su 10, a indicare una disponibilità del 5G elevata “dove si vive, lavora e viaggia”.
Ancora più interessante, dal punto di vista strategico, è il dato sul tempo effettivamente trascorso in 5G: WindTre conquista “Tempo su 5G” con i propri utenti che passano il 28% del tempo connessi attivamente a una rete di quinta generazione, quota più alta tra gli operatori italiani. E vince anche la “Disponibilità 5G” (metrica rivista) con 85,6% del tempo in cui gli utenti hanno accesso a un segnale 5G, anche quando non lo stanno usando.
Qui il punto non è soltanto tecnico: più “tempo” e più “disponibilità” significano più opportunità di far percepire vantaggi concreti, e dunque di sostenere un posizionamento premium o di costruire offerte a valore aggiunto. Non a caso, nello stesso report viene richiamato l’orientamento dell’operatore verso le funzionalità 5G Standalone (5G SA) e verso il network slicing, con l’obiettivo di abilitare prestazioni “su misura” per imprese e casi d’uso evoluti, in collaborazione con Ericsson. In prospettiva, è una direzione che punta a spostare la competizione dal “chi ha più tacche” al “chi garantisce meglio un servizio”.
Tim: la sfida si gioca sulla “qualità costante” e sui contenuti
Nel report Tim emerge come riferimento su ciò che gli utenti notano di più quando la rete “si sente”: stabilità, fluidità, continuità. L’operatore conquista il primo posto nella categoria “Qualità costante” con 79,2%, che rappresenta la quota di tempo in cui gli utenti hanno avuto una connessione senza interruzioni per le applicazioni più comuni degli smartphone.
E poi ci sono i contenuti, vero termometro dell’esperienza percepita. Tim vince “Video Experience” con 69,5 punti su 100, con Vodafone subito dietro a 69,1, mentre Fastweb e WindTre seguono a pari merito in un intervallo statisticamente equivalente. È una classifica che parla di un mercato in cui le distanze non sono abissali, ma dove anche pochi decimali possono fare differenza se diventano argomento commerciale o leva di branding. Sempre Tim è prima anche su “Games Experience” con 75,6 punti su 100.
Vale la pena sottolineare un passaggio metodologico che aiuta a interpretare il dato video: tutti gli operatori rientrano nella categoria “Molto buono” (68-78) e la valutazione indica la possibilità media di riprodurre streaming in 1080p o superiore con tempi di caricamento soddisfacenti e interruzioni limitate. Inoltre, i punteggi tengono conto dello streaming a bitrate adattivo (ABR), per riflettere in modo più fedele esperienze reali, includendo qualità fino a 4K.
Sul piano industriale, Tim collega questa traiettoria alla modernizzazione della rete: nel novembre 2025 ha annunciato un accordo strategico con Nokia per espandere e aggiornare il 5G, con focus su connessioni più stabili e prestazioni migliori.
Fastweb e Iliad: la partita si allarga tra migrazioni, rete e copertura
Il report fotografa un mercato in cui non contano solo i punteggi, ma anche le trasformazioni societarie che possono cambiare i risultati futuri. Il “cambio strutturale” più rilevante dalla rilevazione precedente è indicato nel completamento dell’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Swisscom (31 dicembre 2024) e nella nascita dell’operatore convergente Fastweb+Vodafone. Il gruppo continua a vendere servizi con i due marchi e, per ora, Opensignal mantiene separate le due reti mobili nella reportistica.
Ma l’elemento potenzialmente dirompente è prospettico: i piani di migrazione dei clienti mobili Fastweb sulla rete Vodafone nel corso del 2025 potrebbero “spostare” gradualmente le dinamiche competitive e i risultati di esperienza sull’entità combinata. In altre parole, la classifica di oggi può essere l’anticipo di una convergenza tecnica che domani ridisegnerà percezioni e metriche.
Quanto a Iliad, nel documento emerge la prosecuzione di una strategia centrata sull’espansione infrastrutturale: viene riportato che, alla fine del 2024, la rete 5G era disponibile in oltre 7.000 comuni. E sul fronte affidabilità, il distacco minimo dalla vetta nel Reliability Experience segnala che la competizione sui fondamentali è ormai molto più ravvicinata di quanto raccontino le narrazioni “storiche” del mercato.
Consolidamento e regolazione: l’effetto mercato oltre le performance
La lettura più interessante, per chi segue le telecomunicazioni come settore industriale, è forse quella che unisce risultati tecnici e cornice competitiva. Il consolidamento Fastweb+Vodafone viene indicato come operazione approvata dall’Agcm con misure di salvaguardia della concorrenza concentrate sulle dinamiche retail e wholesale della rete fissa.
E non è finita: il report ricorda che, a fine ottobre 2025, è stato riferito di una valutazione da parte di CK Hutchison su una possibile alleanza tra WindTre e le attività italiane di Iliad, con potenziali implicazioni significative su copertura, scala e equilibrio competitivo, sia in 4G sia in 5G. Se questo scenario dovesse concretizzarsi, la competizione potrebbe cambiare natura: non più solo confronto a quattro (o cinque) reti, ma un riequilibrio tra “poli” con massa critica diversa, con ricadute su investimenti, densificazione e strategie di spectrum.
In parallelo, c’è un tema regolatorio che tocca direttamente i piani industriali: nel documento si cita un’indicazione preliminare dell’Agcom sull’estensione dei diritti di spettro 5G esistenti per evitare una nuova asta, con ulteriori consultazioni previste nel 2026. È una possibile scelta capace di aumentare la prevedibilità degli investimenti: meno incertezza sul costo futuro dello spettro può tradursi in più spesa sulla rete (densificazione, trasporto, core, edge), cioè proprio sui fattori che alla fine migliorano l’esperienza utente misurata.
Il passaggio dal 3G al 5G: spegnimenti, refarming e nuove priorità
Nella transizione tecnologica, l’Italia sta vivendo anche la fase meno visibile ma più strutturale: spegnere il passato per alimentare il futuro. Il report ricorda gli sforzi di modernizzazione di WindTre, inclusa la graduale dismissione del 3G: dopo l’avvio nel 2024, l’operatore sta procedendo alla disattivazione dello strato residuo su 900 MHz.
Questo processo ha un impatto diretto sulle metriche di copertura e capacità, perché libera risorse frequenziali e semplifica la gestione di rete. Ma ha anche un impatto “sociale” (terminali legacy, utenti con esigenze basilari, dispositivi M2M) che gli operatori devono governare con cura. È uno dei punti in cui la qualità percepita è figlia di un equilibrio: accelerare sul 5G senza lasciare indietro chi usa la rete per necessità, più che per intrattenimento.
Cosa ci dice davvero la classifica: una gara diversa a seconda dell’uso
Il rischio, quando si leggono i report, è trasformare numeri in tifo. In realtà la fotografia di Opensignal dice che l’esperienza mobile è ormai un mosaico, e che ogni operatore può “vincere” nella categoria più coerente con il proprio posizionamento e le proprie scelte di rete.
Vodafone emerge come benchmark su velocità e continuità di connessione, due elementi che restano centrali per chi vive la rete come strumento di lavoro e produttività, oltre che di svago. WindTre capitalizza una presenza 5G che si traduce in percentuali di disponibilità e tempo trascorso sulla nuova generazione: segnali importanti, perché il 5G smette di essere “etichetta” e diventa abitudine. TIM, dal canto suo, si prende la fascia alta della user experience su video e gaming e consolida la percezione di una rete “solida” grazie alla “Qualità costante”.
La conclusione, più che una medaglia, è una traiettoria: il 2026 sarà l’anno in cui i numeri dovranno trasformarsi in valore, soprattutto lato imprese, servizi verticali, slicing e reti evolute. Perché la competizione sul consumatore è ancora fortissima, ma i margini – lo insegna la storia recente – non crescono all’infinito. E allora contano sempre di più efficienza, scelte di spectrum, integrazioni industriali e capacità di raccontare la rete con credibilità.












