Web 2.0 sul posto di lavoro? Le aziende europee dicono “ni”

Trend Micro: la metà delle imprese è favorevole all’utilizzo delle nuove tecnologie da parte dei dipendenti, ma altrettante temono cali di produttività

Pubblicato il 31 Mar 2010

Se l’uso delle nuove tecnologie Web 2.0 sta prendendo piede tra
gli utenti, non solo nella sfera privata ma anche in quella
lavorativa, lo stesso non si può dire delle aziende che, al
contrario, temono gli effetti in termini di calo della
produttività e protezione dei dati aziendali.

A portare alla ribalta questa trend è l’indagine "Potere
alle persone? Gestione della democrazia tecnologica sul posto di
lavoro", effettuata da The Economist Intelligence Unit per
conto di Trend Micro su un campione di 390 dirigenti di Regno
Unito, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Svezia e Russia. La
ricerca ha messo in evidenza che poco meno della metà degli
intervistati (il 48%) si dichiara favorevole a incrementare la
libertà tecnologica nella propria azienda, ma nel contempo, quasi
la stessa percentuale (il 47%) dichiara l’esatto contrario.

In questo contesto i lavoratori reclamano una maggiore
“democrazia tecnologica” per poter usare applicazioni come i
social network e svolgere meglio il proprio lavoro.

Le società europee restano però scettiche di fronte al concetto
di democrazia tecnologica. La diffusione di questi tipi di hi-tech
amplia, sì, la libertà di scelta dei dipendenti introduce ma
molte incognite in un sistema prestabilito di funzioni e
responsabilità nel settore IT e, pur creando nuove opportunità
professionali, espone le aziende a rischi che per anni hanno
tentato di gestire e contenere.

Dal sondaggio emerge che più del 40% dei dirigenti europei sarebbe
pronto ad affrontare i rischi legati alla democrazia tecnologica
pur di sfruttare al massimo i vantaggi per le aziende, mentre il
23% reputa che rischi e opportunità si equivalgono. Il 31%,
invece, sostiene che sono maggiori i rischi rispetto alle
opportunità. I vantaggi principali individuati dagli intervistati
consistono in una maggiore innovazione (31%), il morale dei
dipendenti più alto (27%), e una più efficace collaborazione con
i partner esterni (25%)..
Le aziende concordano inoltre sul fatto che i rischi principali
legati alla democrazia tecnologica sono il calo della produttività
(35%), la perdita di informazioni riservate (32%) e una maggiore
vulnerabilità ai virus (24%). Da un lato infatti, fino ad ora non
sono pochi i dipendenti che hanno sprecato un consistente lasso di
tempo di lavoro utilizzando applicazioni Web 2.0 per scopi
personali; dall’altro, alcune aziende hanno subito ingenti danni
a causa della pubblicazione di informazioni sensibili sui blog.

Nello specifico le imprese italiane concordano sul fatto che sia
aumentato l'uso di social network e applicazioni simili sul
posto di lavoro: ne sono certi ben il 42,9% degli interpellati
mentre il 34,7% dichiara di ritenere il fenomeno probabile anche se
non ne ha la certezza. Per il momento, tuttavia, l'uso dei
social network sul posto di lavoro, secondo il 71,4%, sembra
rispondere più a un'esigenza personale dei dipendenti che a
una necessità di tipo lavorativo. Il 63% ritiene di poter avere
fiducia nel fatto che i dipendenti usino le applicazioni e i
dispositivi in modo appropriato rispetto agli scopi lavorativi.

La percezione dei rischi da parte dei manager italiani è
sostanzialmente simile a quella dei colleghi europei: secondo il
42,8%, infatti, l'uso dei siti di social network avrebbe
incrementato i rischi per la sicurezza dei dati aziendali. Alla
domanda "come i senior manager dell'azienda valutano il
trade off rischi – opportunità nel concedere maggiore libertà di
usare le nuove tecnologie Web 2.0 sul posto di lavoro" , il
38,8 % ritiene le opportunità superiori ai rischi contro un 28,5%
che le ritiene inferiori. Ben il 30,6% ritiene vi sia invece allo
stato attuale un bilanciamento tra le due voci. I timori legati
alla diffusione delle nuove tecnologie sul posto di lavoro sono
simili a quelli manifestati dai manager degli altri paesi: il 46,9%
è d'accordo nel valutare la riduzione della produttività dei
dipendenti come uno degli inconvenienti più probabili derivanti
dall'uso dei social network, ma non solo.

Secondo il 32,7% i siti di social network (in particolare Facebook
e LinkedIn) potrebbero mettere a repentaglio le informazioni
aziendali. Nonostante ciò, i manager italiani sembrano preferire
una regolazione "soft" delle nuove tecnologie: ad essere
colpite da un divieto assoluto di impiego potrebbero essere invece
le applicazioni e i siti di file sharing (un'indicazione data
dal 59,2% degli interpellati).

Ma quali sono strategie da mettere in campo per evitare la
“democrazia tecnologica” si trasformi in una minaccia alla
sicurezza aziendale? Secondo lo studio è essenziale redigere linee
guida specifiche per l’uso delle nuove tecnologie e formare i
dipendenti. È inoltre necessario sviluppare strumenti di social
network interni all’azienda e favorire la collaborazione tra
unità aziendali e team IT.

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