Potrebbe avere ''gravi ripercussioni sull'attività di
molte imprese televisive locali'' la revisione del Piano
frequenze per la tv digitale che l'Autorita' per le
garanzie nelle comunicazioni sta predisponendo in questi giorni.
E' il senso di una lettera che i sindacati della comunicazione
di Cgil, Cisl e Uil hanno inviato al presidente dell'Agcom
Corrado Calabrò.
''Preoccupa l'ipotesi che l'Autorità destinerebbe
alle emittenti locali minori frequenze e di scarsa qualità. Questa
riduzione delle frequenze – spiegano Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom
Uil – porterebbe inevitabilmente alla chiusura di un notevole
numero di televisioni locali. Si arriverebbe perciò
all'eliminazione, sull'intero territorio nazionale, di
molte aziende con la conseguente perdita di numerosi posti di
lavoro che, inevitabilmente, finirà per interessare anche
l'intero sistema della comunicazione''.
Il modello che Agcom sta adottando per il piano ha ricevuto anche
le critiche del viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani che,
intervenendo alla Conferenza nazionale di Dgtvi, lo aveva definito
troppo “teorico e privo di attinenza con il territorio” ,
auspicando invece un modello di concertazione. A fargli eco il
presidente di Dgtvi: "Il modello non corrisponde alla realtà
– aveva detto Andrea Ambrogetti -. Il piano non deve in alcun modo
mettere in discussione le assegnazioni nelle Regioni in cui lo
switch off è stato effettuato”.
Sul piede di guerra anche le tv locali. "La realizzazione di
reti nazionali in tecnica K-SFN (in contrasto con quanto la stessa
Agcom ha fin qui detto e scritto) – dice Frt -, toglie alle
televisioni locali un numero consistente di frequenze, peraltro le
migliori, per incrementare le coperture di reti nazionali
inesistenti o che addirittura non esisteranno mai”.