Blockchain, non è tutt’oro quel che riluce

Esperti a confronto al convegno CorCom-Pagamentidigitali.it “Digital Payment Revolution”. Le criticità non mancano: va trovato l’equilibrio tra sicurezza e privacy. E bisognerà lavorare sull’identità digitale. Ma la rivoluzione è in atto e non si potrà “imbrigliare”

Pubblicato il 22 Set 2016

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Non poteva non meritare una tavola rotonda dedicata, all’interno dell’evento CorCom sulla Digital Payment Revolution, la rivoluzione Blockchain, la cosiddetta Internet of banking, la trasformazione del sistema finanziario trainata dal basso che richiama i meccanismi della sharing economy che già hanno conquistato gli utenti di tutto il mondo e messo sotto pressione i modelli di business dei player tradizionali.

Il mondo Blockchain appare spesso complesso e confuso ai più; al tempo stesso molti ne annunciano un vicino avvento, capace di rivoluzionare il modo di fare transazioni magari mandando in pensione avvocati, notai, banche e autority. “Blockchain non è che un consenso su transazioni in assenza di autorità centrale, ma sono scettico sull’utilizzo della tecnologia Blockchain nei sistemi di pagamento nel breve termine”, ha affermato invece Ferdinando Maria Ametrano, Professore Milano Bicocca, Bitcoin and Blockchain Technology, Politecnico di Milano, aprendo la tavola rotonda (anche su Storify) moderata dal caporedattore CorCom Mila Fiordalisi.

“Il mondo dei pagamenti è Bitcoin è molto attratto dal Blockchain perché ripropone in gran parte quel carattere di transazione istantanea tipico dello scambio di contante”, ha detto Ametrano. “Se oggi le transazioni non sono istantanee però non è per motivi tecnologici, ma per il complesso sistema di controlli, verifiche e presidi”. Di qui lo scetticismo. Continua Ametrano: “Oggi se voglio trasferire, per esempio, un video posso farlo all’istante e gratis, per trasferire i soldi non esiste invece un sistema istantaneo P2P gratuito per via del forte quadro regolatorio che lo limita. Ecco perché grandi player come Apple o Google non sono entrati in questo settore: non possono garantire la user experience cui i loro utenti sono abituati. L’istantaneità potrebbe esserci ma non c’è. Eppure il mercato è pronto per la disruption”.

Il governo ovviamente non sta a guardare mentre la tecnologia evolve e nuovi player premono per entrare nel mondo della finanza in chiave hitech. Come ha indicato Tiziana De Luca, Dirigente del Ministero dell’economia e delle finanze, Dipartimento del Tesoro, “Il ministero sta studiando le criptovalute e i sistemi digitali. Questi strumenti hanno forte appeal sul mercato, gli intermediari e i consumatori e le istituzioni stanno valutando”. Non si tratta di essere attendisti, ha spiegato la De Luca, ma di ricordare che con la valuta digitale “la transazione è puntalmente tracciabile, ma non è riferibile a nessuno che sia certamente esistente. Ecco dunque l’alta attenzione delle autorità e la distanza presa dall’Ue”. In particolare, nell’attuale contesto storico, le istituzioni sono consapevoli di come i micropagamenti in criptovaluta possono essere usati per finanziare attività illecite e terroristiche: ciò aumenta la vigilanza e rende sempre più complicato l’equilibrio tra sicurezza e privacy.

Crede molto in Blockchain AssoB.It, associazione senza scopo di lucro nata con l’idea di promuovere la crescita e la diffusione delle tecnologie Blockchain. Ne ha parlato il presidente Gabriele Domenichini. AssoB.It organizza eventi divulgativi e produce materiali dedicati agli sviluppi tecnologici, alle normative legali vigenti e allo studio dei rischi e dei vantaggi che si presentano a chi opera in questo nuovo settore e fornisce una certificazione attività e progetti; dà assistenza sia legale che di business a chiunque sia interessato a iniziare a utilizzare tecnologie Blockchain; dialoga con le isituzioni; addirittura sta lavorando per adottare una piattaforma che sfrutti le potenzialità delle tecnologie Blockchain per automatizzare in modo decentralizzato, trasparente e sicuro le dinamiche associative e di governance della stessa AssoB.It. “Bitcoin e Blockchain sono qui, funzionano. E’ come un calabrone: nessuno pensa che possa volare, ma lui lo fa, semplicemente; inutile imbrigliare questa forza in meccanismi giurisprudenziali”, ha detto Domenichini. C’è un tema poi che non deve sfuggire: la scalabilità, perché le reti decentralizzate hanno il problema della performance e queste vanno costantemente adeguate alla crescita della base utenti. Altro nodo da sciogliere nei prossimi anni sarà “conciliare privacy e controllo della criminalità, anche considerato che per alcuni paesi è criminale ciò che per altri è espressione di libertà”, ha concluso Domenichini.

Insomma, l’anonimato nelle transazioni (non sempre si può risalire a chi le fa e provare la sua identità, perché potrebbe essere un fake) spaventa le autorità europee ma potrebbe tradursi nella protezione dei diritti fondamentali per molti cittadini di paesi con sistemi giuridici diversi da quelli occidentali. La questione è controversa ma “le distributed ledger technologies hanno elementi positivi”, ha ricordato Roberto Garavaglia, Strategic Advisor per i Digital Payment e coordinatore editoriale, PagamentiDigitali.it, “che possono essere sfruttati anche per l’identità digitale”. “Siamo a un bivio”, secondo Garavaglia: “C’è troppa voglia di anticipare competenze e sviluppi perché stiamo inseguendo l’hype e non dobbiamo correre; al tempo stesso rischiamo di trovarci tra qualche anno a parlare ancora Blockchain o distributed ledger technologie senza arrivare a niente di concreto”.

Eppure il Blockchain che tanto infiamma i dibattiti non è poi un concetto così “nuovo”. “E’ una novità tecnologica innestata su esigenze e concetti già esistenti”, è intervenuto il notaio Michele Manente, componente della Commissione informatica del Consiglio Nazionale del Notariato. “I notai hanno studi digitalizzati, lavorano con la firma digitale e usano da tempo modalità simili al Blockchain, per esempio con i registri immobiliari o delle imprese che sono pubblici e registrano tutte le transzioni notarili in modo indelebile e da tutti consultabile. Ora Blockchain può aiutare a fornire nuovi servizi, per esempio la gestione dei pagamenti connessi con le transazioni immobiliari che oggi dipendono dagli assegni: usando tecnologia Blockchain e certificazione del pubblico ufficiale si otterrebbe quella rapidità che il mercato chiede”. Ma per ora niente addio al notaio: “Nessuna tecnologia sostituisce la consulenza dell’esperto in carne ed ossa”, secondo Manente. Nell’applicazione della tecnologia, però, il controllo è essenziale: “Le identità digitali sono conservate dai gestori e ci vuole sicurezza altissima: un eventuale accesso al gestore delle identità digitali rischia di compromettere tutto il sistema”.

Sicurezza tema top anche per Andrea Rigoni, Advisor Presidenza del Consiglio dei Ministri sui temi della Digital Security: “Nei sistemi centralizzati ci sono di solito meccanismi di autenticazione forte basati su un’autorità che fornisce garanzie: è così per la carta di credito ma anche per le carte di identità elettroniche. I sistemi centralizzati sono sicuri nel sistema bancario ma fuori dalle banche si sono verificate gravi violazioni. Il Blockchain è un ottimo candidato a diventare un’alternativa a questo sistema centralizzato: è distribuito e risolve il problema del ricorso all’autorità centrale, ma ne crea altri perché da solo non autentica. Serve un quadro di regole chiare e standardizzate oggi non implicite nel Blockchain per avere garanzie”.

Rigoni è uno degli esperti che ha lavorato su SPID e al DPCM del 24/10/2014 che definisce una serie di requisiti per il Gestore di Identità Digitali. “SPID è scritto con una logica che può supportare sistemi con distributed ledgers o anche più avanzati, ma ancora ci sono problemi tecnologici su architettura e performance per garantire l’autenticazione”, ha detto Rigoni. “Si tratta di problemi operativi che non consentono una user experience immediata. Ma ci arriveremo e SPID è pronto per cogliere le novità”.

Rigoni ha ammesso che SPID sta avendo un avvio faticoso: “Va corretta l’attuazione della legge; peccato che le banche non abbiano adottato SPID ma alla fine i sistemi di identificazione collimeranno e si andrà tutti nella direzione segnata dalle esigenze dei consumatori”. Però sempre preservando la sicurezza: “Non dobbiamo demonizzare i sistemi, ma essere consapevoli che le violazioni possono accadere e oggi i gestori, le banche e tutti gli altri attori non sono pronti a gestire questi scenari e a rispondere e a reagire ai grandi incidenti”.

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