Cessione Rai Way, i sindacati: “Fare chiarezza sulle condizioni dei lavoratori”

La Slc-Cgil scende in campo contro la vendita delle torri e il piano di esternalizzazione: “Disponibili al confronto con i vertici aziendali”

Pubblicato il 03 Feb 2011

I lavoratori di Ray Way scendono in campo contro la vendita delle
torri e l'esternalizzazione prevista dal piano industriale.
"A quasi 2 mesi dallo sciopero è necessario ricordare al
direttore denerale e al Cda che fino ad ora la digitalizzazione
della rete è stata fatta nei tempi, modi e a costi più efficienti
possibili grazie al lavoro dei dipendenti di Rai Way che, il 10
dicembre scorso, con la massiccia adesione allo sciopero generale,
hanno chiaramente espresso la loro totale avversità alla vendita
delle torri ed alle esternalizzazioni previste dal piano
industriale – si legge in un comunicato della Slc-Cgil -. Vanno
condivise le scelte organizzative di Rai Way e le azioni di
recupero degli appalti; i risultati sono pubblicati dai bilanci e
vedono la consociata avere un cospicuo utile a fronte del pieno
impegno del lavoro interno. La cosa che più ci stupisce è che i
vertici aziendali, invece di reputare un successo ed un valore il
“modello” Rai Way (esportandolo anche alla capogruppo) lo
svuotano cedendo gli asset strategici.

Secondo il sindacato i lavoratori di Rai Way vivono una condizione
di  attesa insostenibili. "Non sono arrivate risposte alle
organizzazioni sindacali e manca il parere dell’Azionista sulla
proposta di cessione avanzata dal direttore generale sottolinea il
sindacato – Un’altra anomalia di questa storia è che il
competente Ministero, mentre tende ad accelerare la
digitalizzazione della rete volendola completare entro il 2011, nel
contempo mostra interesse alla cessione di torri e lavoratori di
Rai Way: queste due cose, per noi, sia chiaro, non sono
compatibili".

A preoccupare i lavoratori "anche l’assenza di un’analisi
sugli effetti demotivanti sui lavoratori e delle inevitabili
reazioni sulla efficacia e la tempistica della digitalizzazione
dovuti alla spada di Damocle che pende sulle loro teste e sul loro
futuro".

"A sottolineare i molti motivi che rendono negativa tale
operazione, va considerato che il ministero del Tesoro e la Rai,
per la grande operazione del passaggio dall’analogico al
digitale, hanno investito ben 400 milioni di euro, circa 100
milioni più dell’ipotizzato prezzo di vendita delle torri nel
Piano Industriale. Tale operazione, se attuata, regalerebbe
all’acquirente privato anche le somme cospicue ottenute dalle
cosiddette ospitalità di terzi. La Rai rinuncerebbe alla
possibilità, in una fase di espansione del mercato, di poter
divenire il principale operatore del settore, con l’acquisizione
di importanti clienti oggi privi di una loro capacità
trasmissiva".

"Non è tollerabile che l’Italia, dopo aver rinunciato
inopinatamente ad avere l’operatore pubblico di Tlc, ipotizzi di
cedere alle spinte degli interessi privatistici anche per la rete
Dtt. In più qualche perplessità ci deriva dalle promesse di
rilancio tecnologico della Rai che dichiara all’utenza di voler
diffondere il segnale in 3D!".

Per questo la Slc-Cgil chiede "pragmatismo sulle scelte
aziendali, invitando i vertici a prendere atto degli obblighi
derivanti dal contratto di servizio e dalla convenzione Rai-Stato,
ed a destinare le risorse economiche dando priorità all’aumento
della copertura e della completa offerta Rai in digitale terrestre
a tutti gli abbonati, specie per quelli lontani dai grandi centri
abitati. Come primo atto le OO.SS, se non registrassero il ritiro
di cessione ed esternalizzazioni, sarebbero indisponibili a
proseguire le trattative su questioni specifiche. Va detto a
chiarimento che tale scelta non è diretta a bloccare e affondare
Rai Way, piuttosto si ribadisce (in linea con quanto abbiamo sempre
dichiarato) la piena disponibilità al confronto, anche sui modelli
produttivi, ma solo dal giorno successivo alla conferma
dell’attuale perimetro aziendale".

Pertanto – conclude la nota – "in attesa di una risposta
chiara sul piano industriale, convocheremo il coordinamento dei
lavoratori per discutere della situazione attuale e ragionare su
eventuali nuove e più incisive forme di denuncia, di protesta e di
lotta".

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