DIGITAL MARKETS ACT

Appello dei big del web alla Ue: “A rischio il digitale in Europa”

La lettera dei top manager di Allegro, Bol.com, Delivery Hero, Booking.com, eMag, Vinted, Wolt, Zalando ai 27 ministri dell’Economia dei Paesi dell’Unione: “Rivedere il concetto di utenti finali attivi secondo il modello di business dell’ecommerce”

Pubblicato il 29 Ott 2021

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Otto grandi aziende dell’ecommerce hanno scritto ai 27 ministri dell’Economia dei Paesi membri dell’Unione europea per esprimere alcune perplessità sul testo del Digital Markets Act (Dma), a breve al vaglio della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento europeo a Bruxelles. La lettera, divulgata dalle stesse società, porta la firma dei top manager di Allegro, Bol.com, Delivery Hero, Booking.com, eMag, Vinted, Wolt, Zalando.

La precisazione delle aziende

“Sosteniamo gli obiettivi del Dma di creare regole per i più grandi attori digitali, che agiscono come garanti di una concorrenza leale”, si legge nel documento. “Accogliamo con favore gli sforzi del Consiglio nel fornire maggiore chiarezza sulle caratteristiche di garanti. Tuttavia, siamo allarmati per le recenti proposte del Consiglio, che definiscono in modo impreciso gli ‘utenti finali attivi’ come ‘visitatori’ per tutte le piattaforme basate sulle transazioni, indipendentemente dalle loro dimensioni. Di conseguenza, le soglie Dma per ‘utenti finali attivi‘ si applicherebbero inavvertitamente a più aziende di quanto inizialmente previsto”.

Secondo la missiva, l’utilizzo dei “visitatori” del sito Web o dell’app come base per il conteggio del numero di “utenti finali attivi” distorce drasticamente i relativi numeri di utenti. “Innanzitutto, un numero elevato di utenti che visitano le nostre piattaforme o scaricano le nostre app non si traduce automaticamente in clienti che acquistano effettivamente beni o prenotano servizi. In secondo luogo, la definizione di ‘visitatori’ non tiene conto della natura basata sulle transazioni dei nostri modelli di business. La remunerazione che riceviamo per un acquisto che un utente ha effettuato sulla nostra piattaforma genera di gran lunga la quota maggiore di entrate. Il conteggio dei ‘visitatori’ non è corretto quando i ‘clienti attivi’ sono importanti”.

La richiesta delle Big tech

Per questi motivi, secondo le otto compagnie, la definizione proposta dall’Unione fallirebbe l’obiettivo del Dma di prendere di mira i più grandi attori digitali di oggi che agiscono come garanti. Allargando il campo di applicazione, creerebbe anche di fatto un ostacolo normativo alla crescita per le piattaforme di ecommerce europee, molte delle quali vicine alle soglie di fatturato o di utenti business.

“Riteniamo che il Dma dovrebbe quindi definire ‘utenti finali attivi’ dei servizi di intermediazione online secondo il modello di business. Per gli intermediari online che facilitano le transazioni tra consumatori e utenti aziendali, un approccio basato sulle transazioni è un indicatore più accurato e proporzionato della loro importanza. Per gli altri intermediari online, i ‘visitatori’ o gli ‘utenti loggati’ possono cogliere meglio il loro modello di remunerazione. Siamo a un bivio cruciale e ottenere il Dma giusto è fondamentale per l’economia digitale europea”, chiosano le otto aziende. “Chiediamo ai legislatori dell’Ue di riflettere meglio le dinamiche del settore dell’ecommerce”.

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