IL CASO

5G, si scalda il fronte banda 700. I broadcaster indipendenti: “No ai rinvii sul Dvb-T2”

Dodici aziende che si appoggiano alle reti di trasmissione di Persidera inviano una lettera al ministero prendendo una posizione diversa da quella di Confindustria Radio Tv. Chiedono di non posticipare il passaggio al nuovo standard, e che lo switch-off rimanga obbligatorio per non penalizzare i player più piccoli

Pubblicato il 05 Lug 2021

dvb-t2

Si scalda il fronte della liberazione della banda 700 per il 5G e della transizione all’Mpeg4 e al nuovo standard di trasmissione per il segnale televisivo, il Dvb-T2, che entrerà in vigore nel 2022 per consentire la liberazione della banda 700 a favore del 5G.

Su questo tema i broadcaster e gli operatori di rete non hanno una posizione comune: da una parte quelli più grandi e verticalmente integrati, che producono contenuti e hanno contemporaneamente reti di trasmissione di proprietà, chiedono una revisione della roadmap fissata da ministero, invocando essenzialmente due modifiche: tempi più lunghi per compiere lo switch-off e maggiore libertà di movimento, lasciando quindi agli operatori la facoltà di scegliere, una volta abbandonata la banda 700, se adottare il Dvb-T2.

Dall’altra gli operatori nazionali indipendenti, quelli più piccoli non-integrati che cioè si appoggiano a una società terza per trasmettere il proprio segnale, che sono per il mantenimento del quadro normativo attuale che prevede, a giugno 2022 l’obbligatorietà del passaggio al Dvb-T2 e che non sono favorevoli a rinvii dell’avvio della Roadmap, se non di piccola entità e motivati da questioni tecniche precise.

Per rendere chiara questa posizione, in contrapposizione a quella espressa da Confindustria Radio Tv, che ha già inviato una comunicazione al ministero con le proprie richieste, 12 broadcaster indipendenti hanno a loro volta inviato una comunicazione al Mise facendo presenti le proprie ragioni, come risulta dal documento in possesso di CorCom. Dal loro punto di vista i player più piccoli, che comunque hanno un ruolo importante per il pluralismo televisivo, potrebbero venire pesantemente penalizzati se le norme cambiassero e introducessero flessibilità nell’adozione dell’Mpeg-4 e del Dvb-T2. Il nuovo standard infatti aumenta – fin quasi a raddoppiarla – la capacità di trasmissione a parità di banda disponibile, e questo compenserebbe per gli operatori più piccoli – questo il senso della comunicazione inviata al governo – la capacità persa con l’abbandono della banda 700. Per i player più grandi invece, che contano anche su reti di trasmissione proprietarie, sarebbe più semplice districarsi e organizzarsi anche senza lo switch-off, perché potrebbero decidere liberamente su come trasmettere i propri canali, dal momento che non sarebbero vincolati da contratti con operatori esterni.

Il dibattito interno al mondo dell’industria del mondo Tv va avanti ormai da tempo, e il ministero sarà presto chiamato a dare risposta a queste differenti posizioni che sono ormai cristallizzate, in attesa dello switch-off il cui avvio, ormai imminente, è previsto per il prossimo primo settembre 2021.

Se da una parte Confindustria Radio Tv richiede quindi una transizione “ordinata e flessibile” rivedendo la roadmap fissata dal Mise, i player nazionali più piccoli e non integrati – che pure fanno parte dell’associazione – ci tengono a distinguere la loro posizione e chiedono al ministero – come a suo tempo aveva fatto un mese fa Persidera (a cui si appoggiano i 12 broadcaster che hanno firmato la lettera), mettendo nero su bianco le proprie ragioni e chiedendo certezza normativa a garanzia del pluralismo radio televisivo. Questo si concretizza in date certe di avvio del processo di switch-off , mantenimento dell’obbligatorietà dei passaggi a Mpeg-4 e a Dvb-T2 (quest’ultimo contestuale allo spegnimento della banda 700), ed esclusione di ogni forma di ambiguità normativa, come, ad esempio riferimenti a cirteri di “flessibilità” e “non obbligatirietà” o “attivazione facoltativa”.

“E’ tutto stabilito da tre anni – spiega Marco Sciscione, amministratore delegato di GM 24, una delle 12 società firmatarie della lettera – Ora va rispettata la roadmap che è già nero su bianco, non di possono cambiare le carte  in tavola da un giorno. Anche perché se prima dello switch-off c’erano 20 Mux e da quel momento in poi ce ne saranno 12, c’è assoluto bisogno della nuova tecnologia che abiliti più capacità di banda sui Mux disponibili. La stessa Europa parla di ‘migliore tecnologia disponibile, e non c’è dubbio che quesa sil il Dvb-T2”.

Bonus Tv verso lo sblocco: a disposizione 250 milioni

Uno dei punti “caldi” del dossier switch-off, quello del bonus TV per i cittadini che saranno chiamati a cambiare televisore o dotarsi di un decoder per poter ricevere le trasmissioni in Dvb-t2/Hevc sembra indirizzato ormai a sbloccarsi: il Mise e il ministero dell’Economia e delle Finanze sono orami in dirittura d’arrivo per la pubblicazione dei decreti attuativi che sbloccheranno la concessione degli incentivi, 100 euro a famiglia per al sostituzione delle apparecchiature, da qui al 2022. Il nuovo standard una migliore qualità, una risoluzione più elevata con un nuovo standard di codifica per la compressione video. A disposizione degli utenti ci saranno, a meno di rifinanziamenti dell’ultimo momento, 250 milioni di euro stanziati nel decreto Sostegni, che potrebbero però non essere sufficienti per rispondere a tutte le richieste.

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