SCENARI

Nextmind: “Per la digital transformation serve un approccio sartoriale”

L’Ad della software house toscana, Nicoletta Cocchini: “I progetti affidati a grandi player richiedono molto più tempo, sono più efficaci i partner agili, in grado di privilegiare la velocità”. Il direttore commerciale Fabrizio Lenzini: “DevOps chiave di volta per il futuro”

Pubblicato il 20 Mag 2021

nextmind

Per poter sviluppare software e realizzare progetti di digital experience utili a una large enterprise non contano le dimensioni, ma la qualità. Si tratta di un concetto che è vero in condizioni di “normalità”, ma che lo è stato a maggior ragione nei frangenti eccezionali di questi mesi, con il mondo del business che ha dovuto affrontare l’emergenza Covid-19. La pandemia ha infatti messo molte imprese nella necessità di affrontare la digitalizzazione di alcuni processi in tempi rapidissimi: una situazione in cui le software house caratterizzate da strutture semplici e snelle e da competenze all’avanguardia hanno potuto dare il meglio di sé, riuscendo a combinare nel modo migliore la rapidità con la qualità, andando a risolvere problemi che altrimenti avrebbero potuto causare danni economici o di compliance gravi a molti player, ad esempio nel mondo finance. Questo ha voluto dire infatti – e spesso da un giorno all’altro – abilitare tutte le attività da remoto pur continuando a garantire i più alti standard di sicurezza.

Un esempio è Nextmind, società specializzata nella progettazione e realizzazione di soluzioni software innovative fondata nel 2010 da Fabrizio Lenzini e Nicoletta Cocchini, che oggi sono rispettivamente il direttore commerciale e l’amministratore delegato dell’azienda, ai quali si è aggiunto strada facendo un terzo socio, il chief technology officer Marco Mancini, specializzato nello sviluppo software in ambito Java. Oggi l’azienda conta su 15 dipendenti, lavora per grandi player nazionali e ha il suo quartier generale a Firenze.

Fabrizio Lenzini
“Lo scorso anno abbiamo registrato il nostro record di fatturato – spiega Lenzini, ingegnere delle telecomunicazioni, con una solida esperienza nel settore telco – soprattutto nel mondo del finance processi che venivano fatti da scrivania a scrivania improvvisamente hanno dovuto essere modificati a causa della chiusura degli uffici o del drastico ridimensionamento del numero di persone in sede. Emergenza che però non ha modificato le norme di settore, le necessità di compliance e una serie di altri aspetti legali. Affidare questa ‘digital transformation’ a un grande player avrebbe richiesto tempi lunghi, mentre noi siamo riusciti in pochi giorni a digitalizzare i processi di Spa quotate in borsa, con il massimo dell’efficienza e dell’efficacia”.

“La cosa buffa è che non compariamo mai – prosegue Lenzini – Siamo una ‘sartoria del software’ in crescita, che è riuscita ad acquisire grandi progetti partendo da zero, collaborando con grandi gruppi e system integrator, che oggi ci affidano in toto lo sviluppo di progetti molto importanti per il loro business. Questo anche grazie al fatto che prima di realizzare i nostri prodotti siamo molto attenti alla fase di assessment, per capire fino in fondo le necessità dei nostri clienti, e soltanto una volta che il quadro è sufficientemente chiaro iniziamo a lavorare sulla progettazione della digital experience, con una grande attenzione ai particolari, alla qualità nei minimi dettagli. La nostra forza – prosegue Lenzini – è la curiosità che ci guida nel campo delle nuove tecnologie: non abbiamo schemi prefissati, siamo attenti a tutti i nuovi trend di mercato, e i nostri sviluppatori sono persone appassionate del loro lavoro, che riescono a divertirsi e a fare squadra, e che hanno la massima libertà di utilizzare gli strumenti che volta per volta reputano più giusti e innovativi per i progetti in cui sono impegnati”.

Oggi Nextmind è orientata sul Devops e ha subito colto le opportunità che sono arrivate dalle metodologie di lavoro più all’avanguardia del settore, infatti attualmente per tutti i progetti aziendali stiamo adottando la metodologia Devops in parallelo all’Agile programming, con Scrum e Kanban.

Nicoletta Cocchini
“Uno dei nostri punti di forza – aggiunge Nicoletta Cocchini, che viene da una specializzazione in Economia Aziendale e dal mondo del marketing – è l’aver saputo coniugare fin dalla nascita di Nextmind la parte dell’offerta tecnologica con quella del marketing, sviluppando l’abilità di saper mettere al primo posto i bisogni ed i comportamenti dell’utente nello sviluppo di soluzioni software innovative. E fin dall’inizio il nostro obiettivo è stato di costruire un team composto da analisti, ux ui designer, sviluppatori, esperti di tecnologia e business, in grado di integrarsi perfettamente dal punto di vista professionale e anche da quello umano, per realizzare un clima positivo capace di unire le diverse prospettive in una unica visione”.

Ma come ha influito l’emergenza pandemia sulle modalità di lavoro in azienda? “Con il Covid internamente non è cambiato molto – sottolinea Cocchini – avevamo già la libertà di lavorare da casa. Certo, ci è mancato il contatto umano, l’aspetto della vicinanza fisica, perché tutto sommato si fa prima a stabilire un contatto proficuo di persona piuttosto che in call. Ad avere più difficoltà sono sicuramente state le nuove generazioni, che spesso sono meno abituate ad adattarsi e a trovare le soluzioni migliori a seconda del contesto”.

Tra i settori in cui oggi Nextmind conta più clienti ci sono luxury, retail, industry, automotive, insurance ed il finance, con la realizzazione di portali istituzionali fino ai programmi per gli investimenti in grado di supportare i promotori finanziari. Grazie all’esperienza maturata nel tempo, nell’ultimo anno l’azienda ha iniziato a lavorare non soltanto a prodotti “su commissione”, ma anche a realizzare dei software proprietari da lanciare sul mercato, e a breve presenterà il primo, orientato a coloro che utilizzano in azienda Google Workspace.

Nextmind conta anche su un’anima creativa importante: a dimostrarlo c’è il fatto che l’azienda si sia aggiudicata la gara bandita cinque anni fa nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 per la definizione del logo e la comunicazione del 5G PPP, riuscendo ad avere la meglio sulle proposte di brand più noti di dimensioni molto più grandi.

Se lato Experience, Nextmind realizza progetti innovativi per incrementare il business dei clienti con l’utilizzo di nuovi metodi ed approcci, nel campo del coding ha saputo ritagliarsi uno spazio nel campo della programmazione Java grazie alle competenze in ambito Liferay, che consente lo sviluppo di applicazioni o portali per large enterprise, con l’accesso contemporaneo di migliaia di persone, come ad esempio nel caso delle reti intranet delle grandi aziende. Proprio in questo ambito è specializzato il Cto Marco Mancini, che ha conquistato nel tempo due prestigiosi riconoscimenti internazionali su Liferay.

Il successo dell’approccio sartoriale sta facendo crescere rapidamente Nextmind, con un management ben consapevole dei rischi che spesso accompagnano i processi di sviluppo impetuosi di molte piccole realtà: “Siamo partiti già dai nostri primi passi con una politica attenta di gestione e controllo sulla parte finanziaria e del monitoraggio dei progetti, affiancati da una società esterna – spiega Cocchini – E questo non vuol dire controllare i dipendenti, verso i quali abbiamo la massima fiducia, ma capire se i progetti a cui lavoriamo funzionano e se si può fare qualcosa per migliorarli. Siamo inoltre certificati ISO 9001 e questa è una garanzia che ci ha permesso di impostare il nostro lavoro con ordine, sempre orientati al miglioramento”.

“Abbiamo raggiunto una dimensione per la quale non possiamo più essere considerati piccoli, e non possiamo ancora essere considerati grandi – aggiunge Lenzini – Lo scorso anno abbiamo ricevuto due manifestazioni di interesse da parte di soggetti più grandi, e sappiamo bene che prima o poi dovremo prendere in considerazione un’opzione di questo genere, ma quello che ci piacerebbe è trovare una unione con un partener che rispetti la storia, il modo di lavorare e i processi interni che ci stanno portando alla crescita”.

Infine, come in tutto il mondo digitale, anche in quello del software emerge un problema di carenza di competenze: “Soprattutto è difficile trovare chi sappia coniugare un alto livello di preparazione con lo spirito di intraprendenza e la curiosità – afferma Lenzini – Spesso il giovane che esce dall’università con voti eccelsi non ha lo spirito giusto per sacrificarsi ancora nell’apprendimento o di mettersi in discussione quando trova uno scoglio. Capita di imbattersi in giovani che preferiscono essere ‘attendisti’ o nascondere ciò che non sanno: paradossalmente a volte si ottengono risultati migliori con persone professionalmente più anziane e meno formate in un settore specifico, che però hanno la voglia di mettersi davvero in discussione e di imparare, ammettendo il proprio problema e compensandolo con un’alta velocità di apprendimento. In questo momento, ad esempio, stiamo disperatamente cercando due programmatori Java, e trovarli non si sta dimostrando semplice”.

“In ogni caso mettiamo a disposizione di ogni neo assunto un percorso di formazione interna che può arrivare a durare tre mesi – aggiunge Cocchini – un inserimento graduale che guarda con attenzione al versante umano e a quello tecnico, in particolare nel Java, per mettere a disposizione dei nostri collaboratori basi solide dalle quali partire, mentre in parallelo abbiamo percorsi di formazione interna continui per tutti”.

Guardando al futuro, Nextmind si sta indirizzando verso la programmazione DevOps: “Per noi è molto importante perché se applicata nel modo giusto consente la massima integrazione tra diverse tipologie di componenti del team, migliorando sia la qualità del software sia la velocità di delivery dei progetti – conclude Lenzini – Ci permetterà di evolverci ulteriormente e di migliorare ancora le performance tecniche: è una modalità di lavoro che si addice in modo particolare alle realtà in cui c’è affiatamento, e per questo siamo sicuri che possa fare al caso nostro”.

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