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L’allarme delle imprese di rete: “Comparto in crisi, senza di noi niente fibra e 5G”

In una lettera al presidente di Confindustria Carlo Bonomi e al vice presidente con delega al digitale Luigi Gubitosi chiesta l’immediata apertura di un tavolo di lavoro. “Già in corso alcune vertenze occupazionali e la pressione competitiva non è più gestibile”

Pubblicato il 10 Giu 2020

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Dare vita in tempi rapidi a un tavolo di lavoro, in seno a Confindustria, specificamente dedicato alle imprese di rete. Per scongiurare il rischio imminente di una crisi del comparto – in particolare sul fronte occupazionale – che rischia di mettere a repentaglio la roadmap della banda ultralarga italiana. È questo l’appello firmato nero su bianco dalle aziende del comparto – che dà lavoro a circa 45mila persone considerando anche l’indotto – in una lettera inviata a Viale dell’Astronomia e in particolare al neo presidente Carlo Bonomi e al vice presidente con delega al Digitale Luigi Gubitosi.

Alpitel, Ceit, Cogepa, Eco.Net, Sensi, Sielte, Sime Telecomunicazioni, Sirti, Site, Sittel, Valtellina Spa le aziende firmatarie della lettera che CorCom ha potuto visionare e in cui si evidenziano le difficoltà già incontrate nella fase di lockdown e quelle che il comparto sarà costretto ad affrontare nei mesi a venire.

Le aziende in questione, nel ricordare il massimo impegno per intervenire anche in situazioni particolarmente critiche – ad esempio presso strutture ospedaliere della Lombardia e delle zone più colpite dall’emergenza sanitaria – per la risoluzione di guasti ai collegamenti ma anche per per potenziare le infrastrutture fisse e mobili, accendono i riflettori sulla pressione competitiva in corso ormai da anni. Situazione che ha già gravato sui margini e che ha messo in seria difficoltà la sostenibilità del settore.

Ma è sul futuro che si annidano le nubi più dense: ai tagli del personale già avvenuti rischiano di aggiungersene altri. Alcune vertenze sono già in corso e i “congelamenti” dovuti alle disposizioni di emergenza Covid-19 potrebbero presto sortire nuovi licenziamenti. Per non parlare delle conseguenze dell’aggravio costi derivante dalla messa in opera delle nuove procedure operative che riducono inevitabilmente l’operatività – segnalano le aziende – nonché di quello dovuto all’acquisto dei dispositivi di sicurezza a garanzia della salute del personale.

La sfida della digitalizzazione e i desiderata del governo sul fronte dell’accelerazione dell’infrastrutturazione fissa e mobile rischiano dunque una brusca frenata: “in pochi sanno che sono le aziende del nostro settore a realizzare e rendere operative nel tempo le reti”, si legge nella lettera a Confindustria. “Proprio per questo – per rispettare gli obiettivi di modernizzazione e digitalizzazione del Paese – la sostenibilità economica del nostro settore, la qualità del servizio che offriamo, l’occupazione che creiamo, e il rispetto della legalità con cui queste attività devono continuare a essere fornite, vanno preservate senza esitazione”.

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