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“Alterazioni” dei contenuti politici online: Meta nel mirino di Agcom



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Dopo la Commissione Ue anche l’Autorità italiana vuole vederci chiaro e manda all’azienda una richiesta di informazioni per capire se ci siano violazioni su Facebook, Instagram e Threads riguardo alla visibilità dei post. La decisione a seguito di una segnalazione firmata, fra gli altri, da 43 esponenti politici. Zuckerberg intanto crea un advisory group per rafforzare la strategia su intelligenza artificiale e nuove tecnologie

Pubblicato il 23 mag 2024



zuckerberg

Agcom ha trasmesso una richiesta di informazioni e osservazioni a Meta Platforms Ireland Limited. Si indaga su possibili violazioni delle “Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l’elezione dei membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia fissata per i giorni 8 e 9 giugno 2024”. L’articolo 30, prevede che “le piattaforme online sono tenute ad assumere ogni utile iniziativa volta ad assicurare il rispetto dei principi di tutela del pluralismo della libertà di espressione, dell’imparzialità, indipendenza e obiettività dell’informazione”. E Meta – almeno secondo la segnalazione inoltrata all’Autorità dall’esponente del Partito Democratico Leonardo Cecchi e da altri firmatari, di cui 43 esponenti politici e cinque giornalisti – potrebbe proprio essere incorsa in una violazione del Titolo VI, art. 30 della delibera n.90/24/Cons.

La procedura avviata e il filo diretto con la Commissione Ue

In particolare, viene segnalata, da parte della società di Mark Zuckerberg, l’implementazione sin dal 2021 di policy mirate al controllo dell’informazione politica, sociale e civica che si tradurrebbe in alterazioni della visibilità dei contenuti nei confronti degli utenti delle piattaforme Facebook, Instagram e Threads. Inoltre, i segnalanti sottolineano che le specifiche modalità con le quali Meta opera tali decisioni sono sconosciute.

All’esito dell’analisi dell’esposto, il Consiglio ha dunque deciso, con l’astensione della commissaria Elisa Giomi, di procedere. Considerato inoltre il procedimento avviato dalla Commissione europea il 30 aprile scorso nei confronti della stessa Meta per la presunta violazione del Digital Services Act, il Consiglio ha assunto all’unanimità la decisione che l’Autorità, in qualità di Coordinatore dei Servizi Digitali per l’Italia, trasmetterà la segnalazione e le informazioni provenienti dalla società Meta, non appena disponibili, alla Commissione europea.

“Se non possiamo essere sicuri di poterci fidare dei contenuti che vediamo online, corriamo il rischio di finire per non credere a nulla”, aveva dichiarato commentando il caso la vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Margrethe Vestager. “La pubblicità ingannevole rappresenta un rischio per il nostro dibattito online e, in ultima analisi, per i nostri diritti sia come consumatori che come cittadini. Sospettiamo che la moderazione di Meta sia insufficiente, che manchi di trasparenza negli annunci pubblicitari e nelle procedure di moderazione dei contenuti”.

Intelligenza artificiale, nasce il Meta Advisory Group

Nel frattempo Mark Zuckerberg ha creato un nuovo comitato consultivo a Meta. Il suo compito sarà quello di incontrarsi periodicamente con il management della società e offrire indicazioni sull’intelligenza artificiale e sui progressi tecnologici. Il Meta Advisory Group, così come è chiamato, sarà composto da quattro manager: l’amministratore delegato e il co-fondatore di Stripe Patrick Collison, l’ex amministratore delegato di GitHub Nat Friedman, il numero uno di Shopify Tobi Lutke e Charlie Singhurst, investitore ed ex manager di Microsoft. “Il comitato offrirà raccomandazioni sui progressi tecnologici, l’innovazione e le opportunità di crescita strategiche”, ha detto un portavoce di Meta precisando che nessuno dei membri del comitato riceverà un compenso per l’impegno assunto.

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