LA GUERRA DEI CONTENUTI

Aurélie Filippetti: “Pronti a tassare Google & co”

In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro transalpino alla Cultura ribadisce l’ultimatum al motore: se non sarà raggiunto l’accordo con gli editori entro fine anno, l’Eliseo varerà una legge che obbligherà Mountain View a remunerare i giornali. E suggerisce: “Il modello da adottare è quello del cinema”

Pubblicato il 23 Nov 2012

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Aurélie Filippetti, ministro francese alla Cultura, all’attacco di Google e Amazon. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il ministro ribadisce la posizione dell’Eliseo nel braccio di ferro fra gli editori francesi – ma anche italiani e tedeschi – e Google e più in generale con gli Ott, Amazon in primis. La battaglia in difesa del diritto d’autore è condivisa anche dal ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, che ha confermato il proprio sostegno alle iniziative della collega francese, anche in sede europea, attraverso una nuova normativa in materia, che tenga conto dell’ utilizzo crescente delle nuove tecnologie. Il ministro francese, oggi in visita a Roma, ha incontrato anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Peluffo con delega all’Editoria. Fra i temi in discussione la tutela del diritto d’autore, difesa degli editori, lotta alla pirateria e alla contraffazione online. I due esponenti di governo hanno parlato anche di riduzione dell’Iva per gli ebook, da discutere in sede europea.

“Se gli editori francesi, italiani e tedeschi non troveranno un accordo con Google entro la fine dell’anno, a gennaio la Francia varerà la legge per obbligare la società di Mountain View a remunerare i giornali dei quali elenca i contenuti – dice Filippetti – Vogliamo ribadire un principio: chi fa profitti distribuendo i contenuti deve contribuire a finanziarne la creazione. Vale per le reti tv, gli operatori telefonici, i provider Internet, i siti, le piattaforme digitali”.

Il modello da adottare, secondo il ministro, è quello del cinema. “In Francia i film da decenni sono finanziati dal Cosip (Conto di sostegno all’industria dei programmi audiovisivi) – dice Filippetti – che ridistribuisce parte degli incassi dei film di maggiore successo e anche i soldi messi a disposizione dagli operatori che poi diffondono i film, per esempio le tv”.

Altra fonte di preoccupazione per il ministro francese è Amazon. “Sono molto preoccupata per come Amazon si comporta in Europa – dice Filippetti – Ha un peso tale che rischia di trovarsi ben presto in posizione ultradominante. Sono andata a parlarne alla Commissione di Bruxelles, ma trovo il loro atteggiamento deludente”. Nel mirino del ministro “una visione un po’ troppo unilaterale della libera concorrenza (da parte della Commissone Europea ndr) – dice – La Commissione preferisce fare le pulci agli editori che si organizzano per sopravvivere alla minaccia di Amazon, e non si allarma invece per il fatto che un colosso basato in Lussemburgo fa vendita a distanza con strategie fiscali inaccettabili e facendo dumping sulle spese di distribuzione. Amazon può permettersi di vendere a basso prezzo per mettere fuori mercato i suoi concorrenti, ma naturalmente rialzerà i prezzi appena avrà conquistato il monopolio o quasi. Di questo dovrebbero preoccuparsi a Bruxelles. La Francia vigilerà affinché Amazon pratichi una concorrenza leale”.

Infine, un riferimento al download illegale di musica, film e libri che la Francia combatte con la legge Hadopi, da cui Filippetti prende le distanze. “Io vorrei sviluppare l’offerta legale – precisa il ministro – Se uno vuole scaricare un film non troppo recente, magari degli anni Cinquanta, nelle piattaforme legali non lo trova, mentre illegalmente sì. Non considero i consumatori come dei teppisti che vogliono rapinare gli artisti, ma persone che hanno voglia di ascoltare, vedere, leggere. Credo che la colpa sia anche dell’industria, che è in ritardo. Bisogna offrire un catalogo ampio e a prezzi ragionevoli. Qualcosa si sta muovendo, soprattutto per la musica”. Anche grazie a siti di streaming come Deezer e Spotify? “Sì, anche se la parte versata agli artisti è ancora troppo bassa. Bisogna riconsiderare la percentuale versata agli autori, e lo stesso vale anche per il libro digitale, che in genere affianca quello di carta e ha costi di produzione molto inferiori”.

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