LAVORO

Call center, Calenda incontra Almaviva Contact ed Eni

Domani pomeriggio il meeting annunciato dal ministro dello Sviluppo: “Obiettivo la ricerca di una soluzione per evitare i trasferimenti”. Anticipata a novembre la verifica dell’attuazione del protocollo sui call center siglata a maggio: “Impegni stringenti, forte impegno del governo”

Pubblicato il 25 Ott 2017

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Ho convocato domani Almaviva Contact ed Eni per cercare una soluzione che eviti trasferimenti che io stesso ho definito licenziamenti mascherati”. Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, nel corso del question time alla Camera riferendosi al possibile trasferimento da Milano a Rende (Cosenza) di 65 impiegati da Almaviva Contact nell’ambito di una commessa Eni.

Il governo ha deciso di anticipare a novembre la verifica dell’attuazione del protocollo sui call center siglato a maggio scorso a tutela dell’occupazione del settore, ribadendo l’impegno contro la delocalizzazione e a favore della “parte più fragile” della filiera produttiva italiana.

“Sul settore del contact center abbiamo lavorato molto, siglando, circa sei mesi fa, un protocollo con i principali committenti” ha detto il ministro. Ora, “accogliendo una specifica richiesta dei sindacati, abbiamo chiesto di anticipare la verifica di questo accordo”. Si tratta di “impegni molto stringenti, su cui il Governo si impegna. Si impegna contro la delocalizzazione, anche nell’Unione europea. Impegni che sono, ovviamente, dovuti a un settore che è la parte piu’ fragile della filiera produttiva italiana. E su questo il Governo continuera’ a impegnarsi a partire dai trasferimenti a Rende” da parte di Almaviva Contact.

Calenda ha ricordato nello specifico le finalità del protocollo: “Assicurare ai clienti il più alto livello qualitativo nel servizio, prevedendo per i servizi erogati dall’estero la certificazione linguistica e l’applicabilità della normativa nazionale sulla privacy; limitare la delocalizzazione fuori dal territorio italiano garantendo che il 95% delle attività effettuate in via diretta sia effettuato in Italia e, per i nuovi contratti, che almeno l’80% dei volumi in outsourcing sia effettuato sul territorio italiano, fermo restando il vincolo a non ridurre la quota attuale; sterilizzare la componente del costo del lavoro dalle offerte dei fornitori, se il costo lavoro orario è inferiore a quanto previsto dalle tabelle Ministero Lavoro, ovvero dagli accordi con le organizzazioni sindacali o, in mancanza di questi ultimi, dai contratti collettivi nazionali; prevedere strumenti di tutela analoghi a quelli previsti dalla norma in relazione alla clausola sociale; garantire la durata del contratto per 18 mesi dalla sottoscrizione, con rinnovo tacito e verifica dei risultati decorsi 12 mesi”.

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