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Digitale, Catania: “Italia alla svolta critica, il governo non abbassi la guardia”

La fase elettorale e post-elettorale ha spinto il digitale “fuori dai radar”, ma l’Italia non può permettersi uno stop. Deleghe Tlc nello stesso ruolo al Mise? “Rischio calo di attenzione, al governo chiediamo priorità sul digitale, politiche strutturate e formazione”. La vision del presidente di Confindustria Digitale

Pubblicato il 14 Giu 2018

Patrizia Licata

CATANIA

Se il presidente francese Emmanuel Macron parla di tecnologie per l’intelligenza artificiale come parte cruciale della politica nazionale e un numero crescente di paesi europei nomina un ministro dedicato per il Digitale, l’Italia non può restare a guardare. I nostri partner e competitor ci danno un messaggio: sul digitale, che è un tema non solo di tecnologia o di economia, ma di politica, non si può abbassare la guardia. Lo ha dichiarato oggi Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale, intervenendo all’ottava edizione di Telco per l’Italia, il summit organizzato a Roma dal gruppo Digital360 e dedicato alle prospettive del settore italiano delle Tlc.

“Sul digitale l’Italia si è messa in movimento negli scorsi due-tre anni con Piano Bul, 5G, strategia Industria 4.0, modernizzazione della PA – ha affermato Catania –  anche grazie al cambio di marcia nella classe dirigente pubblica e privata: tutti hanno finalmente capito che ci giochiamo non solo la competitività, ma la stessa sopravvivenza delle nostre imprese; molte sono di dimensioni medio-piccole e questo rende la sfida più difficile. Con la nuova compagine di governo siamo a un passaggio critico e non possiamo permetterci uno stop: gli altri paesi non si sono fermati”.

L’Italia invece ha vissuto uno stallo durante la fase di campagna elettorale e immediatamente dopo e “il tema del digitale è scomparso dai radar“, ha detto Catania. “Mi auguro che questa fase sia alle nostre spalle, le tecnologie hanno una rilevanza sull’agenda politica del paese”.

Per l’Italia e per l’Europa intera è fondamentale essere padrona delle nuove tecnologie per non farsi schiacciare da concorrenti esteri, ha proseguito il presidente di Confindustria Digitale, sottolinando come l’Europa possieda anche una tradizione etica che serve a governare le sfide connesse con la gestione dei dati sensibili o tecnologie quali l’intelligenza artificiale. “L’Ue sta facendo molto oggi sul digitale: all’innovazione destinerà complessivamente 70 miliardi di euro nei prossimi anni, con circa 12 miliardi previsti per il digitale. La politica fa la differenza“, ha ribadito Catania. Ma mentre altri paesi come Francia e Germania nominano un ministro per il Digitale, in Italia “deleghe cruciali come le telecomunicazoni vengono trattenute dentro lo stesso ruolo al ministero dello Sviluppo economico. Spero che ciò non sottragga a questi temi la dovuta attenzione”.

Confindustria Digitale ha fatto e continuerà a fare la sua parte, ha concluso Catania. “Il piano Industria 4.0 rappresenta un esempio di successo di collaborazione tra governo e associazione dell’industria: abbiamo saputo parlare con gli imprenditori, abbiamo fatto capire che il digitale serve. Ora occorre passare dall’ottica dei benefici fiscali sugli investimenti ai progetti concreti e qui faremo la differenza anche come Confindustria, il sistema delle associazioni delle imprese c’è sul territorio. Ma abbiamo bisogno di attenzione strutturata da parte del governo”. L’Italia deve spingere anche sulle competenze. “Al governo diremo alta priorità su digitale, incentivi strutturati per l’impresa e formazione fin dalla scuola degli skill digitali, l’industria 4.0 ha bisogno di ingegneri, informatici e scienziati 4.0″.

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