L’intelligenza artificiale promette di rivoluzionare il modo in cui la Pubblica Amministrazione italiana progetta e offre servizi a cittadini e imprese. Ma senza fiducia nell’infrastruttura digitale, solide garanzie sulla protezione dei dati e un serio investimento nelle competenze, questa promessa rischia di restare sulla carta.
Con due regioni cloud in Italia, la qualifica ACN di livello 2 e nuove alleanze a sostegno dell’ecosistema startup, Google Cloud punta a giocare un ruolo chiave in questa trasformazione. Ne abbiamo parlato con Raffaele Gigantino, Country Manager Italy di Google Cloud, per capire come l’AI possa diventare davvero un motore di semplificazione per la PA.
Gigantino, la sicurezza dei dati e la fiducia nell’infrastruttura digitale sono condizioni essenziali perché la Pubblica Amministrazione possa adottare su larga scala soluzioni di intelligenza artificiale. In che modo Google Cloud – anche grazie alla qualifica ACN di livello 2 in linea con la Strategia Cloud Italia – può rassicurare le amministrazioni pubbliche italiane sulla protezione dei dati e sull’affidabilità delle soluzioni di AI per cittadini e imprese?
È un punto centrale. Una ricerca che abbiamo commissionato a Implement Consulting mostra che la PA italiana potrebbe generare fino a 11 miliardi di euro di valore grazie all’AI generativa nei prossimi 10 anni. Circa il 69% dei lavori nella PA può essere integrato dall’AI generativa. Molte attività in questo settore sonobasate su testo e analisi documentale: sono processi che l’intelligenza artificiale può semplificare, alleggerendo la burocrazia e aumentando la produttività in un contesto in cui il blocco del turnover ha ridotto l’ingresso di nuove risorse. C’è entusiasmo: il 71% dei dipendenti pubblici ha già sperimentato l’AI in qualche forma, spesso con strumenti consumer. Ma solo il 25% delle amministrazioni sta investendo in modo strutturato. Gli ostacoli principali sono tre: mancanza di competenze (62%), vincoli normativi e regolatori (50%), timori sulla sicurezza dei dati (49%). Google Cloud affronta questi temi su più livelli. Siamo completamente allineati al GDPR e alle normative locali e siamo qualificati ACN di livello 2. Abbiamo team dedicati che lavorano con i regolatori su sicurezza, privacy e sovranità del dato. In Italia disponiamo di due regioni cloud, a Torino e Milano, ciascuna composta da più data center, che consentono la localizzazione dei dati sul territorio nazionale. Offriamo cifratura con chiavi esterne e servizi di “assured workload” con partner locali, e gli operatori che gestiscono i dati sono all’interno dell’Unione Europea. C’è poi un tema di modello: sperimentare con prodotti consumer, magari gratuiti, spesso significa accettare che i dati vengano usati per addestrare i modelli. Con un approccio enterprise – ad esempio con Gemini Enterprise – i clienti hanno la garanzia che il training non avviene sui loro dati, che restano protetti e confinati, nel rispetto di privacy e localizzazione. Affidarsi a un operatore come Google Cloud, dunque, non è solo conforme alle regole, ma aggiunge un livello di sicurezza e controllo che oggi è essenziale per la PA.
La trasformazione digitale della PA passa dalle persone. In uno scenario di carenza strutturale di competenze su cloud e AI, quale contributo può dare la piattaforma Google Skills, che riunisce oltre 3.000 corsi di Google Cloud, DeepMind e altre divisioni di Google, per aggiornare il capitale umano del settore pubblico e colmare il divario di competenze digitali?
I dati europei ci ricordano regolarmente che l’Italia è ancora indietro sulle competenze digitali. Questo pesa molto sulla capacità della PA di adottare cloud e intelligenza artificiale: non è solo un tema tecnologico o di budget, ma di persone che sappiano guidare questi percorsi. Con Google Skills mettiamo a disposizione una piattaforma di learning che aggrega oltre 3.000 corsi su cloud, AI e tecnologie Google, provenienti da Google Cloud, DeepMind e altre divisioni. L’obiettivo è aiutare a colmare lo skill gap attuale e preparare le competenze del futuro. In un Paese con pochi giovani, una popolazione che invecchia e un tasso di natalità basso, non possiamo immaginare che la trasformazione passi solo da nuove assunzioni: è fondamentale riqualificare il personale esistente. Google Skills permette ai dipendenti pubblici di aggiornarsi, riconvertire le proprie competenze e investire su skill – come quelle in ambito AI – che saranno decisive nei prossimi anni. Un elemento importante è l’accessibilità: sulla piattaforma sono presenti vari percorsi senza costo e aperti non solo alla PA, ma a tutti i cittadini italiani. Questo riduce drasticamente le barriere all’ingresso e consente alle amministrazioni di appoggiarsi a una piattaforma formativa già pronta, aggiornata, modulare. È un tassello concreto per ridurre il divario che ancora separa l’Italia dai Paesi più avanzati negli indici di digitalizzazione.
La crescita dell’ecosistema dell’innovazione italiano è sempre più legata al ruolo delle grandi piattaforme tecnologiche e delle startup. Che significato ha, in questa prospettiva, la partnership appena siglata tra Google Cloud e CDP Venture Capital e come può facilitare l’accesso della PA a soluzioni innovative sviluppate dalle startup italiane più promettenti?
Siamo partiti da un dato: il numero di unicorni italiani, cioè aziende private non quotate valutate oltre un miliardo di dollari. L’Italia, pur essendo tra le principali economie mondiali, conta ancora pochissimi unicorni, mentre Paesi comparabili ne hanno molti di più. Non è un problema di mancanza di idee: realtà come Bending Spoons, Scalapay, Satispay, Domyn dimostrano che il talento c’è. Il punto è la capacità di far crescere queste realtà fino alla scala globale. Nel mondo dell’AI, quasi tutti gli unicorni gen AI sono clienti di Google Cloud, così come oltre il 60% delle startup gen AI finanziate. . Avevamo quindi la tecnologia, ma serviva un partner in grado di mettere in relazione fondi, startup e mercato. La partnership con CDP Venture Capital nasce per questo: creare un ecosistema più forte, in cui domanda e offerta si incontrano. Google Cloud mette a disposizione crediti per utilizzare la piattaforma, competenze tecniche per costruire soluzioni robuste e supporto di go-to-market. CDP porta capitali, capacità di selezione e strumenti finanziari. Insieme possiamo aiutare le startup a trasformare le idee in prodotti, a scalare e a entrare nei mercati internazionali. Per la PA questo significa poter accedere a un bacino di soluzioni innovative nate su tecnologie enterprise, sicure e scalabili, sviluppate da startup italiane ma pronte per l’uso in contesti critici come quello pubblico. Se riusciamo a far funzionare questo circolo virtuoso, potremo vedere nascere più unicorni italiani e, al tempo stesso, offrire alla PA un ventaglio molto più ampio di soluzioni digitali avanzate.
Esperienze come l’app UmbriaFacile, sviluppata su Google Cloud per semplificare l’accesso ai servizi regionali, mostrano che l’innovazione nella PA è già una realtà. Quali elementi distintivi emergono dai progetti avviati – dall’Umbria a realtà come D4Science ed Exprivia – e quali ambiti della PA intravede oggi come più maturi per un salto di qualità grazie ad AI e cloud?
L’esempio del cittadino che paga online un tributo e poi deve comunque consegnare una quietanza cartacea è molto significativo: racconta quanto margine di semplificazione ci sia ancora. Oggi l’AI può aiutare non solo i nativi digitali, ma anche le persone meno abituate alla tecnologia, se la usiamo per rendere più naturali le interfacce. I grandi portali pubblici offrono decine o centinaia di servizi, spesso difficili da trovare. L’idea è passare da una logica “da menu” a una logica in linguaggio naturale: il cittadino entra in un’app o su un sito e dice semplicemente cosa gli serve – “voglio l’estratto conto contributivo”, “devo calcolare una detrazione” – e l’AI lo guida al servizio giusto. UmbriaFacile incarna questa filosofia: semplifica l’accesso ai servizi regionali, li rende più intuitivi e inclusivi, soprattutto per chi non è un esperto di burocrazia digitale. In un Paese dove quasi tutti hanno uno smartphone, un’app ben progettata e basata su cloud e AI può diventare la porta principale ai servizi pubblici, soprattutto nella PA centrale, dove la complessità è maggiore. Lo studio che citavo prima parla di un potenziale di circa 11 miliardi di euro di valore: non è solo efficienza interna, ma migliore esperienza dei cittadini, più inclusione e una relazione più semplice con le istituzioni.
Tra AI generativa, automazione intelligente e nuovi modelli di erogazione dei servizi digitali, lo scenario dei prossimi anni è in forte evoluzione. Quale sarà, a suo avviso, l’impatto più rilevante di queste tecnologie sulla PA italiana e quale ruolo intende giocare Google Cloud nell’accompagnare le istituzioni lungo questo percorso di modernizzazione?
La nostra ambizione è essere un alleato strutturale della Pubblica Amministrazione. Non si tratta solo di introdurre nuove tecnologie, ma di cambiare paradigma: progettare servizi partendo dai bisogni dei cittadini e dal valore aggiunto del lavoro umano. Con il blocco del turnover, i dipendenti pubblici diminuiscono mentre i compiti diventano più complessi. Per fare di più con meno persone servono strumenti che definirei di “intelligenza aumentata”: sistemi che affiancano l’uomo, automatizzano attività ripetitive, aiutano ad analizzare testi e dati, suggeriscono soluzioni, liberando tempo per le decisioni di merito e il contatto con i cittadini. Nella visione di Google Cloud, l’AI non deve sostituire le persone, ma potenziarle. Il nostro ruolo è offrire una piattaforma cloud sicura, conforme e ad alte prestazioni su cui costruire questa nuova generazione di servizi: più semplici, più accessibili, più personalizzati. E allo stesso tempo accompagnare la PA sul fronte delle competenze e dell’ecosistema di innovazione – startup, partner, mondo accademico – che ruota attorno alle istituzioni. Se dovessi sintetizzare l’impatto atteso in una parola, sarebbe: semplificazione. Per i dipendenti pubblici, per i cittadini e per il sistema Paese nel suo complesso.











