LE NOMINE

Braccio di ferro Di Maio-Salvini sul dossier Comunicazioni

Trattativa in stallo per la poltrona di largo Brazzà da cui dipendono temi nevralgici per il Paese. Siri in pole per il Carroccio, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo punta alla delega. Per trovare la quadra si lavora a un possibile “spacchettamento”: Comunicazioni alla Lega e digitale ai Cinquestelle. Il silenzio di Berlusconi

Pubblicato il 05 Giu 2018

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Il silenzio di Silvio Berlusconi potrebbe dirla lunga sulla partita che si sta giocando in queste ore sulle nomine per la squadra di governo. In particolare, per la poltrona di sottosegretario alle Comunicazioni.

Sulla delega al Mise sarebbe in atto un braccio di ferro tra la Lega e il Movimento 5 Stelle. Con il Carroccio deciso ad affidare l’incarico ad Armando Siri e il super ministro Luigi Di Maio, titolare insieme dei due dicasteri del Lavoro e dello Sviluppo economico, intenzionato a tenere per sé anche la delega alle Comunicazioni.

È una delle partite più delicate: da lì dipendono il futuro del 5G, lo sviluppo dell’Industria 4.0, l’assegnazione delle frequenze e il destino delle Tv. Ed ecco che il silenzio di Arcore potrebbe risultare rivelatore della decisione di far ricadere la scelta sull’ex giornalista Mediaset, superando l’ipotesi di un interim a Di Maio. Sarebbe svanita anche la candidatura – in auge fino a poco tempo fa – della Cinquestelle Mirella Liuzzi. Ieri, nell’incontro tra Berlusconi e Matteo Salvini, il primo dall’insediamento del nuovo governo, il Cavaliere avrebbe manifestato al neoministro degli Interni le sue preoccupazioni per il dossier telecomunicazioni. Ricevendo assicurazioni su un governo “non ostile”.

A favore dell’incarico al leghista Siri andrebbe anche la strategia proposta dal Movimento 5 Stelle per l’intera partita delle nomine. L’idea è quella di scegliere sottosegretari “di garanzia”, espressione di un partito diverso da quello del ministro di volta in volta competente. Le uniche eccezioni riguarderebbero i ministeri tecnici, come il Mef e la Farnesina, dove ci dovrebbe essere un sostanziale equilibrio tra le due forze politiche che sorreggono la maggioranza. Agli Interni con Salvini andrebbero sottosegretari M5S. Allo stesso modo Di Maio, a capo del super-dicastero che accorpa circa cinque deleghe di peso (sviluppo economico, lavoro e politiche sociali, energia e telecomunicazioni), sarebbe affiancato da esponenti del Carroccio.

La partita resta aperta. In ballo ci sarebbe anche l’ipotesi di uno spacchettamento delle deleghe, con le Tlc affidate alla guida di un esponente della Lega e il digitale in mano ai Cinquestelle. Si apre poi il capitolo funzionari, con gli incarichi da attribuire a segretari generali, capi di gabinetto e uffici legislativi. Dovrebbe fare ritorno al Mise Vito Cozzoli, ora responsabile della sicurezza alla Camera. Già capo di gabinetto con Federica Guidi, dopo le dimissioni della ministra seguite al caso “Tempa rossa”, fu sostituito da Carlo Calenda.

In realtà la poltrona alle Comunicazioni fa parte di una partita di giro più ampia: tra le caselle da coprire ci sono anche i ruoli apicali della Rai e dell’organo di vigilanza sul servizio pubblico. Da tradizione la presidenza della commissione di vigilanza Rai dovrebbe andare all’opposizione. In questo caso a Forza Italia: in corsa ci sarebbero Maurizio Gasparri e Paolo Romani.  Il Partito democratico lascerebbe campo libero, preferendo assicurarsi la poltrona del Copasir: per la guida del Comitato parlamentare per la sicurezza si fa il nome di Lorenzo Guerini.

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