IL REPORT

L’allarme Ocse: “In Italia digital transformation ancora lontana”

Il nostro Paese è quart’ultimo nella classifica mondiale per l’utilizzo di Internet. Posizioni di coda anche per l’istruzione online. Il 90% degli italiani non ha mai utilizzato il telelavoro

Pubblicato il 27 Feb 2019

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Ecco il digitale, il frutto più saporito dell’era tecnologica. Ma non per noi. Un corposo studio dell’Ocse, che ha cercato di capire chi e come sta cogliendo i vantaggi della trasformazione digitale e dell’era cibernetica, evitandone al tempo stesso i rischi, è portatore di cattive notizie per l’Italia. Il nostro Paese è infatti quasi sempre in fondo alle classifiche digitali in cui altri paesi invece svettano.  Invece, Italia, Ungheria, Cile e pochi altri sono quelli “più esposti ai rischi della trasformazione digitale che non a coglierne i benefici”. Dall’altro lato ci sono Finlandia, Canada, Svizzera, Norvegia, Corea del Sud, Nuova Zelanda. In questo Paesi invece, secondo l’Ocse, gli abitanti sanno trarre vantaggio dall’era cibernetica e proteggersi dai pericoli.

«Le tecnologie digitali – ha dichiarato a proposito del rapporto il segretario generale dell’Ocse Angel Gurría – hanno cambiato radicalmente e rapidamente il modo in cui lavoriamo, consumiamo e comunichiamo. Garantire questa trasformazione migliora anche il nostro benessere, affrontando questioni come l’uguaglianza digitale, l’alfabetizzazione e la sicurezza».

Intanto, uno dei primi segnali negativi, che fa da apripista agli altri problemi, è il basso uso di Internet, inferiore a quasi tutti gli altri: siamo quartultimi, con un uso del 73% rispetto a una media dell’83%. Inoltre, anche quando c’è uso, è la maggior parte delle volte poco sofisticato e orientato a una sola attività.

“I dati sull’utilizzo di Internet da parte degli italiani fotografano una condizione effettivamente allarmante: dobbiamo accompagnare i nostri utenti in un percorso di educazione digitale, che parte necessariamente dal mettere a disposizione del nostro Paese le giuste infrastrutture, in tutte le aree, anche e soprattutto quelle in speed divide – commenta Luca Spada, Presidente e Fondatore di Eolo -. Dobbiamo infatti garantire il diritto alla connessione tenendo al centro la persona con lo scopo di migliorare la qualità della vita e puntando a sostenere la crescita dei territori sostenendo la digital transformation”

L’Italia è al secondo posto dopo la Slovenia, per la disparità di uso, cioè per la differenza di utilizzo tra i pochi “fast adopters” e la popolazione nel suo insieme. In generale mancano le competenze Ict, come dimostra anche quel 36% di insegnanti di scuola secondaria (il dato più elevato dall’Ocse a fronte di una media del 20%) che ritiene necessario sviluppare le proprie conoscenze nel settore digitale ai fini dell’insegnamento.

Posizioni di coda anche per l’istruzione online, pari solo al 5% contro una media Ocse superiore al 10%. Del resto, le competenze digitali in Italia comportano minori soddisfazioni in busta paga rispetto ad altri Paesi (+1,7% paga oraria contro +3% Ocse). Solo tre italiani su dieci fa uso dell’e-commerce, contro la media Ocse del 50%. L’Italia è alla posizione numero 29 su 36 Paesi Ocse per l’occupazione nel settore information technology ed è al tempo stesso nona por i posti ad alto rischio di automazione (15%) o a significativo rischio (35,5%). La Penisola è poi nella retroguardia per la ricerca online di posti di lavoro (solo il 13%, con un forte divario tra i livelli di istruzione degli utenti).

Il tele-lavoro, che dovrebbe aiutare a conciliare vita privata e occupazione, resta un miraggio per gli italiani: oltre il 90% non ne ha mai usufruito, fa peggio solo la Turchia. Sul fronte della salute, l’uso estremo di internet da parte di bambini e ragazzi (notoriamente dannoso) è attorno alla media Ocse (24%). Fondo classifica, invece, per gli appuntamenti medici online (7%, meno della metà della media Ocse) e l’uso online delle informazioni mediche (penultimo posto Ocse). Inferiore ai maggiori Paesi la disponibilità ed accessibilità di dati governativi (Open Government) e penultimo posto per l’utilizzo di servizi di e-government (solo il 25%, metà della media Ocse). Per gli abusi di privacy online, l’Italia è invece al quarto posto: il 4,1% delle persone afferma di esserne stato vittima nel 2017 (3,5% del 2010) contro una media Ocse del 3%. Conclusione: l’Italia è all’ultimo posto in Europa per l’aumento della soddisfazione nella vita legato all’accesso a Internet.

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