E’ il cibo il benefit del futuro. Google fa scuola nel mondo

Michiel Bakker, a capo del Global Food Service dell’azienda: “Ciò che mangiamo è stato sin dall’inizio un cardine della nostra filosofia. Investire sulla salute dei dipendenti significa anche scommettere sulla loro produttività”

Pubblicato il 03 Apr 2015

Flavia Gamberale

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Se Google è riuscita ad aggiudicarsi il primo posto nella classifica delle aziende dove si lavora meglio, lo si deve probabilmente anche ai numerosi benefit che offre ai suoi dipendenti. A cominciare da Google Food, un vero e proprio programma alimentare per tutti gli impiegati, che adesso sta diventando un modello per molte altre realtà aziendali. Dietro questa “macchina da guerra”, che sforna 20 milioni di pasti l’anno in tutti gli uffici della multinazionale sparsi per il mondo, c’è Michiel Bakker. Impossibile sapere quanto annualmente l’azienda investe in questo programma. “È il nostro ingrediente segreto”, scherza il senior director Google Global Food Services. Sul valore del progetto non ci sono dubbi, invece. “Per Google l’alimentazione dei dipendenti ha sempre avuto un ruolo di prim’ordine. Basti pensare che il 56esimo lavoratore assunto da noi è stato proprio un cuoco”.

Perché una multinazionale dell’Ict dà così importanza all’alimentazione?

Il cibo è stato sin dall’inizio considerato un elemento chiave per rendere il nostro ambiente di lavoro familiare. E tutt’oggi è uno dei cardini della nostra filosofia aziendale. Per noi il pasto è uno dei momenti in cui i dipendenti socializzano e condividono idee. Inoltre, pensiamo che garantire una corretta nutrizione ai nostri lavoratori sia un investimento a lungo termine sulla loro salute e quindi sulla loro produttività.

Google Food diventerà un marchio da esportare in altri contesti o in altre aziende?

Il programma Google Food è strettamente collegato alla nostra azienda, quindi penso che non stabiliremo partnership con altre imprese per quanto riguarda la diffusione del nostro programma alimentare. Anche i Google cafè resteranno per il momento all’interno dei nostri uffici. Quello che invece faremo, e che stiamo già facendo, sarà condividere la nostra cultura del cibo attraverso incontri e pubblici dibattiti con le comunità locali.

Cose ne pensa dell’Expo 2015?

Penso che l’Expo 2015 di Milano sia una grande occasione per ripensare il nostro modo di rapportarci al cibo, anche in considerazione della crescita della popolazione mondiale e del problema della fame nel mondo.

Quali obiettivi vi ponete con il programma Google Food?

Il nostro principale obiettivo è quello di favorire presso i nostri dipendenti l’adozione di un regime alimentare basato sulle verdure anziché sulla carne. Ciò comporta notevoli benefici sia per l’ambiente sia per la salute individuale. Il nostro team sta lavorando per sperimentare nuove tecniche di cucina che rendano i vegetali saporiti come la carne, utilizzando gli stessi sistema di cottura. In un certo senso, la nostra filosofia si ispira molto alla cultura gastronomica italiana, non solo perché privilegiamo una dieta mediterranea, ma anche perché concepiamo il mangiare come un’occasione di aggregazione, un’esperienza sociale prima di tutto, in grado di mettere insieme le persone.

State valutando nuove assunzioni all’interno del team di Google Food?

Sicuramente man mano che la nostra multinazionale continuerà la sua crescita ci sarà bisogno di nuovo personale anche all’interno di Google Food.

Le nuove tecnologie come cambieranno l’industria dell’alimentazione e il consumo alimentare?

Penso che le nuove tecnologie ci potranno aiutare soprattutto a riconoscere e quindi a render trasparente l’origine dei prodotti che consumiamo e a decodificare la composizione dei piatti, in termini d’ingredienti e calorie. Attraverso la tecnologia saremo in grado di tracciare e analizzare scientificamente ciò che mangiamo. E di elaborare diete personalizzate sulla base delle nostre caratteristiche fisiche e delle nostre necessità.

State lavorando allo sviluppo di applicazioni che consentano ciò?

Al momento non ne abbiamo sviluppate di nostre, ma negli uffici di Google i dipendenti con i loro smartphone, pc e tablet hanno libero accesso a piattaforme che lo consentono, come ad esempio Zipongo, creata proprio da un’azienda di San Francisco. Si tratta di un’applicazione che, attraverso un algoritmo, riesce a rielaborare le informazioni mediche individuali e predisporre piani alimentari personalizzati, anche in base all’anamnesi familiare dell’utente, consigliandogli quale cibo mangiare e dove acquistarlo. Penso che nel prossimo futuro assisteremo allo sviluppo di un sempre maggior numero di applicazioni di questo tipo.

Esistono attualmente delle applicazioni Google che vengono utilizzate per il vostro programma alimentare?

Sì, Google Food si avvale di applicazioni già esistenti, come Google calendar o Google hangout, per attuare il suo programma alimentare. Ad esempio, attraverso il calendario elettronico, ricordiamo ai nostri dipendenti ogni quanto di bere acqua. La videochat Google hangout viene, invece, sfruttata per condividere il momento del pasto anche con persone fisicamente lontane, che vivono o lavorano in altre parti del mondo.

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