FISCO

Evasione fiscale, ok dell’Europa allo scambio di informazioni su Google & co.

I ministri delle finanze dell’Unione raggiungono l’accordo: nel mirino i metodi utilizzati per ridurre al minimo il prelievo fiscale

Pubblicato il 06 Ott 2015

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I ministri delle Finanze dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sullo scambio automatico delle informazioni fiscali tra i governi nei confronti dei grandi gruppi multinazionali, tra i quali emergono i giganti dell’online e del digitale, per combattere l’elusione e l’evasione fiscale. La decisione dell’Ecofin, che arriva il giorno dopo che l’Ocse ha reso pubblici i propri 15 punti sul fisco, arriva dopo il caso che si era aperto nei mesi scorsi sulle strategie messe in atto dai grandi gruppi per ridurre al minimo il prelievo fiscale nei loro confronti, e dopo che anche l’antitrust Ue aveva iniziato a esaminare i casi di Amazon in Lussemburgo ed Apple in Irlanda tra le “digital company”, ma anche di Fiat sempre in Lussemburgo e Starbucks nei Paesi bassi.

Gli sforzi legislativi dell’Ue per regolamentare gli accordi fiscali si sono intensificati da ultimo dopo le critiche internazionali piovute sul Lussemburgo, per il cosiddetto scandalo “LuxLeaks”, che aveva rivelato gli accordi raggiunti dal piccolo Paese europeo con alcune multinazionali.

Gli accordi fiscali tra aziende e governi, che permettono alle società di sapere in anticipo quanto pagheranno di tasse, sono diffusi e non illegali, ma possono permettere alle multinazionali di ottimizzare l’imposizione spostando i profitti dove risulta loro più conveniente. “Abbiamo raggiunto un accordo politico su questo tema”, ha detto Pierre Gramegna, ministro delle Finanze lussemburghese, al termine della seduta.

Secondo la proposta che era stata formulata dalla Commissione europea, lo scambio di informazioni sarebbe dovuto diventare operativo a partire dal 2016 e avrebbe interessato gli accordi raggiunti tra multinazionali e governi fino a 10 anni prima dell’avvio di questa procedura. In base al compromesso raggiunto dai ministri, le nuove regole entreranno invece in vigore dal 2017 e saranno retroattive per 5 anni, coprendo quindi in modo efficace gli accordi a partire dal 2012. Un compromesso “giusto”, secondo Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari monetari.

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