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Facebook apre i server per la caccia al boss Messina Denaro

Il social network fornisce alla Procura di Palermo messaggi e indirizzi Ip relativi all’attività online della sorella del super-latitante. Gli inquirenti alla ricerca dei “pizzini” digitali

Pubblicato il 26 Feb 2016

Andrea Frollà

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Facebook ha aperto i propri server ai giudici antimafia italiani. Dopo una rogatoria internazionale e un fitto scambio di documentazione tra l’Italia e la California, durato settimane, l’autorità giudiziaria americana ha recentemente emanato un decreto di perquisizione che nelle scorse settimane ha portato Facebook a fornire alla Dia un insieme di messaggi e indirizzi Ip, utili per la caccia al super boss latitante dal 1993 Matteo Messina Denaro.

Tempo fa gli inquirenti intercettato un input arrivato dal boss tramite Anna Patrizia, la sorella del boss, al marito di quest’ultima, che dal carcere chiedeva come comportarsi con un imprenditore fidato del clan sull’orlo del pentimento. Una comunicazione non avvenuta tramite i classici “pizzini”, né tramite i messaggeri della donna, che ha spinto gli investigatori a valutare l’ipotesi che il ponte comunicativo tra Matteo Messina Denaro e la sorella Anna Patrizia fosse stato il social network più popolare al mondo.

Così è partita la rogatoria diretta verso gli Usa, che ha portato ad una collaborazione fruttuosa con Facebook, che ha coinvolto l’Fbi e l’ambasciata Usa a Roma, con quest’ultima che dopo il via libera di Facebook ha messo a disposizione un server per scaricare i file. Tutto questo viene alla luce proprio nel momento in cui oltreoceano Apple ha alzato le barricate per la richiesta di sbloccare l’iPhone di uno degli attentatori di San Bernardino.

L’utilizzo dei social network da parte della sorella del boss, che prima di essere arrestata a fine 2013 apriva account su account con nomi e foto falsi, ha insomma aperto una nuova strada da percorrere agli inquirenti. Pensare che una volta il pizzino si cercava fra i sentieri di campagna battuti dalle persone fidate del boss, fa capire come Internet e i social network abbiano profondamente cambiato la vita delle persone. Anche quella dei boss mafiosi.

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