state of digital decade

Fibra ottica, l’Italia accelera. E Bruxelles promuove i piani su quantum e chip



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Secondo il report 2025 dell’Ue la copertura Fttp ha superato il 70% in aumento del 18% anno su anno. La Commissione valuta positivamente l’intenzione di varare una strategia su tecnologie quantistiche e semiconduttori. Ma, con appena 9 unicorni registrati, l’ecosistema startup appare sottodimensionato rispetto al peso dell’economia nazionale. In Europa 5G standalone e banda ultralarga al di sotto delle aspettative. Gropelli (Connect Europe): “Urgente una profonda riforma delle politiche europee”

Pubblicato il 16 giu 2025

Federica Meta

Direttrice



banda larga, fibra, internet

L’Italia si muove lungo le direttrici della transizione digitale con risultati in chiaroscuro. Secondo il rapporto State of the Digital Decade 2025 della Commissione europea, il nostro Paese registra ottimi risultati sul fronte delle infrastrutture digitali e della digitalizzazione dei servizi pubblici, ma evidenzia ritardi significativi nell’adozione dell’intelligenza artificiale e nella crescita del proprio ecosistema startup.

62 miliardi per la trasformazione digitale: il piano italiano

L’Italia ha presentato una roadmap nazionale con 67 misure per un valore complessivo di 62,3 miliardi di euro, pari al 2,84% del PIL. Il documento evidenzia buoni risultati su alcuni indicatori chiave, in linea o superiori alla media UE, mentre altri restano privi di dati aggiornati (cloud, data analytics, competenze digitali) o non comparabili (nodi edge, unicorni). Nel 2024 si contano 152 edge nodes e 9 unicorni attivi in Italia.

Fibra e tecnologie strategiche: Italia allineata all’Europa

Sul piano delle infrastrutture, l’Italia ha raggiunto il 70,7% di copertura con fibra ottica fino all’edificio (Fttp), in linea con la media Ue e in aumento del 18,6% anno su anno. Il Paese si distingue anche per i piani in cantiere che mirano a raggiugere la leadership in tecnologie strategiche come quantum computing e semiconduttori, settori chiave per l’autonomia tecnologica europea. “L’annuncio recente di una strategia quantistica dovrebbe portare a significativi progressi in questo settore – si legge nel report – Parallelamente, gli sforzi in corso per sviluppare una strategia sui semiconduttori riflettono l’impegno dell’Italia nel rafforzare ulteriormente la propria posizione in queste aree. Sono anche in corso diverse iniziative per potenziare le capacità di cybersicurezza del paese, inclusi il rafforzamento delle capacità di monitoraggio, analisi e risposta, nonché lo sviluppo delle competenze”.

Tuttavia, solo l’8,2% delle imprese italiane ha adottato tecnologie di intelligenza artificiale, a fronte di un 70,2% di Pmi con un livello digitale almeno base. La Commissione invita quindi l’Italia a rafforzare la propria posizione nell’AI, facendo leva su centri di competenza già esistenti e sull’infrastruttura di supercalcolo.

Startup: un ecosistema che non decolla

L’Italia sconta un ritardo significativo nella crescita del proprio ecosistema dell’innovazione. Con appena 9 unicorni registrati nel 2024, l’ecosistema startup appare sottodimensionato rispetto al peso dell’economia nazionale.

Per colmare questo divario, la Commissione raccomanda di sostenere l’intera filiera dell’innovazione digitale, dalla ricerca universitaria al trasferimento tecnologico, fino a startup e scaleup, con incentivi mirati per i settori strategici.

Servizi pubblici digitali in espansione

Positive le valutazioni sull’evoluzione dei servizi pubblici digitali: l’Italia ha attuato misure chiave che migliorano interoperabilità e usabilità, e ha avviato i test dell’IT-Wallet, primo passo verso l’EU Digital Identity Wallet.

Ma le sfide restano: solo il 45,8% della popolazione possiede competenze digitali di base, con lacune marcate tra persone con basso livello di istruzione e, in parte, anche tra i giovani. Inoltre, gli specialisti ICT rappresentano appena il 4% dell’occupazione totale, un dato inferiore alla media UE.

Le raccomandazioni europee includono il rafforzamento dell’educazione digitale nelle scuole, programmi di formazione continua per adulti e lavoratori, e iniziative per attrarre e trattenere professionisti ICT, con particolare attenzione alla partecipazione femminile.

Transizione digitale e green: il binomio della strategia 5.0

L’Italia sta inoltre lavorando alla Transizione 5.0, una strategia che unisce obiettivi digitali e ambientali. Tuttavia, il livello di adozione delle misure finora risulta inferiore alle aspettative. L’attenzione a questo binomio è sostenuta anche dal programma RePowerEU.

A livello finanziario, l’Italia ha allocato:

  • 46,8 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per la trasformazione digitale;
  • 4,9 miliardi dei fondi di coesione per interventi diretti nello stesso ambito.

Cosa pensano gli italiani del digitale?

Secondo l’Eurobarometro speciale sul Decennio Digitale, il 73% dei cittadini italiani ritiene che la digitalizzazione di servizi pubblici e privati abbia migliorato la qualità della vita. Inoltre:

  • Il 90% considera importante che le istituzioni combattano fake news e disinformazione online;
  • Il 90% ritiene essenziale sostenere le imprese europee affinché crescano e diventino leader globali.

Il report conferma che l’Italia ha imboccato la strada giusta su molti fronti della trasformazione digitale, ma per rafforzare la competitività, sarà cruciale accelerare su AI, formazione e innovazione. Servono azioni sistemiche, investimenti mirati e una governance più integrata tra Stato, territori e imprese.

La panoramica europea

Lo State of the Digital Decade 2025 analizza complessivamente i risultati raggiunti a livello europeo lungo quattro pilastri strategici – infrastrutture digitali, digitalizzazione delle imprese, competenze digitali e servizi pubblici – e propone raccomandazioni concrete per colmare i gap esistenti.

Una roadmap per ogni Stato membro

Uno dei principali elementi di novità è che tutti i Paesi membri hanno adottato una roadmap nazionale, con azioni specifiche e budget dedicati per sostenere la transizione digitale, in linea con le raccomandazioni della Commissione emerse nel rapporto 2024. Un passo avanti importante verso una governance più strutturata e coordinata a livello comunitario.

Infrastrutture ancora in ritardo

Il report evidenzia che, nonostante alcuni progressi, il rollout delle infrastrutture di connettività – come le reti in banda ultralarga e il 5G stand-alone – è ancora al di sotto delle attese. Miglioramenti si registrano nell’implementazione dei nodi edge, fondamentali per elaborare dati in modo più rapido ed efficiente dal punto di vista energetico.

Permangono invece forti criticità nei cavi sottomarini e nella banda larga satellitare, ancora poco sviluppati e vulnerabili a dipendenze esterne e rischi per la sicurezza.

Imprese più digitali, ma l’AI resta indietro

Le aziende europee stanno incrementando l’adozione di tecnologie digitali come cloud, big data e intelligenza artificiale, ma la Commissione sottolinea che la velocità di diffusione è ancora troppo lenta. In particolare, l’UE dipende ancora da fornitori esterni per i servizi di AI e cloud, spesso utilizzati anche nella Pubblica Amministrazione, e per la produzione di componenti strategici come semiconduttori e tecnologie quantistiche.

Competenze digitali: una sfida per la coesione

Sul fronte delle competenze, il quadro è ancora poco rassicurante. Solo il 55,6% dei cittadini europei possiede competenze digitali di base, ritenute fondamentali per la resilienza della società rispetto alle minacce online, compresi i rischi per l’integrità dell’informazione, la salute mentale e la tutela dei minori.

La carenza di specialisti ICT con competenze avanzate resta una delle criticità principali, aggravata da un forte divario di genere che rallenta l’innovazione in ambiti cruciali come la cybersecurity e l’intelligenza artificiale.

Servizi pubblici: l’Europa migliora, ma resta dipendente

Nel 2024 l’Unione ha registrato progressi significativi nella digitalizzazione dei servizi pubblici, migliorando l’accessibilità e l’interoperabilità. Tuttavia, una parte rilevante delle infrastrutture digitali governative dipende ancora da fornitori esterni all’UE, compromettendo le ambizioni di sovranità tecnologica.

Le raccomandazioni della Commissione

Nel documento, la Commissione evidenzia che persistono ostacoli strutturali alla piena transizione digitale: mercati ancora frammentati, normative troppo complesse, eccessiva dipendenza tecnologica e rischi legati alla sicurezza.

Secondo le stime, un’azione decisa potrebbe incrementare il PIL europeo fino all’1,8% entro il 2030. Le raccomandazioni principali includono:

  • Aumentare gli investimenti pubblici e privati;
  • Facilitare l’accesso al capitale di rischio per le imprese europee;
  • Attuare riforme strutturali per rafforzare e integrare il Mercato Unico;
  • Semplificare la burocrazia per favorire la competitività;
  • Coinvolgere in modo più sistematico città e regioni, per una trasformazione digitale inclusiva e più capillare.

Le prossime tappe

Nei prossimi mesi, gli Stati membri saranno chiamati a valutare le raccomandazioni della Commissione e a definire le azioni da intraprendere.

Nel 2026, è prevista una revisione degli obiettivi del Digital Decade Policy Programme (DDPP), per verificarne la coerenza con l’evoluzione del contesto tecnologico e l’allineamento con le priorità dell’Unione.

Gropelli: “Urge rifroma delle politiche europee”

Pronto il commento di Alessandro Gropelli, Direttore Generale di Connect Europe. “Il Rapporto dimostra che è necessaria e urgente una profonda riforma delle politiche europee per la connettività – evidenzia – Sosteniamo un ambizioso Digital Networks Act ispirato al Rapporto Draghi: nel XXI secolo, non può esserci competitività senza aziende di connettività forti.”

Il commento di Aiip

Aiip, Associazione italiana Interner provider, evidenzia come il Il modello italiano, fondato su pluralità infrastrutturale, concorrenza reale e la crescita del 30% annuale delle PMI del settore, stia dando risultati concreti. Un successo che deriva da una base industriale diffusa, non da “campioni pan-europei”, e da operatori che investono in territori e tecnologie avanzate.

In questo senso l’associazione esprime preoccupazione per le proposte del Digital Networks Act (Dna), che minacciano di compromettere questi equilibri. L’idea di limitare la concorrenza infrastrutturale e centralizzare la gestione dello spettro radio va contro i dati e la realtà. “L’Italia sta dimostrando che la liberalizzazione ha funzionato – afferma il Presidente Aiip, Giovanni Zorzoni – ma con il Digital Network Act rischiamo di distruggere tutto ciò che ha funzionato in nome di una visione centralista e scollegata dal contesto industriale europeo.”

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