TRASPORTI

Francia, la resa di Uberpop: “Stop fino a settembre”

Il direttore generale Uber, Thibaud Simphal: “Servizio sospeso fino alla sentenza del Consiglio costituzionale. Così tuteliamo i nostri autisti dalle violenze da parte dei tassisti e dimostriamo spirito di pacificazione”

Pubblicato il 03 Lug 2015

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Sospensione, a partire dalle 20 del 3 luglio, per il servizio di Uberpop in Francia. Dopo le proteste dei tassisti d’oltralpe, sfociate la scorsa settimana in disordini e violenze, e gli sviluppi giudiziari della vicenda, che aveva visto il fermo e il rinvio a giudizio per i vertici francesi dell’app che consente ai privati di mettersi a disposizione con le prorpie automobili per il noleggio con conducente, Uber ha deciso di mollare la presa. Ad annunciarlo è stato Thibaud Simphal (nella foto), direttore generale della controllata francese dell’azienda di San Francisco, in un’intervista a LeMonde.

“Rimettiamo la decisione al Consiglio costituzionale previsto per settembre – afferma Thibaud Simphal – Abbiamo deciso di sospendere UberPop in Francia in primo luogo per la sicurezza dei nostri autisti, che è la nostra priorità: sono stati vittime di atti di violenza negli ultimi giorni. E in seconda battuta perché vogliamo porci in uno spirito di pacificazione e dialogo e dimostrare che ci prendiamo le nostre responsabilità”.

L’inchiesta nei confronti di Uberpop era stata aperta nel novembre 2014. Nell’ultimo periodo a prendere posizione contro l’applicazione californiana è stato anche il governo di Parigi manifestando l’intenzione di rendere illegale il servizio. Anche il presidente Francois Hollande ha preso la parola per dichiarare che UberPop deve “essere sciolta” e che le sue auto devono essere sequestrate, dal momento che l’organizzazione “non rispetta nessuna regola” in materia sociale o fiscale, un fatto “inaccettabile” – ha aggiunto – “intollerabile”.

UberPop parla di 400.000 utenti fedeli in Francia dove i tassisti sono pochi, ma molto potenti e gelosi del loro monopolio. L’organizzazione ammette che i conducenti privati non pagano né oneri sociali né tasse. E non hanno nemmeno seguito le 250 ore obbligatorie di formazione per guidare i mezzi pubblici. In base a una legge votata nel 2014, i conducenti non registrati ufficialmente rischiano fino a un anno di carcere e 15mila euro di ammenda, con sospensione della patente e sequestro del veicolo. I rappresentanti dell’app hanno intanto depositato una serie di ricorsi contro la Francia presso la Commissione europea per ottenere l’annullamento di tali regole.

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